regno unito
Nella piazza londinese in cui si vuole ribaltare la Brexit
Nella capitale inglese c'è stata grande partecipazione alla protesta di “Rejoin e Reform”, il movimento fondato dall’attivista John McPhie che promuove il ritorno nell’Ue. E la richiesta era di tornare al voto subito
Londra. Sono arrivati in migliaia a Londra da tutto il Regno Unito con le bandiere europee, i berretti, gli striscioni, per partecipare alla manifestazione contro la Brexit organizzata dal movimento “Rejoin and Reform”.
Era sabato, il governo di Liz Truss era appena caduto, stava per resuscitare la leadership di Rishi Sunak, ora premier, ma ancora si chiacchierava di un possibile ritorno di Boris Johnson. Così, assieme alla protesta contro la Brexit, il più fallimentare dei progetti del Partito conservatore inglese, molti chiedevano anche: andiamo a votare subito. Secondo i più recenti sondaggi, il 54 per cento dei britannici vorrebbe tornare nell’Unione europea, la percentuale più alta di sempre, e l’instabilità dei governi che hanno cercato di maneggiare il divorzio britannico spinge anche per le elezioni anticipate. Karen e Andrew, una coppia arrivata da Leeds, dice che non si aspetta “molto in termini di cambiamenti immediati, ma questo è l’inizio di un movimento. Bisognerà farlo crescere”. Karen ha in mano una bandiera europea, Andrew un cappellino blu con le stelle gialle: una pende appesa a un filo, rappresenta il Regno Unito. Il silenzio sulla Brexit di Keir Starmer, leader del Labour, “è un po’ deludente, ma è comprensibile”, dice Karen: “Come per gli scioperi, con i quali Starmer non vuole avere niente a che fare. Deve evitare qualsiasi cosa che i tabloid potrebbero usare contro di lui. E’ strategia. I sondaggi gli danno ragione”. Il Labour ha guadagnato nelle rilevazioni un vantaggio di circa 30 punti percentuali rispetto ai Tory.
Il movimento “Rejoin and Reform” è stato fondato dall’attivista John McPhie, promuove il ritorno nell’Ue e le riforme. “La Brexit ha evidenziato ed esacerbato le divisioni, ha messo a nudo l'incompetenza e la disonestà di coloro che ci governano, molti dei quali hanno fatto il gioco degli avversari che intendono dividere e destabilizzare l’Europa. Ha anche mostrato che il nostro sistema politico è disfunzionale, corrotto e ha un urgente bisogno di riforme”, scrive McPhie nel manifesto del movimento. La più urgente delle riforme, per questa piazza, è l’abolizione del first past the post, il sistema maggioritario. A settembre, alla conferenza del Labour, i delegati hanno approvato la mozione d’inserire la riforma del sistema elettorale nel manifesto del partito.
“Al momento, la lotta più dura sia per la Brexit sia per le riforme è quella contro il silenzio dei media”, dice Anne, un’insegnante che ha vissuto a lungo in Francia. Gran parte dello scontento è rivolto alla Bbc, accusata di avere imbavagliato i giornalisti ed essersi affiancata ai giornali conservatori nel non menzionare mai la Brexit. Ad agosto, al festival della tv a Edinburgo, l’ex presentatrice della Bbc Emily Matlis aveva definito quella sulla Brexit “la congiura contro il pubblico britannico”. Qualche mese prima, anche il presentatore Andrew Marr aveva lasciato la Bbc scontento e si era trasferito alla stazione radio indipendente Lbc, che negli ultimi mesi registrato una crescita degli ascolti del 20 per cento. Anche questo un segnale della voglia di cambiamento.
I conservatori inglesi