primarie
L'ottimista Liz Truss, che vuole governare con gli animal spirits liberali
La nuova premier inglese promette meno tasse, meno stato, rivalutazione del profitto. È la terza donna leader del Regno: guiderà il paese attraverso l'inflazione e nel caos dei mercati
Liz Truss, dunque. I britannici non hanno paura delle élite. Sarà premier per 80.000 voti contro 60.000 a Rishi Sunak, espressi dalla generalità degli iscritti (gente ricca e anziana) al partito Tory, conservatori, al potere da tredici anni. Non sono particolarmente affezionati alla coerenza moralistica. Truss è stata repubblicana prima di essere monarchica, liberaldemocratica prima di essere conservatrice, remainer prima di essere una brexiteer convinta, borisjohnsoniana fino alla cacciata del suo mentore e predecessore.
Non temono le scelte eccentriche. Il Regno Unito ha le bollette su dell’80 per cento, un’inflazione che a gennaio potrebbe toccare il 20 per cento, infrastrutture dei trasporti bloccate dagli scioperi, una crisi della finanza pubblica che tocca drammaticamente scuole, ospedali, assistenza, un commercio internazionale appena ingentilito da accordi con l’Australia e l’India e gli Stati Uniti ma devastato dalla separazione che affligge lo scambio con il possente mercato unico europeo. La promessa della neothatcheriana Truss è meno tasse, meno stato, rivalutazione del profitto, della caccia agli investimenti esteri e della libera impresa, accipicchia.
Jonathan Pie, il commentatore fictional interpretato dal genio satirico di Tom Walker, dice di sognare, dopo tredici anni di carambole conservatrici, errore dopo errore, ma sempre in sella all’opinione pubblica e di recente anche alle fasce popolari delle Midland, Corbyn aiutando, una classe dirigente stabile e affidabile, come in Nord Corea. Truss è diversa da Kim.
Mentre in Europa dicono si senta, ma esagerano, la Ucraine fatigue, ché la gente è scocciata di un’inflazione ribollente e delle sanzioni e del freddo incipiente, Liz vuole una Norimberga per Putin e raddoppia il sostegno britannico a Zelensky, aspirando alla guida di una nuova area di spinta europea già incoraggiata da BoJo, che comprende l’est, salvo l’Ungheria, e i Baltici e gli Scandinavi. È la terza donna premier nel Regno, avrà da dirne alla prima donna premier nella Repubblica italiana e ai suoi alleati kagebisti. Non è tremontiana, è addirittura ottimista.
A Londra e nel resto del reame amano l’eccentrico, il diverso, il farlo strano. Noi siamo diventati estremamente noiosi, prevedibili, scombiccherati, a nostro modo funzioniamo ma nel pastrocchio trasformista e nel bipolarismo a un solo polo, loro divertono e si divertono, stavolta l’incoronazione del premier è in Scozia dove la vecchia amata Regina soggiorna senza potersi muovere per ragioni di salute, affrontano le tempeste di bolina stretta, il paese si copre di schizzi e la barca sbatte sulle onde di una crisi poderosa, ma non perdono l’allure tipica dei navigatori di mare aperto.
Per due anni, secondo programma, la nuova premier reaganiana guiderà l’Inghilterra attraverso l’inflazione, abbastanza grande per badare a sé stessa, no new taxes, e farà come al solito un appello accorato agli animal spirits del liberalismo, in un mondo pickettiano dove non senza ragioni si ragiona della crisi della globalizzazione, della crescita delle diseguaglianze, del riscaldamento globale (leggi: temperature elevate) e si teme il casino dei mercati a fronte di pandemia e conseguenze, guerra e conseguenze, blocco delle materie prime e conseguenze. Non c’è niente da fare, è un popolo non solo eccentrico, è intrepido.