Vodka e SpaceX

Un giorno su Twitter di Musk: dal piano di pace tra Ucraina e Russia all'offerta da 44 miliardi

Micol Flammini

I quattro punti per mettere fine alla guerra hanno trasformato il ceo di Tesla da eroe della resistenza ucraina a “utile idiota” della propaganda di Mosca. Dove hanno portato l'imprenditore le ossessioni russe

Finché si combatte, finché la guerra va avanti, finché la Russia continuerà a minacciare l’utilizzo delle armi atomiche, e l’Ucraina sarà un cumulo di macerie costretto a difendersi, le mezze misure non esisteranno e all’imprenditore americano Elon Musk è capitato di trasformarsi nel giro di poche ore da genialissimo eroe a vituperatissimo idiota. Musk, che è poco avvezzo alla diplomazia e alle relazioni internazionali, ha presentato su Twitter un piano di pace che prevede quattro punti: nuovi referendum nelle aree occupate di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia supervisionati dall’Onu; cessione della Crimea alla Russia di cui “è sempre stata parte dal 1783 (errore di Chruscev)”; forniture di acqua alla penisola da parte dell’Ucraina; neutralità dell’Ucraina. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha risposto chiedendo agli utenti se preferissero il Musk filoucraino o quello filorusso. Non è Twitter il luogo  per formulare proposte di pace, ma Musk prescinde da passaggi e trafile, prescinde anche dalle competenze.   A prendere per un attimo sul serio le idee di Musk, non sono pratiche né compatibili con il diritto internazionale né rispettose del sacrificio ucraino.

  

L’imprenditore ha chiarito che lui è dalla parte dell’Ucraina, alla quale ha anche fornito Starlink e se a Kyiv funziona internet è grazie ai terminali satellitari di Musk. Che il paese non fosse tagliato fuori dalla rete è stato fondamentale per la strategia ucraina e si può dire quindi che Musk abbia contribuito a rafforzarlo contro la Russia.  Nel giro di un tweet, l’imprenditore si è ritrovato da eroe della resistenza ucraina a  essere considerato un utile idiota della propaganda russa.  Musk non è soltanto un imprenditore di successo, è uno abituato a credere nell’impossibile e a cercare di realizzarlo e che vuol far sentire potere e presenza in ogni campo. Il ceo di Tesla ha fretta di arrivare alla pace, come tutti, tranne Vladimir Putin, ma se a marzo per terminare il conflitto aveva avuto l’idea bizzarra di sfidare il presidente russo a un duello di arti marziali, questa volta ha trovato una formula per la pace approssimativa che è piaciuta proprio a Mosca. Dmitri Medvedev, falchissimo ex capo del Cremlino, si è complimentato per l’idea, mentre l’emittente della propaganda russa Rt ha scritto in un articolo che Musk deve essere un suo lettore

  

L’imprenditore ama gli uomini forti e probabilmente deve essere rimasto affascinato anche da Putin,  quando ancora si mostrava a petto nudo a temperature estreme, ma  dalla Russia ha avuto in passato una delusione scottante, grazie alla quale, però, è nata SpaceX. Dopo aver venduto PayPal, Musk si era convinto di voler inviare qualcosa su Marte, ma gli servivano i razzi per farlo. Contattò prima gli europei, ma erano troppo esosi. Decise allora di rivolgersi alla Russia e andò  a incontrare il personale del programma spaziale russo. In uno degli incontri si trovò dentro a una stanzetta piena di tante persone quante bottiglie di vodka e poco sopportò la mania russa di proporre brindisi frequenti e molto lunghi: “Allo spazio!”, “All’America!”. L’incontro fu improduttivo, ma Musk incontrò i russi di nuovo a Los Angeles. Avevano meno voglia di vodka e più di denaro: chiesero subito 5.000 dollari in contanti. Tornò di nuovo in Russia  pronto ad acquistare tre razzi per 21 milioni di dollari, ma i russi ne volevano improvvisamente 63 milioni. Offeso dalla poca serietà e dal tentativo di truffa tornò in America e pensò di costruirseli da solo, quei razzi da mandare nello spazio. 

 

Il tweet di Musk ha tenuto molta gente incollata al social, che Musk usa come fosse il suo spazio da cui dominare il mondo. Martedì 4 ottobre è arrivata la notizia che l’imprenditore  sarebbe di nuovo disposto a concludere l’affare da 44 miliardi per comprare Twitter.

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)