La visita di Macron a Roma apre opportunità di contatto con il nuovo governo

Jean-Pierre Darnis

Il calendario politico italiano dà un senso diverso  al summit internazionale per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con il presidente francese e crea un'aspettativa di incontro con Giorgia Meloni

Roma. La presenza di Emmanuel Macron al summit internazionale per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio domenica a Roma riveste una serie di significati. Già a giugno scorso il presidente francese aveva ricevuto all’Eliseo il fondatore della comunità, Andrea Riccardi, insieme a Mario Giro. Tradizionalmente la Francia era piuttosto restia a relazionarsi con un soggetto come Sant’Egidio, di fatto una ong internazionale con un forte radicamento religioso ma anche un particolare significato nel contesto italiano dove ad esempio Mario Giro ha avuto responsabilità ministeriali con le maggioranze di centro-sinistra dal 2013 al 2018. La visita di giugno scorso era servita a ufficializzare un canale aperto con la presidenza francese che si è resa conto delle possibili convergenze. Fra i vari elementi spiccano il dialogo interreligioso ma anche le capacità di mediazione in contesti di crisi internazionale, come nel continente africano. La tematica del dialogo interreligioso risulta molto interessante per una Francia che ha raggiunto i limiti della dialettica fra laicità e religione.

 

Il modello laico francese corrisponde a una visione di secolarizzazione della società che non riesce a cogliere l’insieme delle sfumature ormai presenti sul territorio. Già Nicolas Sarkozy aveva provato, in modo un po’ maldestro, a trattare la questione musulmana in Francia con l’attivazione di un consiglio religioso sponsorizzato dallo stato, un procedimento che aveva prodotto risultati contrastanti. Da questo punto di vista Sant’Egidio offre una piattaforma terza di dialogo che potrebbe apparire come opportuna anche nel contesto interno francese. La nomina a Cardinale del vescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, ad esempio accompagna la crescita nella chiesa francese della sensibilità per il  dialogo interreligioso vissuto come una necessità della pastorale interna, in una zona come Marsiglia particolarmente ricca di diversità, ma anche di quella esterna, chiaramente orientata verso il Maghreb e l’Africa. Aveline è stato il fondatore dell’Istituto Cattolico del Mediterraneo, un organo di punta in tal senso. Il percorso di Macron viene quindi a incrociare l’evoluzione della chiesa francese e quella della Santa Sede, in un contesto dove anche il potere politico guarda con favore la crescita della componente francese nella chiesa globale. In modo più concreto inoltre, l’avvicinamento con Sant’Egidio può fornire nuovi strumenti nel contesto africano dove la Francia, emarginata recentemente, ha bisogno di rinnovare le sue alleanze per stabilizzare il continente. Va inoltre rilevato che pur mantenendo una linea ineccepibiile a favore dell’Ucraina, Macron ha sempre tentato di mantenere un canale aperto con Putin, una posizione che fa eco alla visione della Santa Sede. 

 

Siamo dunque di fronte a una politica francese indirizzata ad ambienti para vaticani, che poi gioca anche a favore delle sinergie con l’Italia, come segnala la partecipazione di Sergio Mattarella allo stesso summit. Ma il calendario politico italiano dà un senso diverso alla visita di Emmanuel Macron a Roma, anche perché crea un’aspettativa di incontro con  Giorgia Meloni. C’è infatti una congiunzione temporale che crea imbarazzi fra il summit di Sant’Egidio e la procedura di nomina del nuovo governo: come farà  Macron a venire in Italia dove incontrerà per un pranzo privato il presidente della Repubblica senza stabilire un contatto con il futuro esecutivo? E come farà  la leader del governo nascente  a non estendere un invito al presidente della Repubblica francese in viaggio a Roma per partecipare a un summit internazionale che può solo attrarre il favore di chi dichiara apertamente la sua fede cristiana? Sarebbe assurdo se il consenso intorno al dialogo interreligioso non portasse anche a un minimo di dialogo intergovernativo. Si tratta però di una materia politicamente delicata perché all’interno della maggioranza Meloni persiste un fondo di cultura anti-francese intesa come la necessità di affermazione sovranista contro Parigi, mentre in Francia l’ipersensibilità alla cultura antifascista spinge a descrivere la destra italiana come uno spauracchio. Questa situazione imbarazzante crea comunque un’opportunità: la diplomazia francese ha avviato i contatti con la squadra di Meloni per gestire al meglio il calendario.  La presenza di Macron a Roma, un fattore casuale, potrebbe provocare la necessità di un incontro anche veloce che segnerebbe un’apertura formale delle relazioni fra i due esecutivi, un passo necessario per poi avviare le formalità bilaterali senza perdere troppo tempo sul determinare chi apre le danze. Potrebbe essere quello il primo vero segno concreto dell’efficacia dello spirito di Sant’Egidio.