In Florida DeSantis firma una tregua coi dem per gestire l'uragano Ian
Le minacce naturali possono essere di grande aiuto per un amministratore, se in grado di gestire l’emergenza in modo efficiente. Al contrario possono affossarlo, e in questo caso rallentare la sua corsa verso Washington
Il post trumpiano Ron DeSantis, governatore della Florida, è uno dei repubblicani più tenuti d’occhio sia dall’establishment del partito sia dai democratici perché potrebbe essere uno dei candidati alla presidenza nel 2024. Molti lo considerano un Trump più concreto, una versione 2.0 del self-made-man newyorchese, un populista meno egocentrico e più diplomatico. Molti lo temono, da una parte e dall’altra dello spettro politico. Bisognerà vedere se avrà il coraggio di schierarsi contro Trump nel caso in cui dovessero decidere di candidarsi entrambi, dipartimento di Giustizia permettendo. Ma la sfida immediata per DeSantis, e per i governatori della Florida da sempre, rimangono gli uragani.
La costa ovest è stata colpita negli ultimi giorni da Ian, e due milioni di persone continuano a rimanere senza luce. DeSantis ha dichiarato tre giorni fa che non c’erano stati morti, ma le autorità hanno fatto i calcoli e adesso i decessi risultano essere 17. Oltre settecento persone sono state salvate da guardia costiera e affini. I social sono stati invasi da video casalinghi di automobili trascinate via dalle acque marroni, delle abitazioni strappate via dalle fondamenta; come al solito ci sono quelli che cercano di sfidare le intemperie mostrandosi in maglietta per un reel su Instagram, tra le palme che rischiano di essere sradicate, mentre il governo invita la popolazione a mettersi in salvo.
Le minacce naturali possono essere di grande aiuto per un amministratore, se in grado di gestire l’emergenza in modo efficiente. Al contrario possono affossarlo, e in questo caso rallentare la sua corsa verso Washington. La carriera di Jeb Bush è stata positivamente condizionata dalla gestione dell’uragano Katrina, ricevendo elogi bipartisan, mentre il fratello, George W., allora presidente, fu duramente attaccato. DeSantis non solo ha preventivamente fatto evacuare quasi tre milioni di persone, ma ha messo da parte la rivalità politica con i democratici, plaudendo la decisione di Biden di dichiarare lo stato di emergenza e permettere alla Fema, l’Ente federale per la gestione delle emergenze, di coordinarsi con l’amministrazione locale. “Non c’è politica quando si parla di condizioni metereologiche estreme”, ha detto la portavoce della Casa Bianca.
DeSantis, di recente, aveva ricollocato diversi gruppi di immigrati in giro per il paese tra cui a Martha’s Vineyard, luogo simbolo dei ricchi liberal, causando conflitti tra i due partiti. Il governatore “sta facendo politica con degli esseri umani, li sta usando come oggetti di scena”, aveva detto Joe Biden, aggiungendo: “Quello che stanno facendo è antiamericano. E’ da incoscienti”. DeSantis aveva risposto dicendo che i prossimi aerei pieni di migranti li avrebbe mandati in Delaware, dove Biden passa le vacanze. Il governatore è sempre stato molto critico verso l’Amministrazione dem, e bisogna vedere quanto durerà questa pausa. “Spero che le divisioni che hanno definito la politica nazionale e della Florida non abbiano un impatto sulla possibilità di seguire le indicazioni di sicurezza di chi governa”, ha detto il sindaco di Miami Beach, democratico. DeSantis negli ultimi anni era stato attaccato dai dem per aver politicizzato il Covid-19, limitando il più possibile l’uso di mascherine e l’obbligatorietà del vaccino. A febbraio alla Conservative Political Action Conference DeSantis aveva detto che Biden “odia la Florida”. Questo immediato posizionamento pacificatore di DeSantis di fronte a un nemico, l’uragano Ian, che potrebbe non solo portare via altre vite, ma minare il sistema immobiliare costiero della Florida, minaccia che preoccupa molti investitori, dimostra maggiore capacità strategica rispetto a Trump, che nel 2017 dopo l’uragano Maria lanciava rotoli di Scottex nelle conferenze stampa a Puerto Rico.
Il ciclone si sta spostando più a nord e Biden ha già dichiarato l’emergenza in Carolina del sud. Qui a novembre i dem proveranno a battere il governatore, Henry McMaster, appoggiato da Trump, che ha già gestito con successo l’uragano Irma. Il prossimo stato a essere colpito da Ian potrebbe essere la Virginia. Lì c’è Glenn Youngkin, diventato governatore nel 2022, uno dei repubblicani più abili nel riuscire ad avere sia l’appoggio dei trumpiani sia degli elettori meno populisti del Partito repubblicano. anche lui – si dice – è interessato a lanciarsi nella corsa del 2024. Il modo in cui affronteranno gli uragani potrebbe avere un impatto notevole sul loro futuro politico.