Guerra in Ucraina
I giochi di Elon Musk, che possiede una cosa di cui Kyiv non può fare a meno
Il sistema Starlink è unico e insostituibile, proprio per questo è meglio se ne occupino (e lo paghino) i governi
L'uomo più ricco del mondo dice di non potersi più permettere di pagare i suoi sistemi satellitari in Ucraina. Si rimangia regali e promesse e chiede milioni al Pentagono. Un diplomatico ucraino aveva risposto al suo trattato di pace in un tweet (forse dettato da Putin) così: “’Fanculo”. Oggi Musk risponde: “Sto seguendo le sue raccomandazioni”
Quattro giorni dopo la liberazione di Izyum nella regione di Kharkiv, il presidente Volodymyr Zelensky e il generale Oleksandr Sirsky, stratega della controffensiva, erano arrivati in città e, insieme a loro, era arrivato un sistema Starlink dell’agenzia spaziale SpaceX dell’uomo più ricco del mondo Elon Musk. Gli abitanti della città di Izyum erano rimasti disconnessi per mesi e non sapevano cosa fosse successo nel resto del paese e del mondo da aprile fino a quel 14 settembre. Sono corsi intorno al pannello Starlink posizionato su un treppiedi e hanno chiamato per la prima volta genitori, amici, mogli. Ieri Musk si è rimangiato il suo regalo, ha detto che non se lo può più permettere. La notizia l’ha data la Cnn: mantenere attivi i quasi ventimila sistemi Starlink che sono presenti oggi in Ucraina – secondo i calcoli di Musk – arriverà a costare venti milioni di dollari al mese. Giovedì sera un alto funzionario della difesa degli Stati Uniti ha parlato con il Washington Post e ha confermato che Musk aveva già chiesto al Pentagono, in privato, di cominciare a pagare il servizio al posto suo.
Oggi Starlink è una risorsa di cui Kyiv non può fare a meno: serve per ristabilire la connessione internet nelle aree appena liberate e in quelle più a ovest colpite dai missili vendicativi che Vladimir Putin spara contro le infrastrutture civili, come ha fatto durante l’ultima settimana, ma serve soprattutto all’esercito. Centinaia di sistemi Starlink sono in dotazione alle unità che combattono in prima linea e anche a quelle che in questo momento stanno portando avanti la controffensiva in Donbas e in direzione sud, verso Kherson. Servono per far funzionare i cannoni ucraini e per comunicare nelle aree dove non c’è rete telefonica (praticamente ovunque sulla linea del fronte) o dove i comandanti delle forze di Kyiv rischierebbero di essere intercettati dai russi mentre dettano le coordinate alle proprie truppe e ordinano movimenti sul campo. Soprattutto il lavoro della brigate di artiglieria è integrato ai sistemi Starlink e l’addestramento di quei soldati è avvenuto potendo contare sulla garanzia della disponibilità a lungo termine di questa tecnologia. E’ molto complicato a questo punto trovare una soluzione diversa senza smantellare tutto e ricominciare da capo: una cosa che, mentre è in corso un conflitto, non si può fare. E’ la ragione per cui sarebbe meglio che a fornire sistemi critici fossero istituzioni come il Pentagono o l’Alleanza atlantica e non un geniale miliardario, anche se avesse fama di interlocutore affidabile, fama che Elon Musk non ha. La sua Starlink però è unica: al mondo non esiste un altro sistema comparabile a livello di qualità del servizio e che garantisca contemporaneamente una applicabilità così diffusa. Secondo il funzionario del Pentagono che ha parlato con il Washington Post, è probabile che il conto da pagare per Washington “raggiunga centinaia di milioni di dollari nel prossimo anno”. E ha proposto un’analisi piuttosto efficace del comportamento di Musk: “Lui fa dondolare la speranza sulla testa di milioni di persone, poi attacca il dipartimento della Difesa portandogli il conto da pagare per un sistema che nessuno gli aveva chiesto ma da cui, ormai, così tante persone dipendono”. E poi: “Elon fa Elon”.
Martedì sera Vice News aveva pubblicato un’altra notizia: “Elon Musk ha avuto una conversazione privata con il presidente russo Vladimir Putin”. Musk aveva smentito dicendo: “L’ultima volta che ho parlato con Putin è stata 18 mesi fa e l’argomento della discussione era stato lo Spazio”. Vice News aveva avuto accesso a un report di Ian Bremmer, l’analista americano specialiazzato in rischi globali che dirige l’Eurasia Group. Il report era destinato a un numero ristretto di persone – soci, partner e clienti – e lì Bremmer scrive che Musk gli avrebbe confidato candidamente di aver parlato con Putin e che il presidente russo gli aveva sostanzialmente dettato i quattro punti per raggiungere la pace in Ucraina. Quei quattro punti (rifare i referendum di annessione, riconoscere la sovranità russa sulla Crimea, accesso all’acqua potabile garantito per la penisola occupata, neutralità militare dell’Ucraina) erano diventati un trattato di pace in 240 caratteri pubblicato da Musk su Twitter e sottoposto al voto dei suoi 108 milioni di follower. Il diplomatico ucraino Andrij Melnyk gli aveva risposto con un commento sulla piattaforma: “’Fanculo”. Ieri Musk ha twittato: “Sto solo seguendo le sue raccomandazioni”.