A 11 anni dagli attentati
Il discorso di George W. Bush nel primo anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle
Le parole dell'ex presidente degli Stati Uniti un anno dopo l'attacco dell'11 settembre, il ricordo delle vite perse e l'intenzione di eliminare il terrore. Oggi che siamo in un’altra guerra
Pubblichiamo il testo del discorso che l’allora presidente americano George W. Bush pronunciò l’11 settembre del 2002, al primo anniversario dall’attacco alle Torri Gemelle.
È passato un anno da quando i nemici hanno attaccato il nostro paese. Abbiamo visto le immagini così tante volte che sono ormai impresse nella nostra anima ed è difficile e doloroso ricordare l’orrore, rivivere l’angoscia, immaginare di nuovo il terrore.
Per chi ha perso i propri cari è stato un anno di dolore, di luoghi vuoti, di bambini appena nati che non conosceranno mai i loro padri qui sulla terra.
Per le nostre Forze armate è stato un anno di sacrifici e di servizio lontano da casa.
Per tutti gli americani, è stato un anno di adeguamenti, di presa di coscienza della difficile consapevolezza che la nostra nazione ha nemici determinati e che non siamo invulnerabili ai loro attacchi.
Questi eventi ci hanno messo alla prova, ma abbiamo anche conosciuto il carattere del nostro popolo, un carattere che ci salverà.
Abbiamo visto la grandezza dell’America nei passeggeri che hanno sfidato i loro dirottatori e hanno fatto precipitare l’aereo per risparmiare le vite di altri.
Abbiamo visto la grandezza dell’America nei soccorritori che si sono precipitati su per le scale verso il pericolo, e continuiamo a vedere la grandezza dell’America nella cura e nella compassione che i nostri cittadini mostrano gli uni verso gli altri.
L’11 settembre 2001 sarà sempre un punto fermo nella vita dell’America. La perdita di così tante vite ci ha costretti a esaminare le nostre. A ciascuno di noi è stato ricordato che siamo qui solo per un tempo limitato. E questi giorni contati dovrebbero essere riempiti di cose che durano e contano: l’amore per le nostre famiglie, l’amore per i nostri vicini e per il nostro paese, la gratitudine per la vita e per chi la dona.
Un anno fa abbiamo deciso di onorare ogni singola persona scomparsa. Dobbiamo a loro il ricordo, ma anche di più. Dobbiamo a loro e ai loro figli, e ai nostri, il monumento più duraturo che possiamo costruire, cioè un mondo di libertà e sicurezza, reso possibile dal modo in cui l’America e gli americani conducono le loro vite.
L’attacco al nostro paese è stato anche un attacco agli ideali che ci rendono una nazione. La nostra più profonda convinzione è che ogni vita sia preziosa, perché ogni vita è il dono di un creatore che ha voluto che vivessimo in libertà e uguaglianza. Più di ogni altra cosa, è questo che ci separa dal nemico che combattiamo. Noi diamo valore a ogni vita. I nostri nemici non ne apprezzano nessuna, nemmeno quella degli innocenti, nemmeno la loro. Noi cerchiamo la libertà e le opportunità che danno senso e valore alla vita.
C’è una linea di demarcazione nel nostro tempo, e in ogni tempo, tra coloro che credono che tutti gli uomini siano creati uguali e coloro che credono che alcuni uomini, donne e bambini siano sacrificabili per la ricerca del potere. C’è una linea di demarcazione nel nostro tempo e in ogni tempo tra i difensori della libertà umana e coloro che cercano di dominare le menti e le anime degli altri.
La nostra generazione ha sentito l’appello della Storia e noi risponderemo. L’America è entrata in una grande lotta che mette alla prova la nostra forza e ancor più la nostra determinazione. La nostra è una nazione paziente ma risoluta. Continuiamo a perseguire i terroristi nelle città, nei campi e nelle caverne in ogni angolo della terra.
Siamo uniti da una grande coalizione di nazioni che vogliono liberare il mondo dal terrore. E non permetteremo ad alcun terrorista né ad alcun tiranno di minacciare la civiltà con armi di distruzione di massa.
Ora e in futuro, gli americani vivranno come persone libere, senza paura e mai alla mercé di alcun complotto o potere straniero.
Questa nazione ha sconfitto tiranni e liberato campi di sterminio, ha acceso la luce della libertà in ogni luogo che era prigioniero. Non abbiamo intenzione di ignorare o dialogare con l’ultima banda di fanatici della storia che cerca di uccidere per andare sulla propria strada verso il potere. Stanno scoprendo, come altri prima di loro, la determinazione di un grande paese e di una grande democrazia.
Tra le rovine delle due torri, sotto la bandiera che sventola al Pentagono, tra i funerali dei caduti, abbiamo fatto una promessa sacra a noi stessi e al mondo: non cederemo finché non sarà fatta giustizia e la nostra nazione non sarà sicura.
Ciò che i nostri nemici hanno iniziato, noi lo porteremo a termine. L’America si sforza di essere tollerante e giusta. Rispettiamo la fede dell’islam, anche se combattiamo coloro che con queste azioni profanano questa fede. Non combattiamo per imporre la nostra volontà, ma per difenderci ed estendere le benedizioni portate dalla libertà.
Non possiamo sapere quello che ci aspetta. Sappiamo però che Dio ci ha riuniti in questo momento per piangere insieme, per stare insieme, per servire gli uni gli altri e servire il nostro paese. Il dovere che ci è stato affidato, cioè difendere l’America e la nostra libertà, è anche un privilegio. Siamo preparati per questo viaggio. E la nostra preghiera stasera è che Dio ci accompagni e ci renda degni.
Domani è il 12 settembre. Un traguardo è stato raggiunto e la nostra missione continua. Siate fiduciosi: il nostro paese è forte. E la nostra causa è più grande del nostro paese. La nostra causa è quella della dignità umana, della libertà guidata dalla coscienza e custodita dalla pace. Questo ideale di America è la speranza di tutta l’umanità. La speranza che ha attirato milioni di persone in questo porto. È questa speranza a illuminare ancora il nostro cammino. La luce brilla nelle tenebre e le tenebre non vinceranno.
Che Dio benedica l’America.
George W. Bush
Cosa c'è in gioco