il meeting di praga

Draghi attacca von der Leyen: Ursula, sei in ritardo

David Carretta

Quanto costano all’Unione europea sette mesi di indecisioni sull’energia. Ora il presidente del Consiglio uscente porta a Praga le sue proposte contro l’immobilità della Commissione europea 

Bruxelles. “Sette mesi di ritardo ci costano una recessione”. Mario Draghi ha lanciato una dura critica a Ursula von der Leyen, durante il Consiglio europeo informale di oggi a Praga, per i ritardi accumulati dalla sua Commissione sui prezzi dell’energia. In pubblico e in privato Draghi ha detto di essere “abbastanza soddisfatto” perché finalmente arrivano delle proposte. “Sull’energia le cose si stanno muovendo”, ha spiegato davanti ai giornalisti. Ma, dietro le porte chiuse del vertice, il messaggio è stato “implacabile”, secondo quanto riferiscono al Foglio diverse fonti. “La tua proposta, Ursula, arriva sette mesi troppo tardi. Durante questi sette mesi abbiamo finanziato la guerra di Putin e svuotato le nostre casse. Ora andiamo verso una recessione. Ecco il costo di sette mesi di ritardo”, avrebbe detto Draghi.  


Di fronte al piano della Germania da 200 miliardi, Draghi ha chiesto uno strumento di debito comune per permettere a tutti i governi di usare prestiti europei per aiutare famiglie e imprese.

Il Consiglio europeo informale di non ha adottato conclusioni. Il dibattito tra leader doveva orientare le prossime mosse della Commissione e preparare il terreno per il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, quando i capi di stato e di governo potrebbero adottare delle decisioni. Von der Leyen ha illustrato la sua road map: “negoziare un corridoio di prezzi decenti con i fornitori affidabili”, oppure “limitare il prezzo nel mercato complessivo del gas”, o ancora “limitare l’influenza del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità”. La presidente della Commissione ha promesso proposte nelle “prossime settimane”. Secondo una fonte, potrebbero essere presentate il 18 ottobre, appena prima del Consiglio europeo, cosa che renderebbe difficili decisioni operative già al prossimo Consiglio europeo. Per il momento mancano i dettagli su come dovrebbero essere applicate le diverse tipologie di price cap. Eppure il solo fatto che l’Ue ne discuta seriamente sembra avere un effetto sull’indice Ttf di Amsterdam, dove il prezzo del gas ieri è sceso a 155 euro per megawattora.

Già a marzo Draghi aveva chiesto l’introduzione di un tetto al prezzo del gas russo. Nel corso della primavera aveva spinto il Consiglio europeo a chiedere alla Commissione di analizzare e valutare proposte su un price cap più generale. Draghi aveva spinto non solo sul tetto al prezzo, ma anche sulla riforma del mercato dell’energia per disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità. “L’accoppiamento è stato uno degli errori più colossali che abbiamo fatto”, avrebbe detto il premier. La Commissione ha frenato, esitato e ritardato, ogni volta per non superare le linee rosse fissate dalla Germania. Draghi non è l’unico leader irritato con le scelte di von der Leyen. Molti capi di stato e di governo hanno chiesto alla Commissione “proposte concrete”. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, si è spinto fino ad accusare von der Leyen di “far parte del governo tedesco”.

Draghi ha lanciato un avvertimento a von der Leyen anche sul piano della Germania da 200 miliardi di euro per proteggere le sue imprese e famiglie. “La scelta è un ‘no’ a tutto: ‘no’ a un price cap e ‘no’ a un mandato per una capacità di indebitamento comune”, avrebbe detto Draghi. “L’alternativa è un price cap e una capacità di indebitamento comune affinché tutti abbiano le stesse possibilità di intervenire sui prezzi”. Draghi ha voluto sottolineare a von der Leyen e Scholz che la parola chiave non è “solidarietà”, ma “mercato interno”. Diversi leader hanno sollevato il problema della frammentazione del mercato interno a causa degli aiuti di stato colossali annunciati dalla Germania. L’Italia non chiede “sovvenzioni, ma capacità di prendere a prestito”. Davanti ai giornalisti, Draghi ha spiegato di condividere la proposta dei Paolo Gentiloni e Thierry Breton di usare uno strumento come Sure per fornire prestiti agli stati membri. “Proposte simili le ho fatto cinque o sei mesi fa. E’ una proposta molto naturale in questa situazione, tanto più dopo la decisione tedesca. E’ quello che serve per cercare di mettere tutti i paesi, sia quelli che hanno spazio fiscale, sia quelli che non hanno spazio fiscale, su un livello uguale”, ha spiegato Draghi. Peccato che dietro le porte chiuse del Consiglio europeo, von der Leyen abbia detto ai leader che la proposta Gentiloni-Breton non ha il sostegno della Commissione. Von der Leyen si è limitata a ribadire l’intenzione di potenziare RePowerEu con “fondi addizionali europei”. RePowerEu può servire a costruire gasdotti o incentivare l’acquisto di pompe di calore. Ma i governi non possono utilizzarlo per far scendere subito le bollette.