La lunga scia di cospirazioni di chi vuole martellare la democrazia americana
Basta guardare le foto di alcuni repubblicani per capire la dinamica dell’assalto a casa dei coniugi Pelosi. Il trumpismo e cancellare attraverso la violenza
A un dibattito presidenziale del 2016 Hillary Clinton è stata sostituita da un sosia. Il rapper Kanye West ha avuto una posizione segreta di alto livello nel Dipartimento degli Interni. Queste sono solo alcune delle fake news diffuse dal Santa Monica Observer, un sito di destra che si propone come giornale e che ha avuto una giornata di fuoco dopo che Elon Musk ha condiviso, domenica, un suo articolo. La storia riguarda quello che sarebbe il vero motivo dell’attacco avvenuto qualche giorno fa a casa dei coniugi Pelosi in California. La speaker della camera era a Washington, mentre il marito, Paul, è stato colpito con un martello ed è finito in ospedale con una frattura al cranio. Secondo questo piccolo sito di disinformazione, reso virale da Musk, l’attacco non avrebbe un movente politico, ma sarebbe di natura economico-sessuale. L’aggressore sarebbe un escort, richiesto dall’ottantaduenne Paul Pelosi, con cui avrebbe litigato mentre era ubriaco. Una teoria che non ha alcuna base. Musk, che ha acquistato la piattaforma social solo da pochi giorni, ha iniziato la sua campagna per il “free speech” confondendo la libertà di pensiero con la condivisione di teorie cospirazioniste, e sminuendo nei fatti quello che è diventato un pericoloso trend nello scenario politico americano: la violenza.
L’uomo che è entrato in casa della speaker, il quarantaduenne David DePape, prima di colpire il marito, ha urlato “Dov’è Nancy? Dov’è Nancy?”. Aveva con sé materiale per un rapimento, come fascette di serraggio e nastro adesivo telato e in passato aveva postato su alcuni blog idee legate alle teorie del gruppo di estrema destra QAnon. Nei prossimi giorni verranno formalizzate le denunce alla polizia di San Francisco.
Figura di rilievo del partito democratico, Nancy Pelosi, dopo la caduta di Hillary Clinton, è diventata forse la donna più odiata dalla destra populista. Ha ritenuto l’ex presidente responsabile dell’attacco al Congresso del 6 gennaio e ha spinto per far partire i due impeachment. “L’incitamento di Donald Trump all’insurrezione contro la nostra Democrazia ha messo in pericolo mortale Senatori, membri del Congresso, personale e gli eroici agenti delle forze dell’ordine. Si tratta del crimine costituzionale più atroce mai commesso da un presidente e merita chiaramente una condanna”, ha detto alla Camera nel 2021.
Due giorni prima dell’attacco al marito della speaker, il deputato repubblicano del Minnesota Tom Emmer aveva postato sui social un video in cui sparava con un fucile, con scritto nella didascalia “Let’s fire Pelosi”. Solo l’ennesimo capitolo di un odio che dura anni e l’ennesima immagine di un rappresentante del Gop che imbraccia un’arma da fuoco. Ci sono poi video in cui candidati sparano alla sua foto. Il leader dei deputati repubblicani, Kevin McCarthy, ha detto che sarà difficile non colpire Nancy Pelosi dopo che lei gli passerà il martelletto usato per le sedute della Camera. L’attacco alla casa della speaker è l’effetto di una lunga e violenta campagna di demonizzazione a opera di membri del partito, compresi senatori e deputati. Secondo i servizi segreti alcuni gruppi entrati a Capitol Hill il 6 gennaio cercavano proprio lei, per assassinarla. Nei negozi si trovano rotoli di carta igienica con il volto di Biden e di Nancy Pelosi, entrambi con i baffi à la Hitler, e secondo i calcoli del Washington Post, i repubblicani hanno speso da maggio più per gli spot elettorali contro la speaker (36,9 milioni di dollari) di quanti non ne abbiano spesi per la campagna contro l’immigrazione illegale (27,2 milioni).
L’eredità, ad oggi, dei quattro anni di The Donald alla Casa Bianca, è un senso di legittimità nel poter usare non solo un linguaggio bellicoso, ma nel poter agire sapendo di avere un appoggio nell’establishment di un partito che negli ultimi decenni ha polarizzato il paese. Non sono certo stati i sostenitori di Trump a inventare l’assassinio politico, o il tentativo di far fuori gli oppositori con la forza. Nella storia americana si contano almeno quattro presidenti uccisi – l’ultimo è JFK, nel 1963 – ma il clima di odio che si è creato negli ultimi anni è proprio della natura antidemocratica del trumpismo. Non è un caso che gli obiettivi siano sempre figure del partito democratico. Tre uomini nel 2008 vennero arrestati per aver organizzato un attentato contro Barack Obama alla convention democratica di Denver. La deputata di sinistra Alexandria Ocasio-Cortez è stata minacciata di morte sui social da uno dei rivoltosi del 6 gennaio. L’antisemita Jared Lee Loughner nel 2011 ha sparato in testa alla deputata ebrea dem Gabby Giffords, uccidendo nell’attacco sei persone. A metà ottobre alcuni uomini, critici delle politiche anti Covid della governatrice democratica del Michigan, Gretchen Whitmer, sono stati arrestati dall’Fbi perché avevano organizzato un piano per rapirla. Lo stesso giorno dell’attacco a Paul Pelosi, un ventiduenne è stato arrestato per aver minacciato di morte, chiamandolo più volte al telefono e dicendo di avere un fucile AR-15 pronto all’uso, il deputato dem della California, Eric Swalwell. Ma tra gli obiettivi di questi cospirazionisti alt-right ci sono anche personaggi considerati traditori, come l’ex vice-presidente Mike Pence, che i Proud Boys volevano impiccare quando hanno assaltato Washington.
Se nei video della campagna elettorale per le elezioni di metà mandato, che si terranno la prossima settimana, e nelle foto postate sui social, alcuni membri del Gop si mostrano con un fucile semiautomatico tra le braccia o una pistola in mano, alcuni supporter prendono questi messaggi come un invito ad agire contro i “nemici dell’America”. Se il paese ha un problema con le armi da fuoco, quel problema parte da qui.
Anche se Trump non è più a Pennsylvania Avenue, il suo lascito si vede oggi in questo atteggiamento di odio che potrebbe sopravvivere alla sua carriera politica. L’ex presidente è chiamato a testimoniare davanti alla commissione che indaga sull’assalto a Capitol Hill proprio per istigazione alla violenza. Incapace di perdere contro Joe Biden, Trump e molti suoi sostenitori hanno scelto la strada antidemocratica. Il caso Pelosi è solo l’ultima conseguenza.