Londra chiama Amsterdam
La regina di fiori. “Scorte esaurite per i funerali: il Regno Unito si affida a noi”, raccontano gli esportatori olandesi
Rendere omaggio a Elisabetta sta diventando un’impresa. E nei Paesi Bassi, “la domanda di mazzi e bouquet sta aumentando del 15-20 per cento”, è la testimonianza dall’asta floreale di Aalsmeer. “Soprattutto per gigli e mughetti, quelli che piacevano a lei”
Da giorni Green park è una distesa floreale immensa, sbocciata per la sua regina. Gigli, narcisi e girasoli in variopinto moto perpetuo. Ma chi ancora non ha lasciato il suo, farà una bella fatica: ormai a Londra e dintorni non si trovano più fiori. Negozi e mercati presi d’assalto, vendite stimate per mezzo miliardo di sterline. “E questi sono soltanto gli omaggi spontanei: pensate agli hotel, ai ristoranti, ai locali pubblici che lunedì faranno da cornice al funerale più seguito della storia. Per forza il Regno Unito ci ha chiesto una mano”. La frenesia del momento arriva fino ad Aalsmeer, nel cuore dell’Olanda: è da qui che la maggior parte dei bouquet per Lilibet viene confezionata e spedita. Con il benestare di sua maestà.
“I britannici, come i tedeschi e gli italiani, sono fra i nostri clienti abituali”, spiega Brenda Sleeuwenhoek al Foglio, “ma dall’8 settembre abbiamo riscontrato un aumento del 15-20 per cento sulla domanda complessiva”. L’azienda per cui è manager, Hilverda De Boer, dal 1909 rifornisce fiori all’ingrosso in tutto il mondo e nel 1958 è stata visitata dalla regina stessa. “Catene di negozi, grandi distributori, organizzatori di cerimonie. Molti avventori acquistano da remoto, ma per quest’occasione dall’Inghilterra hanno scelto di venire di persona”.
Ogni mattina, in questo crocicchio di strade e mulini a vento a sud dell’aeroporto di Amsterdam si tiene la più grande asta di fiori globale. “12 miliardi di pezzi all’anno. Dall’alba fino a esaurimento scorte, non più tardi di mezzogiorno. Oggi assistiamo a un’anomala richiesta di crisantemi, gigli, mughetti e altri fiori bianchi”, che già decoravano il feretro di Elisabetta in uscita dal castello di Balmoral. “Alcune informazioni restano riservate, perché abbiamo anche clienti della famiglia reale. Ma fra gli oltre 2.000 ospiti previsti a Westminster ci saranno capi di stato, presidenti, re e regine da ogni parte del pianeta: posso dirvi che soddisfare le loro richieste è la parte più delicata del nostro lavoro”.
E per questo, il Regno Unito si affida ai migliori. I Paesi Bassi sono leader indiscussi nell’export di fiori recisi: fino al 55 per cento del mercato globale, un business da 5,7 miliardi di euro annui. “È nel nostro Dna”, sorride Brenda, “mettiamo boccioli dappertutto: a tavola, per le nostre strade e lungo i canali”. Reali d’Olanda compresi. “Gli Oranje-Nassau li adorano, in particolare i gerani. E non c’è visita o funzione pubblica, in cui la nostra anziana regina”, Beatrice, che abdicò nel 2013, “non porti fra le mani un mazzo di fiori”. Per Lilibet fu lo stesso. “Venerdì è stato il nostro ultimo giorno di lavoro prima dei funerali: nel weekend il mercato di Aalsmeer rimane chiuso. Per il popolo britannico è tempo di preparativi finali. Il pubblico affetto attorno a Buckingham palace deve ancora toccare il suo picco. E lì ci sarà un paese pronto, fiori compresi”.
Si dice che la marea di petali per la regina possa perfino superare il leggendario tributo a Lady D, in un altro giorno di settembre, 25 anni fa. Fu uno dei momenti più delicati del regno di Elisabetta, accusata di freddezza nella gestione del lutto. La svolta conciliatoria, prima del discorso alla nazione in diretta tv, accadde davanti ai cancelli di Buckingham palace assiepati di mazzetti per la principessa del Galles. Ed è stata immortalata in una celebre scena di The Queen, film del 2006: “Ciao”, dice Lilibet a una bambina lì presente. “Vuoi che ti aiuti a sistemarli quei fiori?”. “No”. Silenzio imbarazzato. Ma poi la piccola aggiunge: “Questi sono per te”. C’è voluto un germoglio, per farne la regina del popolo. Fiorirà lunedì, nella sua forma più alta. Con un po’ di vento olandese.