elezioni di settembre

Cosa pensano i patrioti di Kaliningrad

Micol Flammini

L’exclave va al voto e il governatore cerca un secondo mandato. Alikhanov, giovane putiniano di origine georgiana, scommette che prezzi in aumento e sanzioni lo aiuteranno a vincere. Il suo sfidante comunista scommette sul contrario e dice: qui il patriottismo è anche anti Mosca

L’11 settembre in Russia si terranno  le  elezioni regionali per scegliere i governatori in quindici oblast. Voterà anche Kaliningrad, l’exclave russa in cui si è ricandidato l’attuale governatore, Anton Alikhanov, che ha un canale telegram molto ciarliero, fa parte del partito del presidente russo Vladimir Putin, Russia unita, e ha trentacinque anni. Un volto giovane, in quella che inizia a essere la gerontocrazia putiniana. Kaliningrad è diventata prima sovietica, nel 1945, poi russa, quando l’Urss è venuta giù, ma mentre Stalingrado si trasformava in  Volgograd e Leningrado in San Pietroburgo, nessuno ha pensato che sarebbe stato meglio cambiare il nome anche alla regione più occidentale della Federazione, dedicata al rivoluzionario Michail Kalinin. 

 

A Kaliningrad sono già cambiati sette governatori dalla fine dell’epoca sovietica, e soltanto uno è riuscito a farsi promuovere per due mandati. Alikhanov vuole ottenere lo stesso successo, ma in un momento in cui la regione, in tutto il territorio russo, è quella che sente in modo particolare i contraccolpi della guerra. A fare l’opposizione a Russia unita sono i comunisti e i liberali, che stanno promuovendo una campagna elettorale tutta incentrata sugli stipendi e l’aumento dei prezzi, con un pizzico di sentimento controverso che il Kommersant chiama “patriottismo anti Mosca”. L’exclave è una regione particolare, in cui più di una volta la gente ha manifestato e ha anche ottenuto: lo fece in modo molto rumoroso nel 2010. A giugno, quando la Lituania ha reso effettive le sanzioni europee sul trasporto di acciaio e metalli ferrosi verso i territori russi, Alikhanov aveva sfruttato l’episodio per avvicinare i cittadini alle esigenze del Cremlino, per farli sentire coinvolti e vittime del conflitto. Questo ha aumentato la sua popolarità, tanto che il governatore non ha neppure sentito la necessità di preparare una campagna elettorale con i cartelloni in giro per le strade di Kaliningrad, sostenendo con sicurezza che tanto, il suo volto, “i cittadini lo conoscono già”. Il suo maggior sfidante è il candidato comunista che neppure ha ritenuto opportuno riempire le strade con le sue foto, ma ha preferito utilizzare uno slogan ormai molto familiare per i russi e che comunque richiama alla guerra e alla condizione di isolamento, vissuta con orgoglio da Mosca: Bulanov. I tochka. Tradotto: Bulanov. E basta. Dal nome del nuovo McDonald’s russificato che ha preso il nome di Vkusno i tochka: buono e basta. 

 

La presenza europea attorno al territorio di Kaliningrad ha reso più difficili alcuni approvvigionamenti: il volo da Mosca alla capitale della regione dura esattamente un’ora in più dal 24 febbraio, i prezzi del carburante e delle materie prime sono aumentati e c’è la sensazione che Mosca non tratti questi problemi come se fossero anche suoi. La guerra ha messo fine a una convivenza costruita con tanta fatica e in  molto tempo fra i russi di Kaliningrad e i lituani: ci sono famiglie divise da una parte e dall’altra del confine. Gli abitanti dell’exclave ascoltano la stessa propaganda di Mosca, leggono le stesse notizie, vedono la Z, il simbolo indecifrabile dell’invasione, riempire le strade,  e  sostengono “l’operazione militare speciale”. L’isolamento però loro lo sentono di più degli altri, perché sono circondati dall’Europa e non sempre  è di consolazione l’esistenza di basi militari con missili potenti puntati verso i vicini europei o la visita di Putin, che quest’anno ha deciso di inaugurare il primo giorno di scuola, il “giorno della conoscenza”, proprio parlando agli alunni di Kaliningrad e presentando il nuovo programma patriottico. La presenza del presidente è stata molto apprezzata, ma i cittadini vorrebbero vederlo più spesso. 

 

Nel 2018, Kaliningrad è stata tra le città russe che hanno ospitato i Mondiali di calcio. E’ stata messa a nuovo, riordinata, resa più ospitale per turisti e cittadini. Alikhanov era già governatore da un anno e ha potuto beneficiare a livello di consenso dell’intervento per tirare a lucido la città. I comunisti scommettono sul fatto che il patriottismo in versione Kaliningrad potrebbe nuocere ad Alikhanov, legato al presidente. Alikhanov fa la scommessa opposta: i cittadini di Kaliningrad sono i più colpiti dall’isolamento imposto dall’Europa e vorranno dimostrare al presidente russo la loro inscalfibile convinzione patriottica. Se Alikhanov riuscisse a ottenere il secondo mandato sarebbe per lui un ottimo risultato e sicuramente lo sarebbe per Putin, che ha scommesso su questo ragazzo di origine georgiana, nato a Sukhumi. 
 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)