l'arteria dell'esercito russo

La grossa esplosione sul ponte tra la Crimea alla Russia

Micol Flammini

Il simbolo del prestigio putiniano e del progetto del Cremlino di invadere l'Ucraina è stato attaccato. Mosca accusa Kyiv, che risponde: "è l'inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto". Le conseguenze, il crollo e le ammissioni

Alle sei di sabato mattina, sull’unico ponte che collega la Crimea alla Russia c’è stata una forte esplosione e parte dell’infrastruttura è caduta in mare. Il ponte passa attraverso lo stretto di Kerč’, che separa il Mar Nero dal Mare d’Azov, ed è un’arteria importante che Mosca ha usato in questi mesi per rifornire le sue truppe. Il danno è doppio perché non colpisce soltanto il ponte e le comunicazioni tra la penisola e Mosca, ma anche la capacità dell’esercito russo di rifornire i soldati di mezzi, munizioni, carburante mentre sono impegnati nella battaglia sul fronte meridionale dell’Ucraina, dove l’esercito di Kyiv porta avanti una controffensiva tenace, millimetro dopo millimetro.

 

 

Il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, ha pubblicato un video che mostra il ponte in fiamme da una parte e dall’altra Marilyn Monroe che canta “Happy birthday, Mr. President”, mettendo in relazione l’esplosione con il compleanno di Vladimir Putin, che venerdì, in un’atmosfera di festeggiamenti sotto tono, ha compiuto settant’anni. Il ponte che collega la Russia alla Crimea è uno dei simboli dell’annessione della penisola alla Russia. Il Cremlino aveva puntato molto sulla costruzione del doppio viadotto, stradale e ferroviario, che con i suoi diciotto chilometri è una delle strutture più lunghe sia dell’Europa sia della Russia. A inaugurarlo era stato lo stesso Putin che, mettendosi alla guida di un camion, aveva dimostrato la sicurezza del ponte e aveva così sancito il collegamento definitivo tra il territorio annesso illegalmente e la Russia, un modo per dire che non ci sarebbe stato modo di tornare più indietro. La costruzione del ponte era stata oggetto anche di un film sceneggiato da Margarita Simonyan, la direttrice dell’organo di propaganda Rt, iniziatore e unico esemplare di un genere cinematografico del tutto nuovo e unicamente russo: “la commedia romantica patriottica". E tanto era importante il ponte per il progetto imperialista del Cremlino da essere finito su monete e francobolli. La Crimea è stata il primo passo di Putin verso l'invasione dell'Ucraina, il referendum farsa del 2014 è stato il momento da cui tutto è incominciato, il punto di partenza che ora rappresenta invece il punto di arrivo dell’esercito ucraino per liberare tutto il suo territorio dall’esercito russo. Da parte delle autorità di Kyiv non ci sono state smentite o conferme, il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podalyak, ha definito l’esplosione “l’inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è rubato deve essere restituito all’Ucraina, tutto ciò che è occupato dalla Russia deve essere espulso”. Secondo il giornale online Ukrainska Pravda ci sarebbero i servizi segreti ucraini Sbu dietro all’esplosione. Un alto funzionario militare ucraino, parlando con il New York Times, non ha negato né confermato che dietro all’attacco ci fossero le forze di Kyiv: “Tutto quello che posso dire è che un treno di carburante destinato a rifornire le forze di occupazione nel sud dell'Ucraina stava attraversando il ponte – e ha aggiunto – Putin dovrebbe essere felice. Non tutti ricevono un regalo così costoso per il loro compleanno”. 

 

Mosca ha accusato direttamente gli ucraini, evitando di far passare l’esplosione per un incidente, come aveva fatto altre volte, per esempio in seguito all'attacco contro la base aerea di Saki, sempre in Crimea. Secondo la ricostruzione del comitato antiterrorismo russo sarebbe stato un camion carico di bombe che passando sul tratto stradale sarebbe esploso proprio mentre il tratto ferroviario era percorso da un treno che trasportava carburante. Alcuni media russi hanno incominciato a mostrare le immagini del camion ai controlli, alimentando l'idea di attacco suicida che quindi potrebbe legittimare in Russia un cambiamento: la ridenominazione dell’”operazione militare speciale” in “operazione antiterrorismo”. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che Putin era stato informato e aveva ordinato di costituire una commissione per indagare sull’esplosione. Per i funzionari russi in Crimea “i vandali ucraini sono stati in grado di raggiungere il ponte di Crimea con le loro mani insanguinate”. 

 

L’attacco al ponte avrà un impatto militare: costringerà i russi a riorganizzarsi, a concentrare il trasporto dei rifornimenti via terra, e a fare i conti con una penuria crescente di uomini e mezzi. Avrà però anche un impatto sulla percezione stessa della sicurezza in Russia: esploso uno dei simboli più importanti del prestigio putiniano, l’attacco al ponte è la conferma che la promessa fatta ai russi che tutta la terra controllata dal Cremlino è al sicuro non può essere mantenuta. Dopo il bombardamento alla base di Saki che aveva colpito i russi mentre riposavano sulle spiagge della Crimea, alcuni dei cittadini che si erano trasferiti sulla penisola presero la macchina e fuggirono in Russia proprio attraversando il ponte sullo stretto di Kerč’. Ora chi è rimasto ha una via di fuga in meno. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)