Breve schedario dei manager deceduti in Russia
Ravil Maganov, presidente del consiglio di amministrazione di Lukoil, è caduto dalla finestra di un ospedale. Bigliettini, suicidi, incidenti degli uomini di affari russi scomparsi dall'inizio dell'invasione
Ravil Maganov, presidente del consiglio di amministrazione di Lukoil, la più grande compagnia petrolifera privata russa, è morto mentre era ricoverato in ospedale. L’agenzia di stampa russa Interfax ha dato la notizia, scrivendo che Maganov “è caduto da una finestra” e sarebbe “deceduto per le ferite riportate”. La Lukoil ha detto che è morto in seguito “a una grave malattia”. Rimane il dubbio se la sua morte sia stata un incidente, un suicidio, un omicidio. Le notizie che circolano anche riguardo ai motivi del ricovero sono vaghe, le agenzie di stampa russe parlano di problemi cardiaci e di una depressione. Il sito di notizie Baza scrive invece che sarebbe scivolato mentre fumava. Maganov era un membro di spicco dell’élite imprenditoriale russa. Sono frequenti le foto che lo ritraggono in compagnia del presidente russo, Vladimir Putin, lavorava per la Lukoil dal 1993 ed era stato nominato presidente del consiglio d’amministrazione nel 2020. Dall’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina Lukoil aveva espresso posizioni molto determinate, chiedendo anche il cessate il fuoco. Il fatto che la morte di Maganov presenti molti lati irrisolti la collega a quella di un altro manager di Lukoil, Alexander Subbotin, trovato a maggio in uno scantinato di una casa fuori Mosca, appartenente a Aleksei Pindyurin, che aveva raccontato alla polizia che Subbotin aveva bussato alla sua porta visibilmente alterato, come fosse sotto l’effetto di droghe o di alcol. Pindyurin è conosciuto come lo sciamano Magua, e sosteneva che Subbotin ricorresse spesso ai suoi poteri curativi per alleviare i sintomi delle sbornie. Il manager, per liberarsi dei postumi, durante la seduta sciamanica, avrebbe bevuto del veleno di rospo, che gli avrebbe causato un infarto. Incidente.
Sono altri gli uomini d’affari legati al settore energetico morti in circostanze misteriose o apparentemente suicidati dallo scoppio della guerra contro l’Ucraina. Nessuno dei decessi è stato classificato come omicidio. Sergei Protosenya, top manager di Novatek, secondo produttore di gas della Russia, è stato trovato morto assieme alla moglie e alla figlia nella villa che affittava a Lloret de Mar, vicino a Barcellona, in aprile. La polizia spagnola disse che le donne erano state accoltellate nel sonno e l’uomo era stato trovato impiccato in giardino. La versione che iniziò a farsi largo tra i media fu che Protosenya si sarebbe suicidato in giardino dopo aver ucciso la moglie e la figlia. Il figlio, che non era con la famiglia in Spagna, non crede a questa versione, sostiene che suo padre non avesse alcun motivo per farlo. Suicidio.
Un uomo suicida accanto a sua moglie e sua figlia uccise è la stessa immagine che ha rinvenuto la polizia russa quando ha forzato la porta dell’appartamento di Vladislav Avayev, ex vicepresidente di Gazprombank, una delle principali istituzioni finanziarie russe: lui, Avayev, aveva la pistola in mano. Le donne erano state uccisi con colpi di arma da fuoco, la stessa di Avayev. La polizia ha concluso che si fosse sparato dopo aver colpito moglie e figlia. Suicidio. Sono quattro i nomi di uomini legati a Gazprom, la multinazionale russa controllata dal governo, che regola anche il flusso del gas verso l’Unione europea, morti dall’inizio dell’invasione. Aleksandr Tyulyakov, top manager dell’azienda, è morto il giorno dopo, il 25 febbraio. Anche lui impiccato, anche lui in un garage, ma contrariamente ad altri avrebbe lasciato un biglietto. Suicidio. Come Leonid Shulman, alto dirigente di Gazprom, trovato in un cottage vicino a San Pietroburgo, prima dell’inizio dell’invasione, anche lui avrebbe lasciato un biglietto. Un suicidio. La terza morte tra gli uomini di Gazprom è quella di Andrei Krukowski, direttore del resort sciistico di Gazprom, caduto da una scogliera a Sochi. Un incidente. Yuri Voronov, legato sempre alla compagnia energetica statale, è stato trovato nella sua villa di San Pietroburgo, morto a bordo della sua piscina per un colpo di pistola: l’arma è stata trovata accanto a lui. Suicidio.
Non tutte le morti sospette sono riconducibili al settore energetico, ma tra i decessi sospetti di personalità del mondo degli affari russo ci sono altri manager e miliardari. Come Vasili Melnikov, proprietario di MedStorm, società di forniture mediche, trovato nella sua casa di Nizhny Novgorod pugnalato assieme alla moglie e a due figli. Suicidio. Mikhail Watford, magnate di origine ucraina legato al settore dell’energia, è invece morto nella sua casa nel Surrey, nel Regno Unito. Impiccato nel garage della sua tenuta in cui era stato tenuto agli arresti domiciliari Augusto Pinochet prima dell’estradizione. Watford, che si chiamava Tolstosheya prima di trasferirsi nel Regno Unito nel 2000, era sposato con una donna estone. Suicidio.
Per nessuna di queste morti si indaga per omicidio, per i suicidi, invece, viene spesso citata una motivazione: crisi finanziaria.