parole nuove
A Parigi è un'alba giacobina dove il nemico ha un nome nuovo: l'androcene
Sandrine Rousseau, deputata dei Verdi, ha accusato il leader del suo stesso partito Julien Bayou, di aver inflitto pene d’amore alla sua donna, costringendolo alle dimissioni. Ma su di lui non ci sono ci sono accuse legali, si parla di una presunta "violenza psicologica". Così, per incastrarlo, c’è voluto un neologismo
E’ il tramonto dell’Androcene o l’inesorabile fine del maschio. Pochi giorni fa, mentre in Italia vinceva una ragazza bionda amante di Tolkien, un’altra signora in Francia, una Crudelia De Mon coi capelli grigi, centrava il suo bersaglio. E sempre in spirito fantasy. Sandrine Rousseau, deputata cinquantenne dei Verdi, sopprimeva un fratello. E non un commilitone a caso, ma il leader del suo stesso partito. Julien Bayou, quarantadue anni, anche lui deputato di Parigi, veniva accusato in televisione di aver inflitto pene d’amore alla sua donna. E per questo costretto alle dimissioni. Una brillante promessa sommersa in un Cocito di eco-MeToo. Nello specifico, Sandrine Rousseau parlava di “violenza psicologica” ai danni della fidanzata.
“Sono accusato di fatti che ignoro”, diceva il tapino esautorato. In effetti non si sa di preciso cos’abbia fatto Bayou, se sia un manesco o un porco come tanti. Stando a quanto noto, la fidanzata aveva mandato un messaggio alla “cellula interna” del partito (una sorta di Tribunal révolutionnaire, un foro di controllo e delazione), denunciando un comportamento lesivo della parità uomo-donna. E tanto è bastato. Ché se pure sul capo di lui non pendono accuse legali, per Sandrine Rousseau l’accusa è inequivoca. Anche se per formularla c’è voluto un neologismo. Bayou è il ritratto dell’Androcene, dice la rivale in ascesa. E’ il figlio del mondo col peccato originale tra le gambe: è il maschio che ha preso possesso della Terra e ha sventrato l’ambiente. Come ha preso possesso e sventrato la donna. Ed è evidente che in questo faccia a faccia di maschi contro femmine a vincere sia sempre la fantasia. O meglio: il fantasy. Dal Tolkien di Giorgia all’Androcene di Sandrine.
Mentre da noi trionfava la madre cristiana e sgomitante in un mondo di machi, a Parigi era un’alba giacobina up to date. Due mondi e due modi diversi di lotta al maschio, non v’è dubbio. L’uno lento, pacato e in fondo corretto e garbato come sono gli hobbit. L’altro rivoluzionario e – se potesse – anche sanguinario… Vabbè. Si sa che i francesi sono italiani di malumore, come diceva Jean Cocteau, che pure declinava la sentenza al maschile plurale. Ma quelli erano altri tempi, non s’arrabbino gli asteriscomani. Anzi, era per dire che oggi vale anche al femminile: le francesi contro il maschio – non solo di pessimo umore – sono più indiavolate che mai. E però vincono. E tutto grazie alla fantasia.
Androcene è l’evoluzione femminista di Antropocene: in questo caso il green va di pari passo col pink. Chi ha distrutto la natura, infatti, è anche chi per millenni ha piegato la donna. Dunque colpevole non è più il semplice umano, ma l’uomo-maschio. E, a proposito di fantasy, questa parola nuova, destinata al successo, forse sarebbe piaciuta a Ursula Le Guin, la scrittrice statunitense eco-femminista che sognava pianeti di matriarche verdi. E magari piacerebbe oggi alla novantenne Luce Irigaray, filosofa belga che nella formula della relatività di Einstein ci vede una “equazione sessuata”. Chissà. Certo è tutto molto fantasy. Anche quella storia di evocare la violenza psicologica, che è sempre il miglior modo per vincere facile. E di tutti i forconi, verdi rosa o arcobaleno, è quello più acuminato. Ma forse è proprio in questo dettaglio che sta il trionfo della politica fantasy francese. E’ nella psico-violenza usata come arma per disarcionare il maschio. Anche se la vittima diretta non parla e non si espone. Ma poi che bisogno c’è? In fondo la psiche che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa: cosa la turbi, la ossessioni, la violenti è sempre molto difficile da mettere a fuoco. Ma è in questo la sua forza. Nella vaghezza fantastica che permette ad altre donne di parlare per te e per lei. Per te e per la tua psiche. Anche – e soprattutto – in assenza di accuse e processi. E di ricamarci su romanzi fantasy che diventano J’accuse.
Ginevra Leganza