l'analisi

Le armi nucleari tattiche che Putin minaccia di usare sono più potenti della bomba di Hiroshima

Enrico Pitzianti

L'arsenale russo può contare su poco meno di cinquemila armamenti atomici di cui più di mille pronti all'uso. La loro portata è di milioni (e non migliaia) di tonnellate di tritolo. Cosa sono e come potrebbero essere usate 

Non è la prima volta dall'inizio del conflitto che Vladimir Putin agita la minaccia nucleare. Nel discorso di ieri, tuttavia, il presidente russo ha anche dimostrato di voler cambiare strategia bellica. Le condizioni sul campo di guerra, d'altra parte, sono molto cambiate rispetto a pochi mesi fa. L’esercito russo è in estrema difficoltà e questo può essere uno dei due motivi per cui dal Cremlino potrebbe arrivare l’ordine di usare un’arma nucleare. Se un territorio è ormai perso, ecco che in un’ottica di rappresaglia diventa conveniente comprometterlo, distruggerne le infrastrutture e magari anche renderlo radioattivo e inaccessibile. Sembra un paradosso ma non lo è: le armi di questo tipo le usa chi sta perdendo. Putin ha già dimostrato di seguire questa logica negli scorsi mesi colpendo dighe, linee di comunicazione e infrastrutture civili senza alcun valore strategico-militare.

L'altro motivo per cui la Russia potrebbe ricorrere alle armi nucleari tattiche ha a che fare con una convinzione diffusa tra gli apparati politici e militari che risale ai tempi sovietici: queste sarebbero l’unica via per resistere a uno scontro con i paesi occidentali. I paesi Nato infatti, nella pragmatica visione del Cremlino, dispongono di capacità militari impossibili da contrastare con armi convenzionali, quindi il solo modo per non perdere rovinosamente sarebbe ricorrere alle cosiddette armi nucleari tattiche, cioè ordigni dalle capacità distruttive limitate, ma sufficienti a paralizzare una determinata porzione del conflitto. È per questo che la dottrina militare russa prevede l’utilizzo di armi atomiche anche, in certi casi, preventivo. A questo fa riferimento Putin quando millanta minacce alla “sovranità e l’integrità territoriale del paese”: sono pretesti utili a giustificare l’eventuale uso di armi non convenzionali.

Cosa sono le armi nucleari tattiche 

La distinzione tra armi nucleari tattiche e strategiche è sfumata. In teoria le prime servono a raggiungere precisi obiettivi sul campo, come affondare una portaerei, le seconde invece da deterrente, o a piegare la resistenza di una nazione nemica, come nel caso di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. La potenza dei due tipi di ordigni nucleari è diversa - si misura in chilotoni (un chilotone corrisponde all’energia sprigionata dall’esplosione di mille tonnellate di tritolo) - eppure questo dato di per sé non ci dice molto. Su Hiroshima, per esempio, venne sganciato Little Boy, da 15 chilotoni, cioè una potenza molto limitata. Ma fu comunque un’arma strategica, visto che servì a ottenere la resa del Giappone. Oggi Little boy sarebbe considerata un’arma tattica: basti pensare che la Russia dispone di armi nucleari la cui potenza è centinaia di volte superiore, tanto che si misura in megatoni - l’esplosione corrisponderebbe cioè a quella di milioni (e non migliaia) di tonnellate di tritolo.

 

Si dice spesso che oltre alla potenza sia la gittata a fare la differenza tra arma nucleare tattica e strategica, ma non è vero nemmeno questo. Se un ordigno nucleare partisse da Kaliningrad (è qui che si trovano molte delle armi nucleari russe) e colpisse Varsavia, per esempio, sarebbero soltanto 300 chilometri. Se invece di un’unità di spazio ne usiamo una di tempo, il concetto è ancora più chiaro: durante un talk show russo in maggio si è discusso di quanto ci vorrebbe a far arrivare un ordigno nucleare sulle principali capitali europee, per Berlino basterebbero soltanto 106 secondi. A questo si aggiunge che i missili russi 9K720 Isklander, anch’essi abbondanti a Kaliningrad, hanno una gittata di oltre 400 chilometri.

Quante armi nucleari tattiche ci sono nell'arsenale russo

La Russia è la nazione al mondo che dispone di più armi nucleari, quelle attive sarebbero 4.497 di cui - secondo il Bulletin of the Atomic Scientists - 1.588 pronte all’uso. Ciò che conta però è su quale supporto possono essere montate, e i casi sono tre: bombardieri aerei, lanciamissili sottomarini e artiglieria a terra. Mosca peraltro dispone di missili ipersonici e in marzo, anche a scopo dimostrativo, ne ha usato alcuni (sprovvisti di testate nucleari) a sud della città di Mykolaiv.

In altre parole, la pericolosità di queste armi (e la loro distinzione in tattiche o nucleari) dipende dall’uso che il Cremlino dovesse farne. Nel mondo la maggior parte delle armi nucleari sono a disposizione di Russia e Stati Uniti, è un’eredità della guerra fredda, ma rispetto al passato la loro funzione di deterrenza oggi si è capovolta. Durante la guerra fredda furono il motivo principale per cui la guerra tra i due blocchi non scoppiò, oggi Mosca minaccia di impiegarle in una guerra già in corso dopo aver invaso un paese vicino.

Se la Russia oggi usasse un’arma nucleare per tentare di vincere il conflitto in Ucraina correrebbe il rischio di rendere ancora più profondo il proprio isolamento internazionale. Pochissimi paesi giustificherebbero una decisione di questo tipo, ma non c’è la certezza assoluta che Putin non decida di farlo comunque, visto e considerato che in passato ha già dimostrato di non conoscere il detto secondo cui “se sei in un buco, smetti di scavare”. Secondo Gregg Herken, che ne ha scritto su Politico, gli scenari più probabili sono tre: un test nucleare dimostrativo a grandi altitudini in atmosfera, una detonazione nei cieli dell’Ucraina oppure – terzo scenario – in una zona rurale ucraina, presumibilmente tra Kyiv e Lviv.

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