Si dimette Magdalena Andersson, la prima primo ministro donna della Svezia (LaPresse) 

sovranisti di cambiamento

La Svezia va a destra. Il peso degli ultranazionalisti

Micol Flammini

A portare la coalizione alla vittoria sono stati i Democratici svedesi, un partito di estrema destra che in questi anni ha avviato un’opera di normalizzazione. La premier Andersson si dimette. Come possono andare i negoziati per formare un governo

La Svezia potrebbe trovarsi di fronte a un cambiamento importante nella sua storia politica: la coalizione di destra ha vinto per poche preferenze le elezioni che si sono tenute domenica, ma il partito più votato rimane quello dei socialdemocratici della premier uscente, Magdalena Andersson. Questa vittoria, dopo una campagna elettorale incentrata su sicurezza e immigrazione, potrebbe cambiare la politica del paese. La coalizione di centrodestra ha ottenuto il 49,6 per cento dei voti e la differenza con il blocco di centro sinistra sarà di pochi seggi.

 

Il leader dei Moderati Ulf Kristersson potrebbe ricevere per primo la possibilità di formare un nuovo governo, con la sua coalizione formata dai Democratici svedesi, Liberali e Democristiani.

 

A portare la coalizione alla vittoria è stato il peso dei Democratici svedesi, un partito di estrema destra, che con circa il 20 per cento delle preferenze è stato il secondo partito più votato e il più votato all’interno del blocco di centrodestra. Il risultato dei Democratici svedesi potrebbe complicare i rapporti di forza dentro alla coalizione – nonostante il risultato, sarà il moderato Kristersson, che ha preso meno voti. e non il leader dei Democratici svedesi a guidare il governo –  che quindi potrebbe incontrare difficoltà a mantenere la maggioranza, anche per la scarsa differenza di seggi con la coalizione di centrosinistra. 

    
Ammettendo la sconfitta, la premier Andersson ha detto: “So che molti svedesi sono preoccupati. Capisco la vostra preoccupazione e la condivido”. La Svezia si trova di fronte a un cambiamento sostanziale per la sua storia politica, a preoccupare è il grande risultato di Jimmie Akesson, leader dei Democratici svedesi, che in questi anni ha avviato un’opera di normalizzazione del suo partito, che ha radici nel movimento noenazista europeo, espellendo i membri più radicali e cambiando il simbolo: ha sostituito la fiamma con un fiore. I partiti di centrodestra hanno voluto credere a questa svolta moderata, più per necessità di voti che per convinzione, ma in campagna elettorale si sono espressi contro un governo guidato da Akesson. 

    

Un ritratto di Jimmie Akesson, che ci ricorda qualcuno: 

  

Come possono andare i negoziati per formare un governo: 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)