l'intervista

Russia, Cina e Iran, le strategie europee sul fronte della democrazia. Parla Antonio Parenti

Micol Flammini

Il direttore della rappresentanza della Commissione europea in Italia sull'Ue contro i regimi: "Oggi rischia di essere indebolita dal multipolarismo"

La guerra che Vladimir Putin ha iniziato contro l’Ucraina ha reso più urgente il confronto tra democrazie e regimi e l’Unione europea  è il primo fronte. “L’Ue ha sempre avuto una stella polare nella sua politica estera: il multilateralismo”, dice al Foglio Antonio Parenti, direttore della rappresentanza della Commissione europea in Italia. “Oggi  rischia di essere indebolito dal multipolarismo, che richiede una maggiore efficienza da parte dell’Ue in materia di politica estera e sicurezza. La coscienza  c’è, ma bisogna passare ai fatti”. L’Ue si sta muovendo verso una soluzione comune, dice Parenti, ma ci vuole velocità, ed è un principio da applicare non solo con la Russia. Domenica si è aperto il Congresso del Partito comunista cinese e in questi giorni anche i paesi europei sono alle prese con decisioni importanti sul futuro rapporto con la Cina. “Pechino è  un partner, un concorrente economico e un rivale politico ora la situazione si sta spostando verso quest’ultimo aspetto. Il rapporto deve essere strutturato in modo differente, va contenuto l’espansionismo politico, ma non bisogna arrivare all’isolamento.

 

Quel che è importante è che Ue e Stati Uniti coordinino meglio le loro forze nei confronti di Pechino: lavorare per imbrigliare la Cina in modo positivo è una necessità, come un domani sarà necessario tornare a parlare con una Russia diversa. Bisogna lavorare affinché questi paesi cambino”. La lezione va appresa e applicata anche nei confronti dell’Iran,  l’Ue sperava si potesse arrivare a un nuovo  trattato sul nucleare e invece ora pensa a  sanzionare Teheran per la repressione delle proteste. Per l’Ue è importante ragionare a  lungo termine, dice Parenti: “Effettuare il passaggio verso le rinnovabili per muoversi in modo diverso sullo scenario internazionale”. Questo asse di regimi   interpreta come un’arma a suo favore i  mutamenti politici nei paesi europei. Da ultimo l’Italia, che Parenti vede ben ancorata nell’interesse europeo: “Il futuro governo avrà la sua opportunità di decidere quale indirizzo dare in materia estera, economica, europea. Non nutro particolari preoccupazioni per quello che potrebbe essere il collocamento internazionale dell’Italia.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)