Il piano russo per ricostruire Mariupol e cancellare i crimini

Micol Flammini

Mosca sta lavorando alla ricostruzione della città distrutta dalla sua guerra. Priorità al centro storico e alle acciaierie, ma la popolazione è dimezzata

Mosca sta lavorando alla ricostruzione di Mariupol e  il sito russo The Village è entrato in possesso del piano con cui si vuole ridare vita alla città straziata, che ha subìto un assedio lungo quasi tre mesi. Mariupol  si trova nella regione di Donetsk, uno dei territori che il Cremlino pretende di aver annesso con un referendum fittizio, ed è strategicamente molto importante per il suo porto e le sue industrie. Nel piano si legge che la popolazione attuale della città è di 212 mila persona, prima della guerra gli abitanti di Mariupol erano 450 mila  e durante l’assedio sarebbero morti circa ventimila cittadini, vittime dei bombardamenti senza sosta che hanno colpito infrastrutture civili come l’ospedale ostetrico o il Teatro Drammatico usato come rifugio e contrassegnato da un’enorme scritta deti, bambini. L’intenzione di Mosca è portare la popolazione a 350 mila abitanti entro il 2025. Secondo il documento, per  la fine del 2022, verranno ristrutturati quasi 2.240.000 metri quadrati di abitazioni. Il piano è a lungo termine e arriva fino al 2035 e la priorità sarà data al centro storico – c’è anche il progetto di cambiare il nome del Teatro Drammatico in Teatro Drammatico russo – e alla zone in cui sorgono le rovine delle acciaierie Azovstal.

 

Un esperto di pianificazione urbana intervistato da The Village ha osservato che dare priorità a queste zone e non, per esempio, ai distretti fatti di case e condomini in cui vive la maggior parte della popolazione e che sono stati ugualmente distrutti, è una scelta bizzarra: non sarebbe meglio provvedere prima alle case degli sfollati? Il piano non presenta alcuna idea di sviluppo sociale, ma, osserva il sito,  iniziare dai luoghi simbolo dell’assedio, il teatro e l’acciaieria – dove verranno costruite nuove industrie per dare lavoro a più di novemila persone – servirà  a coprire i crimini commessi il più in fretta possibile. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)