Gli audio di Berlusconi visti da Strasburgo

Micol Flammini

Le parole del Cav. all'Europarlamento sembrano arrivare da un’altra epoca, in cui la Russia non ha mai invaso Kyiv

Strasburgo, dalla nostra inviata. La notizia della lettera “dolcissima” inviata da Silvio Berlusconi a Vladimir Putin per il compleanno e dello scambio di doni dalla varia gradazione alcolica, vodka e lambrusco, al Parlamento europeo di Strasburgo aveva provocato la reazione dura di liberali e socialisti nella prima mattinata. Poi i commenti sono arrivati anche dal Partito popolare europeo, di cui fa parte Forza Italia, con estoni e polacchi che hanno consigliato a Berlusconi di ritirarsi e di rimandare indietro la fornitura di vodka. Tutto sembrava essere rientrato, fino a quando un secondo audio, diffuso da LaPresse, non ha rivelato che  Berlusconi  affibbia tutta la colpa della guerra alla resistenza ucraina e a Volodymyr Zelensky.

 

Se fino a quel momento i compagni del Ppe erano quasi pronti a chiudere un occhio, le nuove dichiarazioni li hanno costretti a sbarrarli gli occhi, chi incredulo, chi preoccupato, chi furioso. Andreas Schwab, europarlamentare della Cdu, fa parte degli increduli. L’eurodeputato racconta al Foglio che l’atmosfera in Ue nei confronti dell’esecutivo che deve ancora nascere è di sfiducia, ma lui non è d’accordo: “Devono avere la possibilità di lavorare, per questo mi astengo dal giudicare. Ma con Berlusconi è un’altra questione”. Schwab dice di aver apprezzato  il commento di un collega che “sosteneva che il presidente di FI avesse mandato lambrusco perché non voleva inviare  a Putin il miglior vino italiano. Ecco, vorrei poter dire che abbia fatto la scelta del lambrusco perché in qualche modo nutriva dei dubbi sull’opportunità del gesto”.

 

E forse ci si sarebbe potuti anche fermare a questa battuta se non fossero arrivate le altre dichiarazioni. “Berlusconi non ha parlato per il Ppe in Italia, il partito a Roma ha un altro interlocutore:  Antonio Tajani”,  dice Schwab  per rimarcare che tra i popolari c’è la convinzione che linea di Forza Italia sia diversa da quella di Berlusconi. “Il Ppe è dalla parte della libertà del popolo ucraino, come FI”. A Strasburgo, gli audio di Berlusconi sembrano arrivare da un’altra epoca,  in cui la Russia non ha mai invaso Kyiv. “Mi piacerebbe poter dire che quelle frasi siano state dette dopo aver bevuto una bottiglia di lambrusco. Ma non va bene, nessuno nel Ppe può condividere certe posizioni”, conclude Schwab.  

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)