Il cuore di un democratico. In Pennsylvania si gioca (anche) la maggioranza al Senato americano

Paola Peduzzi

John Fetterman vuole riprendersi la "working class", scivolata a destra. Il suo piano, i tatuaggi, l’infarto, la dittatura della trasparenza e il rivale trumpiano

Sono passati quasi cinque mesi da quando un infarto aveva quasi ucciso John Fetterman, candidato dei democratici al Senato della Pennsylvania. Dice che migliora ogni giorno, ma ai comizi che ha ricominciato a fare dopo l’estate si stanca presto, talvolta parla in modo confuso e non riesce a fare interviste di gruppo, cosa che sta innervosendo i giornalisti che lo seguono passo a passo perché questo è uno dei seggi (assieme a Georgia e Nevada) che può cambiare la maggioranza al Senato degli Stati Uniti dopo il voto di metà mandato, l’8 novembre.

 

La Pennsylvania fu vinta per un soffio da Donald Trump nel 2016 e per un soffio appena un po’ più forte da Joe Biden nel 2020, è uno di quegli stati americani che racconta la trasformazione dell’intero paese dal punto di vista industriale, demografico, sociale e geografico. Tutto quel che sentite o leggete sulle fratture d’America si ritrova anche qui, e Fetterman ha scelto di affrontarle in modo frontale: batte lo stato a caccia dei voti della working class bianca che in questi anni è scivolata in modo consistente verso i repubblicani. Ha votato per Bernie Sanders alle primarie del Partito democratico, possiede delle armi ma è favore del loro controllo, vuole raddoppiare il salario minimo dello stato portandolo a 15 dollari, è ambientalista ma non si oppone al fracking, è a favore della legalizzazione della marjuana e della riforma del sistema carcerario, ma detesta essere definito sia moderato sia radicale. Vuole essere libero da quella che considera la politica vecchia, è populista ma senza troppe ideologie, usa i social in modo spregiudicato e divertentissimo, e vuole  far uscire il Partito democratico dalle grandi città per tornare a parlare all’elettorato storico (ormai anche un po’ antico) della sinistra americana (e occidentale), con un posizionamento ibrido e pragmatico su molte questioni. 

 

Cinquantatré anni, molti chili persi anche a causa dei problemi di cuore (che risalgono al 2017 ma non li ha curati e dice ora a tutti: curatevi, proponendo coperture sanitarie ben più ampie rispetto a quelle scarse che esistono già), Fetterman è un gigante ex giocatore di football all’università  famoso per le sue felpe con il cappuccio, i pantaloni larghi, il look grigio-nero, e i tatuaggi sulle braccia: a sinistra il codice postale di Braddock, di cui è stato sindaco per molti anni (ora è il Lieutenant governor della Pennsylvania, una carica elettiva che di fatto presiede il Senato dello stato), e a destra le date in cui sono stati uccisi con le armi da fuoco i nove cittadini di Braddock durante il suo mandato durato tredici anni. In cima c’è scritto: “I will make you hurt” e quando gli si chiede cosa vuol dire indica gli altri tatuaggi e dice: “E’ tutto molto personale per me”. La sua storia in Pennsylvania la conoscono tutti: Fetterman è nato a York da una famiglia molto benestante, dopo l’Mba ha iniziato a lavorare per un’agenzia di assicurazioni, ma poco dopo il suo miglior amico è morto in un incidente stradale e ogni cosa è diventata personale. Si è messo a lavorare per gli AmeriCorps in un quartiere disagiato di Pittsburgh, è andato alla Kennedy School for Governement di  Harvard, e poi è tornato a Braddock, piccola cittadina ai bordi di Pittsburgh colpita duramente dalla deindustrializzazione. Comprò un piccolo appartamento da sua sorella per un dollaro e si candidò sindaco nel 2005, vincendo a 35 anni il primo di quattro mandati per un solo voto di scarto. Prendeva 150 dollari al mese di stipendio, per tutti quegli anni è stato mantenuto dalla sua famiglia, cosa che gli rinfaccia sempre il suo rivale, il trumpiano Mehmet Oz, meglio noto come Dr Oz, un cardiologo trasformatosi in star televisiva convertend di moda. Oz dice che Fetterman è un pericoloso socialista con i soldi che finge di essere uscito da una canzone di Bruce Springsteen; Fetterman gli risponde: torna da dove sei venuto, il New Jersey (Oz si è trasferito in Pennsylvania due anni fa), e lo prende in giro perché il medico-star ha fatto un video sull’aumento del prezzo della verdura e l’ha sciaguratamente chiamata “crudité”, fornendo al suo avversario  un assist perfetto per la  retorica anti establishment (se ora vedete  foto di Fetterman che abbraccia i suoi cani e i cani di tutti è perché l’ultimo tormentone della campagna contro Oz è: il medico ha fatto esperimenti su 300 cuccioli che sono morti).

 

Nei sondaggi Fetterman era sempre stato in vantaggio: lo è ancora, ma di pochi punti (un paio, secondo la media delle ultime tre settimane) e secondo molti la ragione è stata proprio l’infarto e le sue conseguenze sulla candidatura stessa di Fetterman. Oz insiste e riesuma le sue competenze cardiologiche: è evidente che il socialista non sta bene, dice, e che non può governare. I commentatori chiedono trasparenza, ma Fetterman non vuole rendere pubblici i dettagli sulla sua salute. Però un candidato del popolo che ha puntato tutto sulla propria autenticità e sull’attenzione agli umori della working class, e che non asseconda l’imperativo della trasparenza  diventa tutto a un tratto meno credibile. Fetterman lo sa, ma non cambia idea, anzi accelera: i suoi sostenitori stanno fondando “I repubblicani per Fetterman”, l’ultima operazione per mettere a punto il piano di questa versione del Partito democratico, contestata anche dai suoi colleghi, ma per lui indispensabile: ricostruire l’elettorato liberal dal basso, cittadina per cittadina, rosicchiando ai conservatori le loro conquiste, scansando i test di purezza sull’ortodossia alle idee del partito e persino alcuni colleghi di partito, come  un ex presidente dei democratici in Pennsylvania che se gli dici: mi sembra bravo questo Fetterman, risponde: “Lo hai mai incontrato di persona?”.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi