Pistola inceppata
Attentato mancato in Argentina. Solo una pistola inceppata ha salvato Cristina Kirchner
Un uomo ha puntato un'arma contro la vicepresidente dell'Argentina. Ma i cinque proiettili in canna non sono esplosi. Le motivazioni dell'attacco sono ancora sconosciute. Il presidente Fernández condanna l'accaduto
Sostenitori davanti alla porta. Una pistola che non spara. La vicepresidente argentina Cristina Fernández de Kirchner stava tornando a casa. Come al solito, negli ultimi mesi, davanti alla sua abitazione si erano radunati dei gruppetti di sostenitori. Uno di loro questa volta le ha puntato addosso una pistola, carica di cinque proiettili, e ha tentato di assassinarla. L'arma però si è inceppata, le pallottole non sono uscite. Fernando Andres Sabag Montiel, così si chiama l'attentatore brasiliano, già fermato dalla polizia nel 2021 per detenzione di armi, è stato arrestato e ora è detenuto.
Un passo indietro. Kirchner è coinvolta in un processo per corruzione, di cui nega le accuse. Quando Montiel ha tentato l'omicidio, la vicepresidente era di ritorno dal tribunale. Da diversi mesi, nel paese si tengono manifestazioni a sostegno di Kirchner e centinaia di persone si radunano di continuo davanti all'abitazione della politica argentina. Se condannata, la vicepresidente rischierebbe 12 anni di carcere e l'esclusione totale dalla politica. Kirchner, però, in quanto presidente del Senato e godendo, perciò, di immunità parlamentare, non potrebbe essere incarcerata, a meno di una ratifica della condanna da parte della Corte suprema o della perdita del seggio alle prossime elezioni a fine 2023.
Ad ora, il motivo dell'attentato resta sconosciuto. E anche il presidente Alberto Fernández, spesso in profondo disaccordo con la sua vicepresidente, ha condannato fermamente l'accaduto: "Cristina è viva perché. ancora non si capisce come, la pistola, che conteneva cinque proiettili non ha sparato". Il presidente ha poi aggiunto che l'episodio ai danni di Kirchner è stato uno dei più "gravi" da quando l'Argentina è tornata alla democrazia nel 1983.
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