gli affari di Musk
Trump è felice per la nuova proprietà di Twitter, i dipendenti un po' meno
Da lunedì l'azienda verrà ritirata da Wall Street, allo stesso tempo l'ex presidente potrà ricominciare a tuittare
Insomma anche questa è fatta, Elon Musk ha finalmente portato a termine l’acquisto di Twitter dopo mesi di avanti e indietro. L’ha fatto a modo suo, recandosi alla sede di Twitter di Market Street a San Francisco con un lavabo, un lavabo di porcellana, per poi filmarsi e tuittarsi, diventando meme immediato di sé stesso, “let that sink in”, come dire adesso pensateci due volte prima di parlare, giocando sul modo di dire, e poi dopo la trovata facendo cacciare e allontanare dall’edificio amministratore delegato e responsabile finanziario, e altri tra le folle di dipendenti fantozzianamente deferenti, visto che uno dei caposaldi della sua sgangherata offerta di acquisto era licenziare 5.500 persone pari al 75 per cento del totale.
Il mega direttore naturale della Silicon Valley si butta insomma in questa nuova avventura e non si sa se metterà la statua della mamma nell’atrio dell’azienda, ma la notizia nel mondo sconquassato tra atomiche pulite e sporche serve un po’ come diversivo, anche dalle altre tragiche notizie che arrivano dalla Silicon Valley. Meta, o come si chiamava un tempo Facebook, ha perso in un giorno il 25 per cento in Borsa dopo aver bruciato il 60 in un anno, e tutti si chiedono se il metaverso sia una boiata pazzesca o invece non bisognerà credere ancora una volta a Mark Zuckerberg. Ma pure Amazon era andata giù perdendo oltre il 13 per cento, e anche Microsoft e Google non si sentono tanto bene. Certo adesso tutti si chiedono cosa succederà a Twitter, preoccupa soprattutto la fine della moderazione, da parte di un “assolutista del libero pensiero” come Musk si autodefinisce; e il pensiero corre alle elezioni americane di midterm del mese prossimo.
Quasi certo lo sblocco di Trump, il più celebre “cancellato” dal social sanfranciscano, l’ex presidente si è detto – sul social rivale scamuffo Truth – “felice che Twitter sia finalmente in buone mani”, e non più a “dei matti e maniaci radicali di sinistra che odiano l’America”; conta di essere riammesso al tuittaggio già lunedì. Di certo Musk potrà fare abbastanza come gli pare, visto che l’azienda verrà tolta dalla Borsa e dunque gestita con meno obblighi verso il mercato, ma ha tranquillizzato: “Twitter non diventerà un posto infernale dove si può dire qualunque cosa senza conseguenze”.
Si conclude così la vicenda defatigante che va avanti da mesi: il fondatore della Tesla aveva annunciato ufficialmente la scalata al social network fondato da Jack Dorsey a fine gennaio, momento in cui cominciò ad acquistare azioni, arrivando a twittare, due mesi dopo, di «pensare seriamente» di comprarsi l’azienda. A inizio aprile, Musk diventa il principale azionista della società; gli viene offerto un posto nel consiglio d’amministrazione, allora cambia idea; pochi giorni dopo, l’offerta d’acquisto per la folle cifra di 44 miliardi di dollari. Nel frattempo le solite denunce, ricorsi, casini, come ogni volta che l’immaginifico imprenditore si butta in qualche affare.
I suoi obiettivi comunque adesso sono quintuplicare utenti e fatturati e trasformare Twitter in una “app per tutto”, vedremo se ci riuscirà, dopo averci investito davvero tanti soldi (26 dei 44 miliardi son suoi, un decimo di tutto il suo patrimonio). L’azienda non va benissimo, perde soldi, però in fondo è l’angolo dove tutti i giornalisti del globo fanno battute e si lamentano dalla mattina alla sera, quindi anche in caso non riuscisse a farlo diventare redditizio, è sempre un buon asset: se l’arcirivale Jeff Bezos si è regalato il Washington Post lui si regala il più analogico dei social, l’angolo lamentoso dei giornalisti.
Per ora Twitter sparisce da Wall Street e lui tuitta tutto contento, prima cambiandosi l’intestazione in “chief twit”, poi annunciando che “l’uccellino è libero di volare libero ora”, ma subito beccandosi la rampogna dell’Unione europea; “in Europa l’uccellino continuerà a volare secondo le regole”, ha tuittato il commissario al mercato interno Ue Thierry Breton, rovinando un po’ la festa a Musk, che continua a sognare un mondo come un romanzo di Ayn Rand, in cui i talenti di grandi divinità, mezzi uomini e mezzi imprenditori, non incontrano ostacoli di sorta.
Chissà, adesso che si è preso pure Twitter, dopo l’auto elettrica e i viaggi spaziali, cosa mai si potrà inventare. I più preoccupati sono i dipendenti Twitter nella lussuosa sede di Market Street tra distributori di cereali e la mensa famosa per i manicaretti. Proprio due giorni fa sono maturate le loro opzioni (riservate ai dipendenti che tengono le azioni un certo periodo) e l’azienda dovrà pagar loro la bellezza di 100 milioni di dollari. Tra un lavabo e l’altro, Musk potrebbe risolvere il problema alla radice licenziandoli e magari sostituendoli con le maestranze della sua Tesla.
I conservatori inglesi