La Commissione europea taglia 7,5 miliardi a Orban per violazione dello stato di diritto
Messo sotto pressione diplomatica, e con seri problemi economici da gestire, il leader ungherese si è impegnato ad adottare 17 rimedi alle contestazioni mosse da Bruxelles. Ora il Consiglio europeo ha un mese per ratificare le sanzioni
Bruxelles. In una decisione che non ha precedenti, oggi la Commissione europea ha proposto di sospendere 7,5 miliardi di euro di fondi dell'Ue destinati all'Ungheria per violazioni dello stato di diritto da parte del governo di Viktor Orban che mettono a rischio il bilancio comunitario. E' la prima volta che l'esecutivo di Ursula von der Leyen decide di mettere in opera le sanzioni del meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che è stato introdotto all'inizio del 2021. La Commissione ha anche proposto di vietare di stanziare fondi dell'Ue ai “trust di interessi pubblico” che gestiscono progetti soprattutto nel settore dell'istruzione e sono vicini al Fidesz, il partito di Orban. La proposta al Consiglio dell'Ue di sanzionare l'Ungheria “è una chiara dimostrazione della determinazione della Commissione di proteggere il bilancio dell'Ue e di usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per assicurare questo importante obiettivo”, ha detto il commissario al Bilancio, Johannes Hahn. Toccherà agli stati membri prendere la decisione a maggioranza qualificata. In teoria, il Consiglio dell'Ue ha un mese di tempo per decidere. Ma un grande compromesso che permetta all'Ungheria di continuare a ricevere tutti i fondi dell'Ue è già in vista. La stessa Commissione ha chiesto al Consiglio di estendere la scadenza a due mesi, dopo che il governo Orban ha proposto una serie di misure correttive che lo stesso Hahn ha definito un passo “nella giusta direzione”.
Messo sotto pressione dalla Commissione e in difficoltà sul piano economico per la caduta del fiorino ungherese e un deficit sempre più grande, il governo Orban si è impegnato ad adottare 17 rimedi ai problemi allo stato di diritto individuati da Bruxelles. Tra le riforme promesse da Budapest ci sono l'istituzione di una nuova autorità di integrità con ampi poteri per monitorare la gestione dei fondi dell'Ue, una task force anti-corruzione con il coinvolgimento della società civile, il rafforzamento delle regole contro la corruzione, il rafforzamento dei meccanismi di audit e controllo, modifiche alla legge sugli appalti, più trasparenza per le fondazioni e i trust pubblici. L'Ungheria si è impegnata anche a usare le banche dati europee sulle irregolarità in modo sistemico e a rafforzare la sua cooperazione con l'Olaf, l'ufficio europeo per la lotta alla frode. In luglio Hahn aveva minacciato di sospendere il 70 per cento dei fondi della coesione per l'Ue con il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. A inizio settembre Budapest ha preferito fare concessioni. “Quello che abbiamo visto nelle ultime due settimane, da quando abbiamo inviato la nostra lettera di intenzioni, è che l'Ungheria si è davvero mossa”, ha detto Hahn. Secondo la Commissione, i 17 rimedi proposti dal governo Orban in teoria possono risolvere i problemi di stato di diritto che minacciano il bilancio dell'Ue, ma a una condizione: le misure devono trasformarsi in leggi e regolamenti ed essere correttamente attuate.