l'endorsement
Il trumpismo di Conte ritorna: Donald tifa per l'amico "Giuseppi"
L'ex inquilino della Casa Bianca fa endorsement per l'ex presidente del Consiglio italiano. Tra i due ci sono stati diversi punti di convergenza, ma oggi quella vicinanza imbarazza il grillino riscopertosi di sinistra: "C’è da mettersi d’accordo, o sono filoputiniano o sono filostatunitense”
"Conte è davvero una gran brava persona. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene". L'inaspettato endorsement di Donald Trump a Giuseppe Conte lo ha catturato ieri sera l'inviato di Repubblica. L'ex inquilino della Casa Bianca, attualmente indagato per "spionaggio, ostruzione alla giustizia e gestione criminale di atti governativi" dopo che l'Fbi gli ha perquisito casa, continua la sua corsa verso le elezioni 2024. The Donald era a un evento elettorale di raccolta fondi (100.000 dollari il costo di un selfie con lui) sulla costa del New Jersey, quando, avvicinato dal giornalista Mastrolilli, ha ammesso di tifare per l'ex premier Italiano (che definisce amichevolmente "my guy"), snobbando invece Matteo Salvini con un "non lo so, non lo so".
Ma per un leader che cerca di riposizionarsi a sinistra, per conquistare l'elettorato deluso dal Pd, almeno per il tempo della campagna elettorale, l'apprezzamento e il tifo ricevuto dal leader più estremista della destra americana può diventare imbarazzante. “Qui c’è da mettersi d’accordo – ha commentato oggi Conte – o sono filoputiniano o sono filostatunitense”. "Da presidente del Consiglio ho lavorato con Trump, abbiamo lavorato anche con Putin, ma sempre tutelando l’interesse nazionale e senza mai mettere in discussione la nostra appartenenza euroatlantica”, ha tagliato corto.
Certo Trump non potrebbe mai immaginare di procurargli un danno di immagine, ma la sua "cheerleader italiana" (come Politico definì Conte) recentemente aveva già fatto sapere non prendere "ordini da Washington".
Eppure, il trumpismo è uno degli scheletri nell'armadio del numero uno del Movimento 5 stelle. Come dimenticare l'incontro a Roma (riservato, insolito, mai chiarito ma autorizzato da Conte) tra il ministro di Trump e l'intelligence Italiana per indagare sul presunto Russiagate ai danni del tycoon statunitense? “Il presidente del Consiglio ha messo i vertici dei nostri servizi a disposizione del ministro della Giustizia americana William Barr in un contesto anomalo", disse al Foglio una fonte all'epoca.
Poi, naturalmente, c'è la Russia: fin da subito Conte si dichiarò favorevole al rientro di Mosca nel G8 (da dove fu esclusa dopo aver invaso la Crimea), concordando ancora una volta con Trump. Più recentemente, l'avvocato che parla con tutti non ha parlato però con il Copasir che sta cercando di chiarire l'ambigua missione dei soldati russi in Italia, avallata dallo stesso Conte.
L'ultima acrobazia d'incoerenza riguarda infine le spese militari. Mentre adesso il capo politico dei pentastellati è contrario e si traveste da pacifista, quando guidava gli esecutivi da Palazzo Chigi il budget militare non solo lo sosteneva, ma lo aumentava: + 17 per cento tra il 2018 e il 2021 (da 21 a 24,6 miliardi di euro l'anno), come ha ricordato il presidente Draghi.
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