La bomba

Il gioco sporco (come la bomba) del ministro russo Shoigu

Micol Flammini

Mosca accusa l’Ucraina di minaccia nucleare parlando delle “provocazioni” americane in Siria. Il Cremlino vuole spaventare i suoi cittadini e gli alleati di Kyiv, ma dice: noi siamo pronti. E presenta il suo piano contro la "bomba sporca"

La “bomba sporca” in Russia riempie i notiziari, i canali televisivi spiegano le differenze tra un ordigno normale e uno atomico, i propagandisti seduti davanti alle telecamere elencano quando e come gli ucraini avrebbero iniziato a dotarsi dell’arma e cosa potrebbe accadere. Nel fine settimana il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, ha chiamato i suoi quattro omologhi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Turchia, per dire che bisogna fermare i piani di Kyiv,  determinata a utilizzare una “bomba sporca”, che è formata da esplosivo convenzionale e materiale radioattivo, che si propaga grazie alla deflagrazione. L’intelligence americana ha dimostrato di essere ben informata su quello che accade tra Russia e Ucraina e dopo le affermazioni di Shoigu ha smentito e tranquillizzato. Kyiv ha risposto che se Mosca agita certe paure è perché ha la bomba ed è pronta a usarla. 

 

Shoigu è il ministro della Difesa che in questi ultimi mesi è stato accusato di ogni fallimento, è la testa che i falchissimi  hanno chiesto per ricostituire la reputazione dell’esercito russo allo sbaraglio, ma è anche lo scudo del presidente Vladimir Putin che sa bene quanto una figura così criticata  lo aiuti a proteggere se stesso: finché gli arrabbiati se la prendono con Shoigu va tutto bene, ma senza Shoigu il rischio è che potrebbero iniziare a prendersela con il presidente in persona. Il ministro, ormai screditato,  ha ripetuto un’idea che la propaganda raccontava già da qualche giorno, dimostrando che i suoi comunicati ufficiali non seguono neppure più i canali istituzionali e che le questioni che riguardano la guerra sono sempre più gestite da ambienti paraministeriali. Ogg il generale russo Igor Kirillov ha ripetuto: “Due organizzazioni in Ucraina hanno istruzioni specifiche per creare la cosiddetta ‘bomba sporca’. Hanno quasi finito”. Il fine, ha spiegato il generale, è accusare la Russia di usare armi di distruzione di massa per lanciare una campagna antirussa.  I contatti tra Washington e Mosca si sono fatti più intensi, gli Stati Uniti hanno detto di avere un canale di comunicazione aperto. E’ un bene che i due paesi si parlino, ma è anche indice del fatto che il momento si sta facendo più pericoloso:  Shoigu avrebbe cercato di spaventare gli alleati  dell’Ucraina per convincerli ad allentare gli aiuti ma la paura è che la Russia stia cercando un pretesto per aumentare la violenza e impedire che la controffensiva degli ucraini nella regione di Kherson finisca in una disfatta per Mosca.

 

Il pretesto della bomba sporca, i cui danni sono da imputare più all’esplosione che al materiale radioattivo ma ha l’obiettivo di creare panico nella popolazione ucraina,  serve anche per fini interni, per accrescere in Russia la percezione dell’Ucraina come una minaccia: oggi il dipartimento del ministero della Difesa che si occupa di armi nucleari, chimiche e biologiche ha detto che Mosca si sta preparando a “svolgere tutte le sue funzioni in condizione di contaminazione radioattiva”, ha indicato le strutture più sensibili e quelle più sicure: ha un piano pronto. I sospetti che il Cremlino cerchi il pretesto per  aumentare la violenza  si sono fatti più forti quando il canale telegram del ministero della Difesa ha pubblicato un elenco di tutte le volte in cui gli Stati Uniti hanno cercato di orchestrare una campagna antirussa, per esempio in Siria, dove il Cremlino sostiene il regime di Bashar el Assad, “quando i White Helmets  – le squadre di primo soccorso siriane – hanno girato un video di propaganda sull’uso di armi chimiche da parte delle forze governative”. Il ministero russo parla della “provocazione” nel villaggio siriano di Khan Shaykhun, colpito da una bomba al sarin nel 2017. Nel racconto, Mosca omette che l’Organizzazione per la proibizione della armi chimiche ha già  stabilito che l’attacco avvenne davvero, furono utilizzate armi chimiche come in altre zone della Siria e  l’Onu disse che l’attacco era stato compiuto dal regime di Assad: il Cremlino  ha sempre negato. Prosegue il ministero della Difesa su Telegram: “Gli americani, usando questa provocazione come pretesto… hanno lanciato un attacco missilistico alla base aerea di Shayrat, violando grossolanamente le norme del diritto internazionale. E’ molto probabile che anche in questo caso venga utilizzato uno scenario simile… A seguito della provocazione della ‘bomba sporca’, l’Ucraina prevede di intimidire la popolazione locale, aumentare il flusso di rifugiati in tutta Europa e presentare la Federazione russa come un terrorista nucleare”. Mosca sta cercando di legittimare ogni sua azione futura, ma contemporaneamente tenta di spaventare gli alleati di Kyiv, mostrandosi come potenza ragionevole: non è un caso che sempre nel fine settimana, la direttrice di Rt, Margarita Simonyan, abbia licenziato un suo giornalista, Anton Krasovsky, per aver detto che i bambini ucraini dovrebbero essere annegati. Sono otto mesi che la direttrice di Rt nega il diritto dell’Ucraina di esistere. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)