Non solo Nord Stream. I rischi per l'Europa e la rabbia di Putin
Il presidente russo vuole rompere l'unità europea. Ecco perché nei prossimi limiti concentrerà i suoi sforzi per superare i limiti, com'è successo con i gasdotti nel Mar Baltico
Dopo l’attacco al Nord Stream 1 e 2 i paesi nordici si affrettano a proteggere le infrastrutture critiche dal rischio sabotaggio. I gasdotti hanno subito danni senza precedenti, forse irreparabili, il ministro della Difesa danese Morten Bødskov ha detto che le fughe di gas andranno avanti ancora per giorni e prima di poter mandare persone a indagare in profondità ci vorranno una o due settimane. “La Russia ha una presenza militare significativa nella regione del Mar Baltico”, ha detto Bødskov, “e ci aspettiamo che continui a lanciare sciabolate”. Se i sospetti della mano russa dovessero essere confermati, o semplicemente crescere, le implicazioni sono di vasta portata.
L’idea che le infrastrutture sottomarine dei paesi europei siano diventate un obiettivo della guerra ibrida russa costringerà le Forze armate occidentali a prepararsi a un nuovo fronte della guerra in Ucraina. Bødskov ha parlato con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha confermato che non si è trattato di un incidente ma di esplosioni rilevate dalle stazioni sismiche scandinave, e ha assicurato l’impegno nella protezione delle “infrastrutture critiche”, ovvero le infrastrutture la cui distruzione (parziale o momentanea) compromette il funzionamento di uno stato membro.
L’allarme attraversa tutti i governi della regione: nel tratto di mare che separa il Regno Unito dalla penisola Scandinava e dalla costa anseatica fino all’interno del Baltico passa una fitta rete di gasdotti, oleodotti, cavi sottomarini delle reti internet, piattaforme per l’estrazione e terminal per la lavorazione degli idrocarburi, oltre a numerosi impianti eolici off-shore connessi alla rete elettrica. Anche i paesi del Mediterraneo dovranno alzare il livello di allerta, se accadesse qualcosa al gasdotto che collega l’Italia all’Algeria, o a uno dei pochi impianti di rigassificazione, la strategia italiana per affrancarsi dal gas russo verrebbe compromessa.
Ursula von der Leyen ha promesso che “qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile”, e in questo caso va sottolineato il riferimento alle infrastrutture “attive”. Mosca respinge i sospetti e le accuse, e attraverso la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, contrattacca chiedendo addirittura a Joe Biden di chiarire “se vi siano gli Stati Uniti dietro gli incidenti al Nord Stream”, mentre il Cremlino si limita a dire che è stupido incolpare la Russia, e si offre (pretende) di collaborare alle indagini. Tuttavia, anche se è impossibile che un’operazione che richiede così tanta specializzazione possa essere compiuta da un attore non statuale, è difficile che vengano trovate prove inoppugnabili. Ma che ciò avvenga o meno, i governi europei dovranno comunque affrontare la minaccia con la massima allerta, augurandosi il meglio mentre si preparano al peggio.
Con l’invasione dell’Ucraina l’Europa ha avuto la dimostrazione che aver sottovalutato le azioni ostili della Russia – a partire dall’annessione della Crimea nel 2014 ma la lista è molto più lunga e antecedente quel periodo – è stato un grande errore storico, e ora non ci si può illudere che Mosca rimanga a guardare passivamente i paesi europei che riescono a superare l’inverno senza il loro gas, così come non ha guardato passivamente i paesi europei che lavoravano per ridurre le forniture dalla Russia mentre evitavano di sanzionare il gas e il petrolio russo con la convinzione che al Cremlino avrebbero pensato solo ad aumentare il surplus commerciale. Anche gli europei devono uscire dalla “bolla di sicurezza” in cui si sono accomodati: Mosca ha un disperato bisogno che gli Stati membri si dividano per rompere l’unità europea e abbandonare Kyiv al suo destino. Vladimir Putin la considera l’unica speranza di salvezza per il suo regime, crede davvero che sia possibile che i governi europei siano deboli fino a questo e punterà e sa di avere poco tempo. Nei prossimi mesi concentrerà tutti i suoi sforzi per raggiungere questo obiettivo, oltrepassando altri limiti.
I conservatori inglesi