Il nuovo paradigma
Ecco il piano Ue per tenere la luce accesa e aiutare imprese e famiglie
Von der Leyen presenta il pacchetto energia. Per il price cap si attende la fine del mese. I dettagli più insidiosi e la ripartizione tra gli stati
Strasburgo. Riduzione obbligatoria del 5 per cento dei consumi di elettricità nelle ore di picco, tetto ai ricavi di rinnovabili, nucleare e carbone, e prelievo di solidarietà sulle società di idrocarburi: ieri la Commissione europea ha presentato il pacchetto energia, che dovrebbe permettere di attutire l’impatto dell’aumento dei prezzi e rispondere alla sfida di Vladimir Putin. “La nostra proposta raccoglierà oltre 140 miliardi di euro che gli stati membri potranno usare direttamente per mitigare la situazione”, ha detto Ursula von der Leyen. Il via libera agli aiuti di stato per fornire liquidità alle società energetiche in difficoltà arriverà nelle prossime settimane. La Commissione continua a lavorare sul price cap sul gas, anche se ritiene che possa essere applicato solo a quello russo. I ministri dell’Energia potrebbero approvare il pacchetto il 30 settembre.
Il diavolo sta nei dettagli. Il price cap su tutto il gas importato dall’Ue via gasdotto rimane un tabù per la Commissione, perché ritiene che imporlo a fornitori affidabili come Norvegia, Algeria e Azerbaigian potrebbe scoraggiarli ad aumentare le forniture. Ancora peggio per il gas naturale liquefatto: Stati Uniti e Qatar potrebbero semplicemente dirottare le navi verso altri mercati. Von der Leyen ha promesso “una serie di misure che tengano conto delle specificità delle nostre relazioni con i fornitori, da quelli più inaffidabili come la Russia ai partner fidati come la Norvegia”. L’idea della Commissione è di imporre un tetto solo al gas russo e di negoziare contratti di lungo periodo a prezzo scontato con gli altri fornitori. Von der Leyen ha anche annunciato l’intenzione di sganciare una parte del mercato del gas dal Ttf di Amsterdam. “L’indice di riferimento in uso nel mercato, il Ttf, non è stato adattato. La Commissione si adopererà per definirne uno più rappresentativo”, ha detto von der Leyen.
Il pacchetto energia della Commissione segna un cambio radicale di paradigma per l’Ue, anche se l’intervento sui mercati europei viene definito “di emergenza” e “temporaneo”. Il meccanismo di formazione dei prezzi dell’elettricità, il funzionamento del mercato e gli incentivi per le tecnologie a basse emissioni di fatto sono rimessi in discussione. Alcuni dei passaggi del discorso sullo Stato dell’Unione di von der Leyen mostrano la trasformazione nell’approccio dell’Ue all’energia. Le utility “stanno realizzando profitti inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate. Nella nostra economia sociale di mercato gli utili sono una buona cosa. Ma di questi tempi è sbagliato accumulare proventi straordinari approfittando della guerra, a spese dei consumatori”. Secondo von der Leyen, “in momenti come questo i profitti devono essere condivisi e incanalati verso coloro che ne hanno più bisogno”.
Per colpire gli extraprofitti il pacchetto prevede due misure. La prima è un meccanismo che impone un limite di 180 euro per megawattora per i ricavi dell’elettricità prodotta con tutte le tecnologie che non sono il gas (le cosiddette tecnologie inframarginali, che vanno dalle rinnovabili al carbone): la differenza tra il tetto e il prezzo di mercato finirà nelle casse degli stati membri (la Commissione stima 117 miliardi in tutta l’Ue). La seconda è un prelievo di solidarietà del 33 per cento sui profitti extra realizzati dalle società di idrocarburi (la Commissione stima un gettito di 25 miliardi in tutta l’Ue). Nessuna delle due misure riduce direttamente la bolletta. Ma i governi potranno usare le risorse per aiutare famiglie, imprese e industria (la Commissione raccomanda di concentrarsi sui più vulnerabili).
Il diavolo sta nella ripartizione di extraricavi ed extraprofitti tra gli stati membri. L’Italia produce il 50 per cento della sua elettricità con il gas, contro una media dell’Ue sotto il 20 per cento, e di conseguenza avrà meno risorse a disposizione per concedere aiuti o sconti sulla bolletta. Alcuni piccoli stati membri, come i Baltici, importano quasi tutta la loro elettricità e gli extraricavi finiranno nelle casse dei paesi esportatori. “Ci saranno delle differenze tra le entrate dei vari stati membri”, dice al Foglio una fonte dell’Ue. La Commissione raccomanda di concludere accordi bilaterali di solidarietà per condividere parte dei ricavi inframarginali prelevati dallo stato produttore a beneficio degli utenti finali del paese che produce poca elettricità. Un altro dettaglio diabolico del meccanismo è il rischio di scoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.
La principale misura del pacchetto per affrontare l’emergenza, tuttavia, rimane la riduzione della domanda di elettricità. La Commissione propone di fissare un obiettivo di riduzione di almeno il 10 per cento del consumo complessivo di energia elettrica fino al 31 marzo 2023. Il taglio obbligatorio riguarda almeno il 5 per cento del consumo nelle fasce orarie di picco (quelle in cui si registrato i prezzi più alti), cioè dalle 3 alle 4 ore in media per ogni giorno lavorativo. Ma ai governi viene lasciata ampia libertà di scelta e flessibilità sulle misure per raggiungere l’obiettivo. Secondo la Commissione, la riduzione della domanda nelle ore di picco potrebbe portare a una riduzione del prezzo dell’elettricità, oltre che a un calo del consumo di gas. Ma non è solo una questione di soldi: per come è costruita la rete elettrica europea, un blackout in un paese può portare a un blackout in un altro stato membro. Anche se un po’ meno, l’Ue vuole continuare a tenere le luci accese.