La Cina recluta i piloti occidentali per addestrare i suoi alla guerra

Giulia Pompili

Sin dalla fine del 2019 almeno trenta piloti della Royal Air Force, dopo aver concluso il loro servizio presso l’aviazione del Regno Unito, sono andati a fare gli addestratori delle Forze armate cinesi. La notizia è arrivata un paio di giorni fa direttamente dall’intelligence del ministero della Difesa di Londra, che ha fatto sapere che la vicenda “erode chiaramente il vantaggio della Difesa del Regno Unito” e che sono in atto delle indagini per capire se questi piloti da guerra hanno violato l’Official Secrets Act, la legge sulla sicurezza nazionale. “Stiamo adottando misure immediate per scoraggiare e penalizzare questa attività”, si legge nel comunicato. La missione della leadership di Xi Jinping di trasformare la Cina in una potenza militare, con un piano a tappe forzate decisamente troppo repentino, ha fatto in modo che Pechino guardasse fuori dai suoi confini per convincere talenti e addestratori stranieri a formare la nuova generazione di cinesi dell’Esercito popolare di liberazione. Ma secondo il ministero della Difesa inglese c’è anche un altro obiettivo: la Cina recluta piloti dal Regno Unito, e non solo, nel tentativo di capire tattiche e capacità dell’aviazione occidentale, e questa condivisione potrebbe essere particolarmente pericolosa nel caso di un futuro conflitto. Secondo quanto riportato ieri dalla stampa inglese, la Cina avrebbe reclutato i piloti ex Raf attraverso un’accademia con sede in Sudafrica, la Tfasa (Test Flying Academy of South Africa) con base a Oudtshoorn. L’accademia però è in parte di proprietà del colosso statale cinese Aviation industry corporation of China. Già da qualche tempo, almeno dal maggio scorso, l’accademia è sotto osservazione dall’intelligence internazionale.


A quanto risulta al Foglio, dentro all’accademia sudafricana ci sono almeno tre velivoli italiani: sono gli ultraleggeri di un’azienda pugliese che si chiama Blackshape, e che collabora con la Marina militare italiana sin dal 2014. Il suo Prime, quell’anno, decollò dalla portaerei Cavour proprio in Sudafrica, e lo scorso anno la Marina lo considerò per l’acquisizione. Dal 2018 Blackshape collabora e forma i piloti anche per Boeing. La Tfasa, contemporaneamente, assume i piloti collaudatori della Commercial aircraft corporation of China, il colosso statale cinese Comac che vuole rompere il duopolio Boeing-Airbus. E sempre sul fronte italiano, basti pensare al caso diventato internazionale di Alpi aviation, l’azienda di droni di Pordenone che collaborava con la Difesa, la cui vendita alla Cina è stata bloccata dal governo Draghi. In una nota alla stampa, a marzo 2021, l’azienda negava di aver venduto droni all’Iran e scriveva: “Il fatto che l’attuale amministratore della società sia un ex comandante delle Frecce Tricolori costituisce un’ulteriore garanzia sulla affidabilità e sulle competenze di Alpi aviation”.      


Ma la questione inglese di questi giorni è ancora più complicata da gestire, anche politicamente. Perché qualcuno dovrebbe decidere di mettersi a servizio della Cina? Per soldi, principalmente. Lo ha fatto capire ieri il governo inglese, dicendo che Pechino promette loro stipendi da più di 270 mila euro l’anno, e che il problema è piuttosto della legge che fino a oggi glielo ha consentito. Ieri è circolata con insistenza la notizia che l’improvviso viaggio a Washington del segretario alla Difesa inglese Ben Wallace avesse a che fare con il lavoro di reclutamento cinese nel Regno Unito, con cui l’America condivide tecnologie di Difesa all’avanguardia nell’alleanza Aukus e nel programma F-35. 


La questione dei piloti da guerra inglesi che vanno ad addestrare i piloti da guerra cinesi è diventata un caso internazionale piuttosto controverso proprio per la gravità della eventuale compromissione, e anche perché tutti conoscono la capacità di Pechino di essere molto convincente. La Difesa australiana ha iniziato un’indagine sui suoi piloti: “Sarei profondamente turbato se venissi a sapere che c’è del personale che è stato attirato da un assegno da un paese straniero invece di servire il proprio paese”, ha detto ieri il ministro Richard Marles. Un membro della Società di piloti sperimentali (Setp) ha detto a Reuters: “Non conosco nessuno che ci sia andato, ma è chiaro che stanno prendendo di mira i piloti collaudatori occidentali o dei paesi del Five Eyes”, il consorzio d’intelligence composto da America, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada.  (giu.pom)
 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.