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A bruxelles

Tra tensioni e promesse il vertice Ue raggiunge un accordo (minimo) sull'energia

David Carretta

Malgrado forti attriti tra i ventisette, il compromesso raggiunto evita una rottura che avrebbe portato a una vittoria politica per Putin. Ma i leader continueranno a negoziare. "Molto presto si sentiranno gli effetti”, dice Michel. Draghi torna a chiedere uno strumento di debito comune

Bruxelles. I capi di stato e di governo dell'Unione europea questa notte hanno raggiunto un accordo minimo sulle potenziali misure per fronteggiare l'emergenza dei prezzi dell'energia. L'obiettivo è “far abbassare i prezzi, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e continuare a lavorare per ridurre la domanda”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine del vertice dei capi di stato e di governo. Secondo Michel, ci saranno anche “misure per proteggere il mercato interno”. Malgrado forti tensioni tra i ventisette sul “price cap” per il gas e la solidarietà finanziaria, il compromesso raggiunto permette di evitare una rottura che avrebbe portato a una vittoria politica per Vladimir Putin.

 

Ma, di fatto, i leader si sono solo impegnati a continuare a negoziare sulle principali misure di cui si discute da mesi: gli acquisti congiunti per una parte degli stoccaggi per l'inverno 2023-24; un nuovo indice complementare al Ttf di Amsterdam; un corridoio di prezzi dinamico sulle transazioni di gas naturale per limitare episodi di prezzi eccessivi; un tetto al prezzo del gas per la produzione di elettricità. Questa è l'unica novità emersa dal Consiglio europeo. Il cosiddetto “modello iberico” di “price cap” sul gas per la produzione elettrica era fortemente osteggiato da Germania e Paesi Bassi e non era stato incluso nell'ultimo pacchetto della Commissione di Ursula von der Leyen. Ma anche in questo caso l'approccio è molto prudente: dopo il via libera dal Consiglio europeo, prima di formulare un'eventuale proposta sul “modello iberico”, la Commissione farà “una valutazione dell'impatto finanziario dei paesi con molto gas nella produzione di elettricità” e un'analisi sul “flusso di elettricità sussidiata verso paesi non-Ue vicini”, ha spiegato von der Leyen. Il negoziato ora passa ai ministri dell'Energia, che si vedranno in un Consiglio straordinario il 25 ottobre.

Michel si è detto “fiducioso che molto presto si sentiranno gli effetti” dell'accordo sulla bolletta. Von der Leyen ha spiegato che i prezzi del gas sono più che dimezzati dal picco di agosto. Ma nessuno ha saputo dire quando e quanto le famiglie e le imprese pagheranno di meno. La prossima settimana la Commissione approverà il nuovo quadro temporaneo per consentire un più ampio uso degli aiuti di stato. Come dimostra il piano da 200 miliardi di euro presentato dalla Germania, alcuni paesi hanno una capacità fiscale molto più consistente di altri.

 

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è tornato a chiedere uno strumento di debito stile Sure: “Un fondo comune considerevole utilizzabile non solo per investimenti, ma anche per mitigare i prezzi”. La Germania e gli altri paesi frugali si sono opposti. Draghi ha minacciato di non dare il via libera alle conclusioni del Consiglio europeo senza un chiaro impegno sul finanziamento comune. Ha ricordato che l'Italia non ha bisogno di acquisti comuni di gas. E' riuscito a fare in modo che le misure sull'energia e quelle finanziarie facciano parte di un unico pacchetto. Le conclusioni prevedono che “tutti gli strumenti rilevanti a livello nazionale e dell'Ue debbano essere mobilitati per rafforzare le nostre economie”. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dato una lettura positiva. “C'è un mandato molto preciso che consentirà alla Commissione  di farci nelle prossime settimane proposte per avere un meccanismo di garanzia come avevamo fatto con il Sure durante la pandemia, oppure per poter utilizzare i prestiti ancora disponibili oggi nel quadro del RePowerEu, dando un po' di flessibilità”, ha detto Macron. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ribadito di voler concentrarsi “sul denaro che già c'è” (Recovery fund, fondi di coesione e RePowerEu), senza ricorrere a nuovo debito comune. Ma il cancelliere non ha completamente escluso la possibilità di un Sure 2.0 in futuro. “Il dibattito continuerà”, ha detto Scholz.

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