L'intervista
L'eredità di Elisabetta II: la monarchia sopravviverà, spiega Robert Hardman
È l'ora più buia per la Gran Bretagna, ma il giornalista che racconta la famiglia reale britannica da decenni non ha dubbi. Dopo la scomparsa di Vittoria, il suo successore Edoardo VII modernizzò la Corona: lo stesso succederà con Carlo III
Londra. È l’ora più buia per la Gran Bretagna, ma la monarchia sopravviverà. Questo sostiene Robert Hardman, che racconta la famiglia reale britannica da vari decenni prima per il Telegraph e ora per il Daily Mail, e ha scritto quattro libri sulla Regina (l’ultimo è uscito pochi mesi fa: “Queen of Our Times: The Life of Elizabeth II”, edito da Macmillan). In un’intervista con il Foglio, Hardman ripercorre la vita della monarca e riflette su cosa significa la sua morte per un paese già tanto demoralizzato.
Il nuovo primo ministro Liz Truss ha ricevuto l’incarico dalla Regina martedì scorso a Balmoral in un momento di emergenza senza tanti precedenti: la crisi energetica, il carovita, la guerra in Ucraina. Solo pochi attimi prima dell’annuncio di Buckingham Palace sulle “gravi preoccupazioni dei medici” sullo stato di salute della sovrana, Truss aveva annunciato delle misure straordinarie per mitigare la crisi energetica. Questo doveva essere il momento chiave della sua premiership, ma nel giro di pochi minuti è arrivata la notizia della Casa reale e gli inglesi si sono dimenticati le bollette aumentate a livelli record. Si passa da un’emergenza all’altra.
Nonostante tutto, Hardman crede che non bisogna essere pessimisti sul futuro della monarchia. “La tentazione è di soccombere alla teoria della serie ‘The Crown’; un dramma dopo l’altro, e le cose andranno sempre peggio. Quando la regina Vittoria morì alla fine del diciottesimo secolo c’era la stessa sensazione: le cose non saranno mai come prima. Ma il suo successore, Edoardo VII, ha continuato nel suo solco e ha modernizzato la Corona, seppur con cautela. Lo stesso succederà con il principe Carlo. Sicuramente sarà difficile succedere alla Regina Elisabetta, una delle donne più rispettate in Gran Bretagna e nel mondo. Ma suo figlio si dimostrerà all’altezza: sarà un monarca diverso, ma eccellente. Nessuno ha avuto così tanto tempo per pensare e prepararsi alla vita sul trono”.
Quando chiediamo a Hardman quale sarà l’eredità della Regina, lui risponde con una citazione di suo marito, il Principe Filippo, scomparso nell’aprile 2021. “Io non vivo pensando alla mia eredità; questa è una decisione che spetta ad altri”. Lo storico ci spiega che “l’eredità della Regina Elisabetta non consiste in particolari invenzioni ma nel fatto che, quando è salita al trono nel 1952, ci si aspettava che avrebbe gestito un ridimensionamento nel ruolo globale della Gran Bretagna. Per i suoi predecessori la missione era sempre stata quella di preservare l’impero, ma cinque anni prima di diventare regina l’impero si era dissolto e le colonie erano diventate stati autonomi. Oggi il Commonwealth è un’associazione di paesi sovrani che non vogliono uscirne. Il fatto che la Regina abbia guidato il suo paese in questa trasformazione – che per molti è difficile da accettare – è la sua eredità più importante. Per chiunque è a capo di un’istituzione ereditaria, la priorità è lasciarla in uno stato migliore – o quantomeno non peggiore – di come l’ha trovata. La Regina Elisabetta ci è decisamente riuscita”.
Hardman ricorda che la sovrana si è insediata in un mondo completamente diverso e in cui le prospettive per la monarchia non erano affatto rosee. “All’epoca non esisteva la comunicazione di massa, c’erano ancora i paparazzi e le fotocamere a lungo raggio; tutti credevano che questo avrebbe portato alla fine della monarchia. Invece no. Quest’istituzione si è evoluta e continuerà a farlo, e gran parte del merito è della Regina”.
Un esempio di come la Casa reale ha smentito i pessimisti è il repubblicanesimo nei paesi del Commonwealth. Alcuni documenti declassificati dal Foreign Office rivelano che l’alto commissario britannico aveva avvertito la Regina che il viaggio a Barbados nel 1975 sarebbe stato il suo ultimo nell’isola caraibica, che sarebbe presto diventata una repubblica. “Invece – prosegue Hardman – Barbados ha abolito la monarchia solamente nel 2021 senza indire un referendum che, tuttavia, sarebbe sicuramente passato. Il punto è che se tu privi la gente di un’istituzione, le devi offrire qualcosa di meglio. E molte persone non vogliono sostituire la Regina con un altro politico. La Corona è un modo per limitare il potere dei politici, e questo è il motivo per cui resta così popolare”. Tuttavia, perfino lo storico della monarchia ammette che la morte della Regina aumenterà le spinte repubblicane in quei paesi del Commonwealth in cui il sovrano britannico è ancora capo di stato.
La monarchia riesce a sopravvivere solamente se cambia; e durante il regno di Elisabetta II “sono state fatte più riforme rispetto ai cent’anni precedenti”. Hardman fa l’elenco: “Sono cambiate le regole di successione – ora un primogenito maschio non ha più la precedenza su una donna – e sul matrimonio, dato che i membri della famiglia reale possono sposare i cattolici senza conseguenze. Le strutture interne sono diventate più meritocratiche; un tempo la corte era popolata da aristocratici ma ora è frequentata da persone normali. Certo, molte delle riforme sono venute dal governo, ma sempre con il beneplacito della Regina. E’ cambiato tutto, anche se non sembra sia cambiato nulla. Questo è stato il grande risultato di Elisabetta”. Quando gli chiediamo come cambierà la monarchia con Carlo, Hardman risponde che “non si farà molto nell’immediato, la monarchia non è un partito politico o una marca di saponi. Non puoi fare un reset. Il senso di questa istituzione consiste in un cambiamento lento e invisibile”.