Conferenza del presidente Joe Biden e Ursula von der Leyen a Bruxelles (LaPresse) 

Il provvedimento di Biden sull'inflazione ha un brutto effetto sull'Ue

David Carretta

Il provvedimento dell’Amministrazione americana da 437 miliardi di dollari destinato a ridurre l’inflazione e investire nell’energia pulita ha risvegliato l’incubo europeo dell’America First di Donald Trump

Bruxelles. L’Inflation Reduction Act di Joe Biden spezzerà l’unità occidentale che negli ultimi otto mesi ha retto alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina? Il provvedimento dell’Amministrazione americana da 437 miliardi di dollari destinato a ridurre l’inflazione e investire nell’energia pulita ha risvegliato l’incubo europeo dell’America First di Donald Trump. Anche se la legge è destinata a ridurre le emissioni degli Stati Uniti del 40 per cento entro il 2030, la preferenza nazionale per le imprese americane e gli incentivi per le industrie che si trasferiscono costituiscono un altro duro colpo per alcuni settori dell’Unione europea, nel momento in cui devono fare i conti con l’esplosione dei prezzi dell’energia. Francia e Germania hanno suonato il campanello d’allarme, invitando Ursula von der Leyen a rispondere con forza. Questa settimana la Commissione ha annunciato la creazione di una “task force” con l’Amministrazione Biden per affrontare il problema. La richiesta dell’Ue è di ottenere esenzioni speciali, in quanto alleati di fronte alla guerra ucraina e alle altre sfide globali. Ma un conflitto davanti all’Organizzazione mondiale del commercio non è escluso.

    

Con l’aumento dei prezzi dell’energia dovuti alla guerra della Russia, l’Inflation Reduction Act “mette a rischio parte della base industriale in Europa”, ha detto la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, mercoledì. Gli aiuti concessi dall’Amministrazione Biden sono riservati ai beni e alle tecnologie prodotti negli Stati Uniti. Su veicoli elettrici, batterie, pale eoliche, pannelli solari, infrastrutture per l’idrogeno e tutta la componentistica associata si applica il principio dell’America first. Le imprese europee, in particolare nel settore automobilistico, verrebbero penalizzate, salvo decidere di spostare parte della loro produzione negli Stati Uniti. “Vediamo che imprese e aziende che vengono attratte dall’Europa negli Stati Uniti a causa dei forti sussidi pagati lì”, ha detto il 19 ottobre il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck: “Non possiamo avere una guerra commerciale in tempi come questi”. Lo stesso giorno, il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ha chiesto alla Commissione “una risposta adeguata”. Mercoledì è stata annunciata la creazione della “task force” sull’Inflation Reduction Act, guidata dal capo-gabinetto di von der Leyen, Björn Seibert, e il vice consigliere alla sicurezza nazionale, Mike Pyle.

   
L’obiettivo della “task foce” è quello di ottenere le stesse esenzioni che l’Amministrazione Biden ha concesso a Canada e Messico, ha spiegato il vicepresidente della Commissione responsabile del Commercio, Valdis Dombrovskis. La motivazione è geopolitica e politica. “Siamo stretti alleati. Siamo partner strategici. Abbiamo concordato di cooperare in un certo numero di settori che riguardano la transizione verde. Non capiamo la ragione per queste misure discriminatorie che si applicano contro l’Ue”, ha spiegato Dombrovskis. In alcune capitali c’è già malumore per il fatto che gli Stati Uniti realizzano profitti straordinari con il gas naturale liquefatto che vendono all’Europa. “I prezzi dell’energia americani (...) sono molto più bassi dei nostri”, aveva detto Emmanuel Macron dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana: “I loro produttori di idrocarburi vendono a tre o quattro volte il prezzo”. Per il presidente francese, “non possono esserci alleati a due velocità o libertà a due velocità”. Macron sta usando l’Inflation Reduction Act per promuovere la sua agenda protezionista nell’Ue in nome della sovranità europea. “Abbiamo bisogno di un Buy European Act come gli americani”, ha detto Macron mercoledì a France 2: “Dobbiamo riservare (gli aiuti) ai nostri produttori. Ci sono la Cina che protegge la sua industria, gli Stati Uniti che proteggono la loro industria e l’Europa che è una casa aperta”. Non è la soluzione preferita dalla Commissione. “La nostra prima opzione è lavorare con gli Stati Uniti e trovare una soluzione congiunta”, ha detto Dombrovskis. Ma in caso contrario la Commissione potrebbe portare gli Stati Uniti davanti all’Omc.

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