Prima del Congresso censura e propaganda si inaspriscono. La lealtà cinese al Partito
Un report analizza lo strangolamento dei media in Cina sotto il presidente Xi Jinping. 46 quotidiani in dieci anni, i picchi con le riunioni e gli appuntamenti politici e gli slogan sempre più ovvi. Ma se il lavoro del Great firewall si intensifica i cittadini trovano sempre modi per aggirare il sistema
Roma. A una settimana dal Ventesimo congresso del Partito comunista cinese Pechino è blindatissima, come tutto l’internet cinese. Il lavoro del Great Firewall, la grande Muraglia della censura cinese, negli ultimi giorni si sta intensificando sempre di più. Un popolare film cinese che racconta una storia d’amore in mezzo alle difficoltà della vita nella Cina rurale, Return to Dust, è stato rimosso da tutti i servizi di streaming poche settimane dopo la sua uscita e ogni discussione annessa al film è stata censurata sui social media. Google translate ha chiuso definitivamente i suoi servizi nella Cina continentale. Secondo un report del gruppo di monitoraggio del Great Firewall, gli utenti di una serie di popolari strumenti di elusione della censura stanno mandando centinaia di segnalazioni di blocco dei loro server, segnando un’escalation di repressione prima dell’atteso Conclave.
Il 21st century China Center dell’Università di San Diego, in un documento in preparazione del Congresso, ha analizzato come è cambiata la propaganda e lo strangolamento dei media in Cina sotto il presidente Xi Jinping. Dallo studio di 46 quotidiani cinesi in dieci anni è emerso che nel corso del mandato di Xi, il copione della propaganda è stato seguito sempre più da vicino e in modo sempre più frequente: ciò rende evidente il fatto che “tutti i media in Cina sono sotto un guinzaglio sempre più corto”. In particolare, i picchi di propaganda coincidono con le riunioni politiche e altri appuntamenti politici chiave. Il picco più elevato si è verificato cinque anni fa, durante il Congresso del Partito del 2017, poi alle liang hui del 2018, le Due sessioni che sono state anche le date in cui Xi ha modificato la Costituzione del Partito includendovi il proprio nome ed estendendo i limiti del mandato per consentirgli di detenere il potere quest’anno per la terza volta consecutivamente. Il picco di propaganda in queste settimane potrebbe superare anche quello del 2017, nel mese iniziato il primo ottobre con la giornata nazionale della Repubblica popolare cinese, seguita il 9 ottobre dal settimo plenum del Partito comunista e infine il Ventesimo Congresso, il 16 ottobre.
Un altro aspetto interessante è come con il passare del tempo la propaganda sia diventata più ovvia, più sfacciata. Con la diversificazione tecnologica dei media, molti pensavano sarebbe stata in grado di competere con i nuovi tipi di media. Perché il Partito vorrebbe rendere più, e non meno evidente la sua interferenza nei media? La motivazione, secondo gli autori del report, è da ricercare nelle richieste del Partito comunista cinese. I media sono uno strumento attraverso il quale i funzionari comunicano la loro lealtà al leader. Dal questo punto di vista, più è evidente il messaggio, meglio è. Con il rafforzamento del potere di Xi, si è consolidata anche l’importanza di mostrare lealtà incrollabile.
La ristampa di slogan politici sui media del Partito dimostra che il loro uso è aumentato drammaticamente nell’èra di Xi Jinping e che l’esatta formulazione di questi slogan è un modo di esprimere la propria fedeltà. Per questo motivo, l’aumento degli slogan rappresenta il riflesso del desiderio dei funzionari di partito locali di essere sicuri di non deviare dalla linea ufficiale, per paura di essere interpretati come in disaccordo. “Nell’èra di Xi, la posta in gioco del disaccordo ideologico è molto più alta e qualsiasi trasgressione potrebbe essere estremamente costosa”, si legge nel report. Se questo tipo di propaganda non persuade il pubblico, comunica la forza del Partito al pubblico.
Eppure un articolo pubblicato sulla rivista accademica Pnas mostra come il Covid abbia ispirato i cittadini cinesi a eludere la censura e ad accedere a contenuti sensibili su siti Web vietati tramite l’uso di Vpn. Dalla fine di gennaio 2019, quando Wuhan e le città circostanti sono state bloccate, i download delle Vpn sono aumentati, così come le ricerche di contenuti politicamente sensibili. Twitter, che in Cina è bloccato, ha avuto un boom di iscrizioni tra i giornalisti cinesi, guadagnando il 42 per cento in più di follower residenti in Cina tra dicembre 2019 e aprile 2020, così come i media stranieri (31 per cento) e gli attivisti politici (23 per cento). Più il Partito cerca di intensificare la Grande muraglia della censura, più i cinesi trovano i modi per aggirarla.