La strategia di difesa

Per Taiwan difendersi dalla Cina significa affilare gli aculei e chiudersi a riccio

Priscilla Ruggiero

Chi è l’ammiraglio taiwanese Lee Hsi-min, che per rispondere a un eventuale attacco all'isola da parte delle Forze armate di Pechino ha adottato la “strategia del porcospino”

In questi giorni di esercitazioni militari da parte delle Forze armate cinesi nello Stretto di Taiwan si è tornato a parlare della strategia del “porcospino”, o anche di “guerra asimmetrica”, in vista di una potenziale invasione di Pechino. Proposta per la prima volta nel 2008 dal professore William S. Murray dell’United States Naval War College, è stata adottata nel 2017 dall’allora capo delle Forze armate taiwanesi Lee Hsi-min, che la definì “Concetto di difesa globale”. Secondo questa strategia (che parte da un assunto: la Cina ha una superiorità militare schiacciante su Taipei) l’isola non deve avere come obiettivo sconfiggere il nemico sul campo di battaglia ma  sfruttare le sue vulnerabilità e rendergli l’invasione il più difficile e costosa possibile, puntando a una sopravvivenza duratura per guadagnare tempo affinché arrivino aiuti esterni. “Un porcospino non deve essere più grande o più forte di un predatore per respingerlo. Ha bisogno solo di molti aculei affilati affinché sia troppo doloroso da tenere tra le mani”, scrive l’Economist per rendere il concetto della dottrina. Dottrina che è  lo stesso esercito americano a consigliare, considerando  prioritario il dispiegamento di armi difensive mobili e nascoste rispetto all’acquisizione di costosi caccia e sottomarini.

 

L’ammiraglio Lee Hsi-min nel 1996  schierò  il suo equipaggio di sottomarini per prepararsi al potenziale incontro con le flotte  dell’Esercito popolare di liberazione cinese (Epl) durante la terza crisi dello Stretto di Taiwan. Oggi, dopo 42 anni di servizio nella marina  della Repubblica di Cina e aver ricoperto il ruolo di capo di stato maggiore dell’esercito taiwanese dal 2017 al 2019, è in pensione, ma continua a esercitare la sua influenza di stratega nella Difesa di Taiwan ed è Senior fellow presso il Project 2049 Institute di Washington. E continua a sostenere la strategia del porcospino. Nonostante anche la presidente taiwanese Tsai Ing-wen abbia espresso sostegno alla strategia “asimmetrica” e abbia cercato di aumentare il budget della Difesa in linea con questa dottrina, acquistando molte delle piccole armi difensive mobili e nascoste raccomandate dai funzionari statunitensi, fino a pochi mesi fa molti leader militari taiwanesi hanno continuato a opporre resistenza. Sostenevano che alcuni sistemi d’arma convenzionali fossero ancora necessari e che sarebbe stato troppo rischioso per l’isola di Taiwan abbandonarli senza un’esplicita garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti.

 

Tutto ciò fino al 24 febbraio, quando l’Ucraina è stata attaccata e per mesi ha dato – e sta continuando a dare – filo da torcere alla Russia con una strategia: quella del porcospino. Da allora la visione taiwanese su un eventuale attacco è cambiata, spingendo l’esercito e l’opinione pubblica di Taiwan a un maggiore abbraccio della strategia del chiudersi a riccio. “L’invasione Russa dell’Ucraina è stata un campanello d’allarme per Taiwan”, scrive in un’analisi l’ammiraglio Lee Hsi-min con il suo collega Eric Lee  sull’Economist. “Ora è il momento di ripensare alla difesa nazionale di Taiwan nella sua totalità. Gli eventi hanno dimostrato che la guerra asimmetrica, in cui un combattente tenta di contrastare le forze di un avversario più potente, può aiutare a difendersi da un’invasione”.

  

  

Dal 4 agosto scorso l’Epl ha superato quota cento “sconfinamenti” della linea mediana nello Stretto – il confine non ufficiale tra Cina e Taiwan che fino a poco tempo fa entrambe le parti avevano rispettato – costringendo nella giornata di ieri le Forze taiwanesi a iniziare le proprie esercitazioni di artiglieria “a fuoco vivo” nel sud dell’isola, nella contea di Pingtung, per simulare una difesa dell’isola contro un attacco. Ieri, al sesto giorno di esercitazioni militari,  il ministro degli Esteri di Taipei Joseph Wu ha dichiarato in conferenza stampa che la Cina sta usando le esercitazioni aeree e marittime intorno a Taiwan per preparare l’invasione dell’isola. Ma Xi Jinping non sembra voler frenare il proprio esercito. Secondo il Global Times, il tabloid di stato, le esercitazioni nello Stretto potrebbero diventare “routine” e Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri, ha twittato: “Alcuni si chiedono: ‘Pelosi ha già lasciato Taiwan, perché la Cina continua a fare esercitazioni militari?’, La risposta è semplice: quando vieni pugnalato, dopo aver rimosso il coltello, la ferita non smette di sanguinare”.