dal washington post
A Berlino due spie russe sono rimaste impunite
L’omicidio del ceceno Khangoshvili spiega con quanto ritardo la Germania ha colto i segnali della violenza della Russia, fino alla Zeitenwende, il punto di svolta del 24 febbraio. Gli errori della politica accondiscendente
Lo scorso dicembre, il nuovo governo tedesco è stato messo alla prova appena una settimana dopo l’insediamento. Alla corte suprema di Berlino, Vadim Krasikov, 56 anni, è stato condannato per aver compiuto un omicidio per conto della Russia – un atto che i giudici hanno definito “terrorismo di stato”.
Nel 2019 l’ex combattente ceceno Zelimkhan Khangoshvili, 40 anni, è stato colpito tre volte in pieno giorno in un parco di Berlino da un sicario in bicicletta. Il governo del cancelliere Olaf Scholz ha risposto espellendo due “diplomatici” russi che in realtà erano agenti dei servizi segreti, non dell’Fsb, l’agenzia d’intelligence russa che il tribunale ha ritenuto con molta probabilità responsabile dell’omicidio, ma del Gru, l’intelligence militare russa. La speranza, secondo i funzionari tedeschi, era che la Germania potesse mantenere la sua presenza di intelligence a Mosca – molto più piccola del numero di agenti russi a Berlino – ed evitare grandi espulsioni.
Secondo i critici, la timida reazione della Germania al verdetto faceva parte di un modello di lunga data di acquiescenza al Cremlino, una politica che ha attraversato diversi governi ed era progettata per proteggere gli interessi commerciali della Germania con la Russia, in particolare il suo bisogno di petrolio e gas naturale russi. Ma alcuni ora si chiedono se la riluttanza a punire il presidente russo Vladimir Putin, anche di fronte a omicidi autorizzati dallo stato, non abbia contribuito ad aumentare il senso di impunità del Cremlino prima dell’invasione dell’Ucraina, in un momento in cui gli Stati Uniti avvertivano che la Russia stava pianificando un attacco. Quella reazione è stata uno dei “segnali” che la Russia ha ricevuto sul fatto che anche un nuovo governo non avrebbe agito per frenare Mosca, ha dichiarato Andriy Melnyk, all’epoca ambasciatore ucraino a Berlino. “La reazione politica è stata assente”, ha detto.
L’omicidio è avvenuto poco prima di mezzogiorno del 23 agosto 2019. Amira, la figlia di Khangoshvili, allora diciottenne, tornò a casa da scuola e lo trovò che si stava mettendo le scarpe. Le disse che aveva alcuni “affari” di cui occuparsi prima di recarsi alla preghiera del venerdì in una moschea vicina. Pochi minuti dopo, nel parco Kleiner Tiergarten di Berlino, il primo colpo ha squarciato il petto di Khangoshvili prima che l’assassino, che indossava una lunga parrucca nera per nascondere la sua identità, ne sparasse un altro alla nuca del ceceno. Krasikov è poi sceso dalla bici e si è messo sopra Khangoshvili per sferrare un ultimo colpo alla testa con la sua pistola Glock 26 da 9 mm dotata di silenziatore.
I testimoni nel parco guardavano con orrore. Secondo un funzionario della sicurezza tedesca in anonimato, l’omicidio ebbe un duplice significato: “Per gli oppositori del Cremlino era come dire: ‘Possiamo ucciderti ovunque tu sia’. Ma il messaggio era rivolto anche alla Germania: ‘Non ci interessa e non rispettiamo la sovranità del vostro paese’”. Sergei Nechayev, ambasciatore russo in Germania, ha descritto il verdetto e l’ergastolo di Krasikov come “una decisione di parte e politicamente motivata” e ha affermato che le affermazioni sul coinvolgimento della Russia erano “assurde”. Ma l’Fsb ha recentemente suggerito di includere Krasikov in uno scambio di prigionieri per garantire il rilascio di due americani detenuti in Russia, la star del basket Brittney Griner e il consulente per la sicurezza Paul Whelan.
L’attacco russo di febbraio all’Ucraina ha dato il via a quella che Scholz ha definito una Zeitenwende, o un punto di svolta, nella politica estera e di difesa tedesca. “Se si considera il 24 febbraio come un punto di svolta, sono dalla parte di coloro che dicono che dobbiamo guardare a molte cose che sono accadute in passato e riflettere”, ha detto Konstantin von Notz, un politico verde e membro della Commissione parlamentare di controllo delle agenzie di intelligence tedesche. “Ciò include questo caso”. La Germania non ha “letto i segnali” delle azioni sempre più nefaste della Russia in Europa, ha detto. “Non abbiamo prestato sufficiente attenzione ai dettagli”.
Il fatto che l’assassino sia stato catturato, permettendo di scoprire la pista che portava a Mosca, è stato una fortuna, ha aggiunto Notz. “Se non fosse successo, probabilmente non avremmo saputo... del coinvolgimento della Russia”. Una fuga sbagliata ha portato alla cattura dell’assassino. Krasikov, che aveva con sé un passaporto a nome di Vadim Sokolov, ha dichiarato di essere un turista che si era fermato a urinare tra i cespugli. Ma il giorno dopo l’omicidio, a migliaia di chilometri di distanza, in Sudafrica, Christo Grozev, direttore esecutivo dell’agenzia investigativa Bellingcat, ha cercato nei database russi trapelati di Bellingcat per verificare l’esistenza del nome Vadim Sokolov, ma non ha trovato riscontri. “Abbiamo concluso che probabilmente si trattava di un’identità falsa”.
A una settimana dall’omicidio, Bellingcat ha pubblicato un articolo in cui spiegava perché le affermazioni della Russia secondo cui l’assassino non era collegato allo stato russo non erano plausibili. Il passaporto era stato emesso a nome di Sokolov solo dieci giorni prima che il suo titolare si recasse in Europa e corrispondeva a una serie di passaporti rilasciati a ufficiali dell’intelligence russa. Nonostante l’omicidio sia stato rapidamente collegato all’intelligence russa, ci è voluto fino a dicembre perché il caso venisse deferito dalla polizia di Berlino agli investigatori federali. “Era chiaro che a livello politico dovevano decidere come trattare il caso”, ha detto un funzionario statunitense. “Era molto chiaro che stavano pensando: se facciamo questo passo, è un passo politico”.
Nel dicembre 2019, quando i procuratori federali annunciarono per la prima volta che dietro l’omicidio potevano esserci le autorità statali russe, il governo dell’allora cancelliera Angela Merkel espulse due diplomatici russi, citando il fatto che Mosca non aveva collaborato alle indagini.
Asilo respinto
Di etnia cecena, nato in Georgia, Khangoshvili era cresciuto lungo le linee di faglia del Caucaso settentrionale post sovietico. Nel 2000, all’età di vent’anni, ha preso le armi nella Seconda guerra cecena. Comandava un gruppo di oltre venti uomini provenienti dalla Gola di Pankisi, una valle della Georgia che era un punto di riferimento per i separatisti ceceni. Nel 2004, secondo i familiari e le indagini tedesche, Khangoshvili ha partecipato a un attacco a una stazione di polizia di Nazran, nella repubblica russa dell’Inguscezia, che ha causato la morte di 58 agenti di polizia. Quando gli è stato chiesto dell’omicidio di Berlino in una conferenza stampa nel dicembre 2019, Putin ha etichettato Khangoshvili come un assassino “assetato di sangue”. Dopo aver combattuto nella guerra cecena, Khangoshvili è tornato in Georgia nel 2004, dove ha vissuto con il nome della madre. Ha aiutato i servizi segreti georgiani a identificare le spie russe e a negoziare con i militanti islamici, e si è avvicinato al governo di Mikheil Saakashvili, l’ex presidente georgiano di orientamento occidentale che ha guidato il paese durante la guerra del 2008 con la Russia.
In una lettera del 2012 inviata dall’ufficio dell’Fsb presso l’ambasciata russa a Berlino all’Ufficio federale di polizia criminale tedesca, ottenuta dal Washington Post, l’Fsb ha accusato Khangoshvili, all’epoca residente in Georgia, di essere un membro dell’Emirato del Caucaso, un gruppo militante islamico che ha rivendicato la responsabilità di attentati, tra cui uno sulla metropolitana di Mosca nel 2010 che ha ucciso 39 persone. La sua famiglia ha affermato che ciò faceva parte di uno sforzo russo per infangare il suo nome, complicare eventuali future procedure di asilo e smorzare le reazioni in caso di uccisione. Cinque dei 19 presunti membri di una lista allegata dall’Fsb, tra cui Khangoshvili, sono morti in circostanze sospette. Uno di loro è stato accoltellato e ucciso da presunte spie russe a Istanbul nel 2015, mentre un altro è stato ucciso in un’autobomba a Kyiv nel 2017.
Khangoshvili era considerato un “obiettivo di alto valore” dalla Russia, secondo gli investigatori tedeschi. Nel 2015 è stato vittima di un attentato a Tbilisi, la capitale della Georgia, dove gli hanno sparato quattro volte mentre era alla guida della sua auto. Per Khangoshvili e la sua famiglia non ci sono mai stati molti dubbi su chi ci fosse dietro l’attacco. Con la Georgia che scivolava sempre più nell’orbita di Mosca e tra gli avvertimenti sulla sua sicurezza, Khangoshvili decise che lui e la sua famiglia dovevano fuggire. Inizialmente è partito per Odessa, in Ucraina, dove Saakashvili è stato per breve tempo governatore. Lì ha incontrato la sua seconda moglie, una studentessa di filosofia di 22 anni, sposandola nel febbraio 2016. I due si sono recati in Germania, dove Khangoshvili ha chiesto asilo nel gennaio 2017. La prima moglie, che sostiene che la sua famiglia sia stata minacciata in Georgia nel tentativo di costringere Khangoshvili a tornare, è fuggita in Polonia, dove ha vissuto con i figli per quasi un anno prima di presentare una richiesta di asilo separata in Germania nell’estate del 2017.
Quando è stato ucciso, Khangoshvili viveva con la seconda moglie, il figlio di 18 mesi e Amira, la figlia maggiore avuta dal primo matrimonio, in un appartamento con una sola camera da letto a pochi minuti a piedi dal parco in cui è morto. Khangoshvili sperava che Berlino potesse essere un rifugio. “Pensavo che la Germania fosse uno dei paesi più sicuri al mondo”, ha detto durante un’udienza per l’asilo. Tuttavia, le minacce sono continuate. “Sappiamo che ora sei in Germania”, si legge in un messaggio ricevuto nel dicembre 2016. “Non pensare che questo sia l’inizio della tua nuova vita. Il tuo inferno è solo all’inizio”.
Eppure la richiesta di asilo di Khangoshvili è stata respinta più volte, così come quella della sua prima famiglia. La seconda moglie, che ha sposato con una cerimonia islamica, aveva un passaporto di un paese europeo. Dopo un rifiuto, la prima moglie, Manana, ha preso delle pillole per farsi ricoverare in ospedale e impedire l’espulsione della famiglia. In un rifiuto del 2018, il giudice per l’asilo ha motivato che la minaccia di omicidio non era una causa sufficiente per fornire protezione perché se Mosca avesse voluto assassinare Khangoshvili, “i russi avrebbero potuto perseguirlo in Germania altrettanto facilmente”.
Anche dopo l’omicidio, le autorità russe hanno continuato a richiedere informazioni sui membri della famiglia di Khangoshvili, chiedendo in una lettera del gennaio 2020 i loro indirizzi, redditi e professioni, apparentemente per consultare la famiglia sul proseguimento delle indagini russe su Khangoshvili. Le autorità tedesche non hanno risposto alla richiesta russa. Manana e i suoi figli hanno finalmente ottenuto l’asilo dopo l’uccisione dell’ex marito. “Ora non mi dà alcuna gioia”, ha detto.
Una questione di tempo
Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia aveva dalle 150 alle 200 spie con immunità diplomatica che lavoravano presso le sue ambasciate e i suoi consolati in Germania, un numero di gran lunga superiore al contingente che la Germania ha in Russia, secondo un funzionario tedesco. Dopo che Krasikov è stato giudicato colpevole a dicembre, il Bnd, il servizio di intelligence estero tedesco, ha sostenuto di non aver preso di mira l’Fsb per mantenere aperte le linee di comunicazione tra i due servizi. Il Bnd ha rifiutato di commentare. “Era un momento in cui avevamo bisogno e volevamo tutte le nostre orecchie in Russia”, ha detto un membro dei verdi.
Dopo il tentato omicidio dell’ex doppiogiochista russo Sergei Skripal in Gran Bretagna con l’agente nervino Novichok nel 2018, il governo britannico ha organizzato una risposta coordinata con Europa e Stati Uniti. Più di 150 diplomatici russi furono espulsi, tra cui 60 dagli Stati Uniti, in quello che la Gran Bretagna ha affermato essere un tentativo di degradare le capacità dell’intelligence russa. La Germania ne ha espulsi quattro, lo stesso numero totale che avrebbe poi espulso per le uccisioni sul proprio territorio. Dall’invasione russa dell’Ucraina, la Germania ha espulso altri 40 “diplomatici”, ma permette ancora ad almeno 100 spie russe di operare fuori dalle sue ambasciate e dai suoi consolati, compresi i funzionari dell’Fsb presso l’ambasciata russa a Berlino.
Secondo un funzionario della Sicurezza europea, il numero di spie russe “identificate” è compreso tra 50 e 100, incluse quelle che la Russia ha ufficialmente segnalato alle autorità tedesche come operanti per i suoi servizi segreti. Secondo un funzionario tedesco, si ritiene che il numero reale sia il doppio o il triplo.
Loveday Morris e Souad Mekhennet
Ha collaborato Anastasiya Ivanova - Copyright Washington Post
Traduzione di Priscilla Ruggiero