Guerra in Ucraina
Salvate il soldato Pavel (e la sua analisi dettagliata sui disastri dell'esercito russo)
Un paracadutista ha scritto 141 pagine su tutti i problemi delle Forze Armate di Putin, che forse ora vuole trattare e incontrare Zelensky
Pavel ha combattuto due mesi in Ucraina con il 56esimo reggimento. Sarebbe un’unità d’élite, anche se in una giornata-tipo non si riusciva a fare più di un lancio: i compagni non avevano idea di come piegare il paracadute e ripartire. Tra corruzione e falsi negli atti, i superiori non sanno neanche contare i propri uomini e comprare stivali della taglia giusta.
Mentre il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, incontravano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Leopoli (forse – secondo la Cnn turca – anche per portare un messaggio di Putin che ora vorrebbe trattare e incontrare Zelensky), il paracadutista russo Pavel Filatyev stava cercando un modo per scappare dalla Russia. Pavel ha pubblicato su VKontakte (VK, il Facebook locale) una delle analisi più interessanti sui problemi del suo esercito. Ha messo insieme appunti, foto e ricordi: ne è venuto fuori un diario di 141 pagine molto dettagliate sulla vita di un soldato russo nel 2022. Ci sono i colonnelli corrotti che fanno sparire il rancio per le truppe (a volte le partite di kit con le barrette energetiche, le proteine in polvere e i drink vitaminici sono riapparse in vendita su eBay). C’è una lunga lista di fatiche inutili e sofferenze evitabili che bisogna sopportare già durante la fase di addestramento, con l’effetto che i commilitoni si abituano a rubarsi il cibo di bocca e fregarsi a vicenda, così quando arrivano al fronte “non c’è nessuno spirito di corpo”: la mancanza di solidarietà ha ripercussioni negative sia sul numero di perdite che sull’efficacia in combattimento.
Pavel ha combattuto due mesi in Ucraina con il 56esimo reggimento dei para’, lo stesso di cui aveva fatto parte suo padre. In teoria, sarebbe un’unità d’élite. In teoria perché in una giornata-tipo non si riusciva mai a fare più di un lancio: i compagni non avevano idea di come piegare il paracadute e impiegavano ore a farlo. Le unità d’élite ricevono un trattamento migliore delle altre, eppure: quando è arrivato il freddo hanno dovuto aspettare settimane prima di ricevere le giacche invernali, non ci sono stivali anfibi della taglia giusta per tutti, il cibo non bastava, nella base l’acqua corrente è presente a intermittenza e per giorni non ci si poteva fare la doccia o scaricare il gabinetto. A un certo punto è scoppiato un focolaio di covid: invece di curare i soldati, i superiori hanno falsificato i test. Quelli che se lo potevano permettere, si rivolgevano a degli spacciatori di vecchie edizioni degli stivali Nato pur di indossare scarpe resistenti e del numero giusto. Nella sala fumatori del campo di Feodosia “il 90 per cento del tempo lo passavamo a discutere di come troncare il contratto con l’esercito”.
Uno dei problemi di Vladimir Putin è che non si può permettere una mobilitazione generale, perché per la popolazione russa l’invasione dell’Ucraina non è una priorità, mentre per la popolazione ucraina difendersi lo è. Questo comporta due svantaggi per Mosca: la difficoltà a reperire uomini e il pericolo che quelli che hanno accettato un contratto con l’esercito lo mollino da un momento all’altro. Finché non c’è la mobilitazione generale, possono licenziarsi quando vogliono senza rischiare punizioni. Ecco perché le minacce pronunciate nella sala fumatori di Feodosia (come in qualsiasi altra base) sono un problema, a cui se ne aggiunge un altro: secondo il paracadutista, le unità militari sono sovradimensionate nei rapporti ufficiali, ad esempio il suo reggimento aveva un terzo degli uomini che risultavano dai documenti. Pavel è convinto che i soldati di Putin all’inizio dell’invasione fossero la metà dei 200mila dichiarati, e che la corruzione e i falsi siano talmente comuni che anche chi amministra la guerra al Cremlino non sa di quanti uomini dispone realmente.