l'intervista
Tabellini: “Il piano di Scholz sull'energia colpisce l'industria italiana”
I 200 miliardi che il governo tedesco ha stanziato per sostenere cittadini e imprese contro il caro bollette è un gigantesco aiuto di stato. "Sarebbe sorprendente se la Commissione europea non avesse nulla da obiettare in proposito", ci dice l'economista
Quest’anno sotto l’albero di Natale i cittadini tedeschi troveranno le bollette di luce e gas di dicembre interamente pagate dallo stato. È uno dei provvedimenti del pacchetto fiscale da 200 miliardi di euro approntato dal cancelliere Olaf Scholz per difendere imprese e famiglie dal caro energia. La manovra ha suscitato molte critiche che non accennano a sopirsi neanche adesso che la Germania si sta aprendo a una strategia condivisa a livello europeo per contrastare la crisi energetica, anche se non è ancora chiara che posizione assumerà sul debito comune. Se anche si arrivasse a una sorta di “Recovery energetico”, il comportamento del governo tedesco ha insinuato il seguente dubbio nelle menti anche più europeiste: che cos’è una manovra fiscale da 200 miliardi se non un gigantesco aiuto di stato, che viola le norme europee sulla concorrenza e la reciprocità e aggira i vincoli di bilancio?
Abbiamo rivolto la domanda all’economista e già rettore dell’Università Bocconi, Guido Tabellini, il quale spiega che bisogna distinguere tra il supporto ai consumatori, che tutti gli stati hanno offerto in questo periodo di crisi – e l’Italia lo ha fatto anche più di altri in proporzione al pil – e il sostegno economico alle imprese. “È vero che di fatto la Germania sta violando le norme sugli aiuti di stato e mettendo gli altri paesi europei in una condizione di svantaggio competitivo”, dice Tabellini ricordando che mentre la disciplina di bilancio che i paesi sono chiamati a rispettare (Patto di stabilità) è stata sospesa – prima per il Covid e poi per la guerra in Ucraina – fino a tutto il 2023, e dunque non c’è da scandalizzarsi se il governo tedesco utilizza gli ampi margini fiscali a sua disposizione, le regole sulla concorrenza sono tutt’ora vigenti.
“Sarebbe sorprendente – dice l’economista – se la Commissione europea non avesse nulla da obiettare in proposito”. Aiuti alle famiglie e aiuti alle imprese, dunque, non si possono mettere sullo stesso piano anche se fanno parte di un unico pacchetto fiscale che per la sua potenza, secondo alcuni osservatori, rischia di aumentare il rischio di frammentazione della zona euro ora che non c’è più la Bce ad acquistare il debito pubblico. È così? “Il sostegno che il governo tedesco si appresta a offrire alle aziende può danneggiare altri paesi, ma soprattutto rende particolarmente visibile l’asimmetria tra Germania e Italia, che hanno grandi sistemi manifatturieri e sono anche i più esposti alla carenza di gas. Se il nostro paese volesse intraprendere la stessa strada tedesca dovrebbe indebitarsi di più rischiando di fare salire lo spread. Se, però, non facesse nulla, le imprese soffrirebbero. Comunque vada, la manovra fiscale tedesca ha messo l’Italia in una posizione scomoda”.
E considerando che proprio l’Italia è stata rimproverata e sanzionata più di una volta dall’Europa proprio per gli aiuti di stato all’economia, non esiste il rischio che il comportamento della Germania fomenti un certo risentimento nei confronti di Bruxelles nella destra populista che sta per andare al governo? “Di sicuro può rafforzare la posizione di chi pensa che il nuovo esecutivo debba approvare scostamenti di bilancio anche di una certa entità – prosegue l’economista – Inoltre, non si può dare torto a chi ritiene che la Germania non abbia del tutto la coscienza pulita e che debba assumersi la responsabilità di aver portato avanti una politica energetica fallimentare che l’ha resa quasi completamente dipendente dalla Russia. Questa responsabilità finirà con il pesare sul giudizio di chi ha sempre guardato alla Germania come a un modello, perché è un po’ come se avesse messo l’Europa nei guai e poi si salvasse da sola grazie alla sua forza fiscale”.
Adesso, però, che sono state messe in sicurezza famiglie e imprese tedesche, il governo di Scholz sta provando, anche insieme all’Olanda, a ragionare su una proposta congiunta sulla riduzione del prezzo del gas. Alla fine, però, se la situazione si sbloccherà, se l’Europa, per la seconda volta in pochi anni, riuscirà a definire un’azione comune contro uno choc esterno, sarà merito della Germania, non crede? “In effetti, qualcosa si sta muovendo, soprattutto c’è oggi la disponibilità che prima non c’era a ragionare sul price cap, ma sulla risposta fiscale comune per far fronte alla crisi energetica la Germania ci andrà cauta perché il Fdp, che è forza di governo, dovrebbe fare una netta retromarcia rispetto alla contrarietà dichiarata per questo strumento. In ogni caso, l’intenzione mi pare sia di escludere qualsiasi forma di contributo a fondo perduto”