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L'inverno dei Ventisette

C'è la maggioranza sul price cap: nato, morto e risorto in tre giorni

David Carretta

Italia e Belgio aprono al tetto al prezzo del gas generalizzato. La Commissione vuole limitarlo ai gasdotti russi, ma alcuni paesi temono che Putin tagli totalmente le forniture

Bruxelles. In tre giorni, la proposta di imporre un price cap dell’Unione europea sulle importazioni di gas è nata, morta e risorta. Potrebbe perfino risorgere in una forma diversa da quella annunciata mercoledì dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: non più un tetto solo per il gas russo che arriva nell’Ue attraverso i gasdotti, ma un price cap su tutto il gas importato, compreso il gas naturale liquefatto (Gnl) da Stati Uniti, Norvegia e Qatar.

È questo uno dei risultati del Consiglio straordinario Energia che si è tenuto oggi. I ministri dei 27 stati membri hanno dato mandato alla Commissione di proporre “entro metà settembre” un “intervento di emergenza e temporaneo, incluso un tetto sul prezzo del gas” con l’obiettivo di “limitare l’impatto degli alti prezzi del gas sui mercati elettrici dell’Ue e i prezzi dell’energia per i consumatori”.
Giovedì, alla vigilia della riunione, il price cap sembrava essere stato ucciso dallo scetticismo della Germania e dall’opposizione di alcuni paesi dell’est che dipendono al 100 per cento da Gazprom e non riescono ad approvvigionarsi di Gnl. Durante l’incontro, invece, è emersa una “maggioranza molto forte”, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. L’Italia, con il Belgio, ha guidato il gruppo di paesi che chiede un price cap su tutte le importazioni.

Dentro al Consiglio “15 paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato”, “3 preferirebbero solo sul gas russo”, “3 non hanno pregiudiziali” e “5 paesi sono contrari o neutrali”, ha raccontato Cingolani. La Commissione, che martedì presenterà formalmente il pacchetto, insiste su un price cap solo sul gas russo. “Se l’obiettivo della nostra politica è rispondere alle manipolazioni sul prezzo del gas da parte della Russia, il price cap sul gas russo ha senso”, ha detto la commissaria Kadri Simson.

Ma alcuni paesi temono che Vladimir Putin tagli totalmente le forniture. “E’ necessario che tutto il gas disponibile entri nell’Ue”, ha detto lo slovacco Karol Galek. Tradotto: non possiamo permettercelo. Il gruppo a favore del price cap generale ha usato il fattore Putin per promuovere la sua causa: un tetto a tutti i fornitori potrebbe convincere il padrone del Cremlino a non chiudere i rubinetti. Ma la Commissione, con i Paesi Bassi e l’Austria, è contraria, perché teme che il gas sia dirottato su altri mercati. “Saremo sicuri in inverno solo se continueranno ad arrivare le navi di Gnl”, ha detto Simson. Meglio negoziare con Norvegia, Stati Uniti, Qatar e Algeria prezzi più bassi.

L’interrogativo ora è se la Commissione deciderà di formalizzare una proposta sul price cap già martedì, quando presenterà il pacchetto sull’energia, oppure se prenderà tempo per trovare un consenso più ampio. Il tema potrebbe finire nell’agenda di un vertice informale dei capi di stato e di governo il 6 ottobre a Praga. L’Ungheria difende  gli interessi di Putin. “La proposta mascherata da price cap è essenzialmente una sanzione politica contro la Russia”, ha detto il portavoce di Viktor Orbán, Zoltan Kovacs. Per aggirare l’unanimità sulle sanzioni e procedere a maggioranza qualificata, il price cap potrebbe essere introdotto sotto forma di dazio. Sul resto del pacchetto – riduzione dei consumi di elettricità, prelievo sui ricavi di rinnovabili, nucleare, petrolio e carbone, contributo di solidarietà per le società di combustibili fossili, e liquidità per le società energetiche in difficoltà – i ministri hanno trovato convergenze.