guerra informatica
L'Albania rompe le relazioni diplomatiche con l'Iran, dopo un cyberattacco
Per le autorità di Tirana, Teheran ha hackerato i server del governo. L'avvertimento dagli esperti: oggi il regime degli ayatollah è più sfrontato di prima e non ha paura di attaccare un paese Nato
Con un video-messaggio alla nazione il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Iran. Tutto il personale dell’ambasciata a Tirana ha dovuto lasciare il paese entro 24 ore. L’Albania, che è un paese membro della Nato, ha deciso di rispondere con fermezza all’attacco hacker dello scorso 15 luglio che aveva colpito i server del governo. La chiusura dell’ambasciata iraniana è una misura con pochi precedenti in Europa, ma Rama l’ha definita “proporzionata alla gravità e ai rischi” corsi dal paese. Secondo le indagini condotte con un team di esperti di Microsoft e dell’Fbi, i responsabili del cyberattacco sono quattro gruppi di hacker reclutati direttamente dalla Repubblica islamica dell’Iran. La metodologia, ha aggiunto il primo ministro, è identica a quella che gli iraniani hanno già impiegato in altri attacchi informatici contro Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Kuwait e Cipro.
La ragione per cui l’Albania è nel mirino dell’Iran sta nel fatto che il paese balcanico ospita una nutrita comunità di oppositori al regime degli ayatollah. Circa 3 mila dissidenti sono riuniti in un gruppo denominato Mujahedeen-e-Khalq, l’Esercito di liberazione nazionale dell’Iran. Lo scorso luglio, avevano organizzato a Tirana il World Summit of Free Iran, un forum che vedeva la partecipazione anche di deputati e senatori americani. Alcune minacce terroristiche avevano però imposto la cancellazione dell’evento e l’ambasciata americana aveva intimato i parlamentati statunitensi di “evitare il summit a ogni costo”. Mercoledì, una portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, ha dichiarato che “gli Stati Uniti prenderanno misure ulteriori contro l’Iran, responsabile di azioni che minacciano la sicurezza di un nostro alleato e che pone un precedente preoccupante”.
Secondo Mandiant, una compagnia americana che ha indagato sull’attacco hacker in Albania, quest’ultimo evento “indica un aumento della tolleranza ai rischi della Repubblica islamica nell’impiegare strumenti dirompenti contro paesi considerati avversari degli interessi dell’Iran”. Una maggiore spregiudicatezza che potrebbe essere favorita, conclude Mandiant, “dal continuo stallo nei negoziati sul nucleare”.