L'inferno sulla terra è in Birmania
A una settimana dalla strage sulla scuola compiuta dalla giunta militare, non c'è stata nessuna mobilitazione internazionale. Nei primi sedici mesi trascorsi dal golpe sono stati uccisi 382 bambini
Una prova dei crimini di guerra che sta compiendo la giunta militare al potere in Birmania. Così il ministero dei Diritti umani del governo in esilio birmano ha definito il massacro della scuola di Depayin dello scorso 16 settembre. Un crimine di guerra, come quelli di cui è accusata la Russia – e non è l'unico parallelismo possibile.
“Ammazzami mamma mi fa troppo male” diceva il piccolo Tay Za, 7 anni, colpito alle gambe. “Pezzi di carne e ossa dei bambini erano sparsi ovunque: sul ventilatore nel soffitto, sulle pareti, sul pavimento. Libri, zainetti, sandali dei bambini erano inzuppati del loro sangue”. Sono brani della cronaca dell’attacco aereo ordinato dalla criminale giunta che governa la Birmania contro una scuola all’interno di un monastero nel nord del paese. L’attacco, compiuto con mitragliatrici e armi pesanti da due elicotteri da combattimento i-35M – versione per l'esportazione dell’elicottero russo chiamato "carro armato volante" – è stato reso noto da fonti dell’Unicef soltanto quattro giorni dopo.
Il piccolo Tay Za è morto tra le braccia di sua madre ma il suo corpo è stato portato via, con quelli degli altri dieci bambini morti, dai soldati di Tatmadaw, l’esercito birmano, arrivati nella scuola dopo l’attacco. Uno dei bambini è stato ammazzato proprio dai soldati: gli hanno sparato quando è uscito da sotto il banco dove si era nascosto.
Secondo fonti governative l’intervento sarebbe stato giustificato dalla presenza nel monastero di partigiani del Pdf, la People’s Defence Force, il braccio armato del governo clandestino costituito dopo il golpe. I partigiani non sono stati trovati. E così i soldati hanno portato via, oltre i cadaveri, anche i quattordici bambini e i tre insegnanti feriti. Forse verranno torturati, sì anche i bambini, per farsi rivelare possibili movimenti dei partigiani ma soprattutto per amplificare il terrore della popolazione. In questa strategia del terrore rientra anche l’orrenda pratica di far sparire i cadaveri affinché i parenti non possano piangerli né compiere le tradizionali cerimonie.
Non sarebbe la prima volta. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite nei primi sedici mesi trascorsi dal golpe sono stati uccisi 382 bambini, 1.400 sono stati arrestati e 142 torturati. Ma le cifre non bastano più a rappresentare gli orrori di cui la Birmania è scenario. Tre mesi dopo l’appello di Tom Andrews, autore del rapporto delle Nazioni Unite, che chiedeva un’azione immediata per la salvezza dei bambini vittime della violenza della giunta, nulla è stato fatto. Ecco il senso delle cronache di “The Irrawaddy”, giornale on line che si basa sulle informazioni di un network di militanti dell’opposizione
Secondo The Irrawaddy, che ha compilato un’agghiacciante lista delle atrocità compiute da Tatmadaw, l’inazione della comunità internazionale nei confronti dei crimini contro i bambini la rende complice della giunta. Non è certo sufficiente il mancato invito dei rappresentanti birmani ai funerali della regina Elisabetta. Un episodio, anzi, che induce a un’ulteriore riflessione. In molte cronache di quell’evento, infatti, si sottolineava il mancato invito alla Russia, o alla Siria o all’Afghanistan. Nella maggior parte dei casi non si citava il Myanmar.
È una situazione grottesca se si pensa quanto le anime belle dell’Occidente fossero scatenate nel condannare Aung San Suu Kyi – ormai sepolta in carcere – per la sua debole condanna della persecuzione dei militari contro la minoranza musulmana rohingya.
Da questo paese così cancellato dalla memoria collettiva, tuttavia, giungono ancora le voci di giornalisti come quelli di The Irrawaddy e di semplici cittadini che rischiano ogni giorno il carcere e la tortura pere inviare qualche notizia. Come una fonte del Foglio che il giorno successivo il massacro dei bambini comunica “una bella notizia”: i militari hanno cominciato a richiamare i riservisti e i soldati in pensione – curioso parallelismo con la Russia. Secondo lui è una bella notizia perché lo considera un segno di debolezza e crede che tutti coloro che possono farlo non risponderanno al richiamo.