Datemi la prima fila
I capricci di Macron e l'indicibile sentimento filomonarchico
I francesi, che tanto amano ricordarci la loro radicale vocazione repubblicana, sono vittime del fascino della monarchia e dei suoi fiocchetti. Ai funerali si capisce chi comanda sul serio e chi vuole solo farsi notare
Un funerale è un’ottima occasione per capire chi comanda sul serio e chi, invece, vuole solo farsi notare. Se questa regola vale per un sobrio lutto in famiglia, figuratevi in un contesto cosmopolita come quello dei funerali della regina Elisabetta II, dove i provincialissimi veleni di corte hanno ceduto il passo a ben più succulenti capricci internazionali. Come ormai sa anche chi gestisce un airbnb a Rogoredo, il rito funebre è pieno di regole che, in casi come questo, prendono le consuete norme di buona creanza e le trasformano in veri e propri rigidi protocolli: una lunga serie di accorgimenti volti a scongiurare passi falsi, incidenti diplomatici e guerre mondiali. L’assegnazione dei posti in chiesa, per esempio, non è casuale. Gli invitati vengono disposti in ordine di importanza: prima le teste coronate. Poi i capi di stato del Commonwealth. E, infine, i capi di stato del resto del mondo.
Per quanto riguarda le prime due categorie, c’è poco da discutere: sono tutte persone abituate all’etichetta e, a parte qualche rodimento di culo, sanno stare al posto loro fino a messa finita. Il disastro comincia quando i poveri organizzatori devono mettere in fila i capi di stato del resto del mondo. Chi si siede più avanti? Chi è più importante? Viene prima il leader europeo di un paese povero ma vicino alla Corona o un capo di stato asiatico di una nazione che il Regno Unito ha sfruttato fino a qualche decennio prima? Eh sì, è un bel casino, peggiorato dal fatto che i leader in pace con se stessi scarseggiano. Se Biden, molto zen perché molto potente, si siede serenamente in quattordicesima fila (dietro il presidente polacco e consorte), molti altri capi di stato sono a tutti gli effetti delle star capricciose, personalità dall’ego psicolabile per le quali l’apparenza è tutto.
Del resto, il cammino per arrivare alla celebrità e quello per conquistare il potere hanno parecchi punti di contatto: entrambi richiedono l’egocentrismo che accomuna Gengis Khan a Nicole Kidman. Il diplomatico Biden sa bene di non essere una debuttante medioevale: sederti al primo banco in chiesa non ti cambia la vita. Ma se sei cresciuto tra le macerie della storia europea, queste distinzioni sono le uniche conferme che tengono insieme i rottami della tua fragile esistenza. Come ha scritto Jack Malvers sul Times, le linee guida per evitare un conflitto nucleare post funerale sono molto semplici: “Tieni lontani i leader che si odiano, occhio a quello che gli dai da mangiare e, soprattutto, accertati che Macron sia vicino alle prime file, altrimenti ti becchi una scenata”. Ecco perché, mentre voi vi concentravate sulle braccia di Meghan Markle (tanto nude quanto irrilevanti), io ero tutto preso dai capricci di Macron.
In teoria, il presidente francese non avrebbe bisogno di queste conferme: è un uomo giovane e potente. Eppure a quanto pare, se non lo sistemano in prima fila, è noto per fare piazzate degne di Mariah Carey. Forse perché i francesi, che tanto amano ricordarci la loro radicale vocazione repubblicana, sono vittime del fascino della monarchia e dei suoi fiocchetti: non è un caso che i loro media siano tra i più eccitati al mondo ogni volta che arriva una notiziola sui reali inglesi.
L’aspirazione filomonarchica dei francesi è ampiamente dimostrata dalla loro storia: sono gli stessi che hanno ghigliottinato il re per poi incoronare e venerare Napoleone. Anche i loro scrittori contemporanei, come Houellebecq, amano sottolineare lo squallore di borghesi e funzionari, anziché fustigare i veri potenti. Accusano da sempre i tedeschi di essere troppo romantici, accusa a cui i tedeschi replicano dicendo che i francesi sono troppo kitsch. Come dar torto ai tedeschi? In Germania non c’è assolutamente nulla di romantico, se non quei cessi in acciaio inox in cui i berlinesi si fanno pisciare addosso, mentre ancora oggi i vasi di porcellana con i fiori troneggiano nei salotti buoni di Parigi.
Macron mi ricorda l’omosessuale che risiede a Milano, quello per cui ogni scelta della propria vita rispecchia il desiderio di un riconoscimento sociale. Dall’isola greca dove va in vacanza a non scopare, fino alla razza del proprio cane, ogni dettaglio della sua esistenza rinchiude la speranza di essere incoronato faraone.
Dalle piazze ai palazzi