Scontro duro tra Macron e i sindacati. Manca la benzina alle pompe
Proroga dello sciopero nelle quattro raffinerie di TotalEnergies. La gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon soffia sul fuoco della protesta
Parigi. Da più di due settimane, la Francia è in ostaggio dello sciopero dei dipendenti di TotalEnergies e Esso-ExxonMobil, che bloccano sei delle otto raffinerie del paese e i loro depositi di carburante, causando una grave penuria di benzina in un terzo delle stazioni di servizio francesi e forti tensioni tra gli automobilisti, in particolare nell’Île-de-France, la regione di Parigi, e negli Hauts-de-France. Gli scioperanti, aizzati dai sindacati, reclamano un aumento sostanzioso dei loro salari per attutire il colpo dell’inflazione e condividere i profitti che i due colossi degli idrocarburi hanno registrato con la crisi energetica. Per arginare l’emergenza, Parigi ha già attinto alle riserve strategiche di carburante e martedì, il primo ministro, Élisabeth Borne, ha annunciato all’Assemblea nazionale “la precettazione del personale indispensabile al funzionamento dei depositi Esso-ExxonMobil” (il provvedimento, per ora, non riguarda i lavoratori di TotalEnergies).
I sindacati però non indietreggiano: anzi, promettono uno scontro totale e di allagare il fronte della protesta. Ieri pomeriggio, il sindacato Force Ouvière (Fo), vicino alla sinistra radicale, ha comunicato l’adesione allo sciopero dei dipendenti di TotalEnergies lanciato dalla Cgt, la storica organizzazione sindacale della gauche. “I sindacati Fo di Donges (Loire-Atlantique), Feyzin (Rhône), Normandie (Seine-Maritime), la Mède (Bouches-du-Rhône), Granpuits/Gargenville (Seine-et-Marne), Flandres (Nord) hanno tutti aderito allo sciopero legittimo iniziato il 27 settembre”, si legge nel comunicato di Fo. Come la Cgt, Fo, quarta forza sindacale nel settore petrolchimico e della raffinazione, contesta la decisione del governo di procedere alla precettazione dei lavoratori scioperanti e la comunicazione del gruppo TotalEnergies che “abbandona i suoi dipendenti alla vendetta popolare, facendoli passare per dei benestanti”, secondo le loro parole. Il riferimento è al comunicato pubblicato domenica sera dalla direzione del gruppo petrolifero, secondo cui “la remunerazione media di un operatore di raffineria di TotalEnergies in Francia nel 2022 è di 5 mila euro al mese” bonus compresi, ossia più del doppio della paga media di un lavoratore francese. Le cifre sono state contestate sia da Fo sia dalla Cgt che, per voce di Emmanuel Lépine, segretario generale Cgt della Federazione nazionale delle industrie chimiche, evoca invece uno stipendio medio attorno ai 3 euro, ma “per i posti altamente qualificati”. Il sindacato ha inoltre sottolineato che gli operatori delle raffinerie di TotalEnergies sono solo 4 mila su 35 mila in Francia.
L’unica apertura in questi giorni di malcontento e tensioni è arrivata lunedì, quando Esso ha raggiunto un accordo salariale con i sindacati moderati Cfdt e Cfe-Egc, maggioritari nel gruppo ma non nelle raffinerie: un aumento del 6,5 per cento nel 2023 più un bonus di 3 mila euro. L’accordo, però, non è stato firmato dalla Cgt, che reclama un aumento del 7,5 per cento e un bonus di 6 mila euro: senza questa rivalutazione dei salari, i blocchi continueranno. “Se il presidente Macron vuole che questo sciopero si diffonda ad altri settori dell’economia, proceda pure (alla precettazione, ndr)”, ha dichiarato Lépine, il rappresentante della Cgt per il settore energetico: “Posso garantirvi che sarà una guerra”.
Ieri mattina, il sindacato guidato dall’inflessibile Philippe Martinez, quello che costrinse Emmanuel Macron a rimandare la riforma delle pensioni nell’autunno del 2019, ha annunciato la proroga dello sciopero nelle quattro raffinerie di TotalEnergies. Nel pomeriggio, si è svolto un incontro tra i rappresentanti della Cgt e la direzione di TotalEnergies, ma non c’è stato nessun passo avanti decisivo, soltanto alcune timide aperture. La gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, soffia sul fuoco della protesta. Cinque deputati della Nupes, l’alleanza delle sinistre all’Assemblea nazionale guidata da Mélenchon, hanno parlato di “lotta di interesse generale”: “Chi blocca il paese è il governo, che rifiuta di tassare i superprofitti”. Per Macron il rischio è quello di una crisi sociale generalizzata, sommata a una Camera bassa ingovernabile per mancanza di maggioranza.