Putin e il ministro Shoigu (LaPresse)

La mancanza di idee e informazioni fa crollare gli autocrati

Che rapporto c'è tra democrazia ed economia di mercato e autocrazia ed economia di piano. All'origine di tre quesiti

Giorgio Arfaras

Che cosa può avere spinto la Russia a commettere un errore dalle grandi conseguenze come la decisione di invadere l’Ucraina? I giudizi di sopra valutazione di se stessi e di sotto valutazione degli altri, che hanno portato a commettere l’errore come frutto dell’illusione del controllo

Milano. Una volta le autocrazie, fossero a partito unico o militari, seguivano la strada del terrore in misura più o meno marcata. Qualcuna di queste è poi passata a un regime di democrazia che possiamo definire apparente, perché si celebrano delle elezioni dall’esito scontato, e perché si tollerano delle libertà di espressione incomplete. La Russia è il caso più discusso. Il volto nuovo delle autocrazie può essere immaginato come una dittatura “dolce”, se messo in rapporto alle dittature “sanguinarie” di una volta. Il che solleva il primo quesito: “che cosa ha spinto le autocrazie a mutare forma”. Il che, a sua volta, solleva il secondo quesito: “che cosa fa cadere le autocrazie”. Il che, infine, solleva in terzo quesito: “proviamo a osservare un caso concreto, la Russia di Putin”.
  
Partiamo dal primo quesito. Tempo fa nell’Unione sovietica e nella Cina i contadini emigravano a milioni dalle campagne alle città. La sostituzione della fatica animale con i trattori e umana con le macchine era all’origine della gran crescita dell’economia. La popolazione urbanizzata era in gran parte analfabeta, ma le nuove mansioni erano semplici da apprendere. I valori dominanti degli urbanizzati erano quelli precedenti la rivoluzione industriale, ossia i costumi delle comunità contadine poco numerose, povere, e disperse nel paese.

 

Lo sviluppo economico per andare oltre questa prima ondata ha però bisogno di lavoro sofisticato, quindi di una maggiore istruzione. Il maggior tenore di vita di una popolazione istruita spinge poi al cambiamento dei costumi da quelli tipici della sopravvivenza a quelli dell’espressione individuale. Allo stesso tempo, infine, la crescita economica si articola in una grande interdipendenza fra le economie, e da qui la scoperta dei modi di vivere degli altri. Tutti questi fenomeni sono caratteristici dello sviluppo, quindi non solo delle autocrazie, infatti si sono manifestati anche nei paesi democratici. I paesi autocratici giunti in prossimità di un più elevato livello di sviluppo non possono però più continuare a governare come prima, ossia con la paura e l’ideologia. Sorge così la spinta per un consenso adeguato ai tempi, consenso che si materializza assomigliando alle democrazie. (Fonte: S. Guriev, D. Treisman, Spin Dictators, The Changing Face of Tyranny).

 
 
Passiamo al secondo quesito. Alcune autocrazie sostituiscono l’uso della forza e dell’ideologia provando a convincere i concittadini della loro competenza nel promuovere il benessere materiale. I quali concittadini seguono l’attività del leader non più con le adunate oceaniche, ma dai messaggi prodotti da un’élite informata che in parte è vicina al despota, e in parte no. Nel caso in cui la propaganda non funzionasse, il despota potrebbe censurare i media indipendenti, e reprimere i tentativi di rivolta. Le nuove autocrazie, le democrazie di facciata, prevalgono sulle dittature sanguinarie quando l’élite informata è abbastanza numerosa, ma non troppo, in modo da essere controllabile. Le nuove autocrazie possono però essere sostituite dalle democrazie – quelle non di facciata, quando l’élite è troppo numerosa per essere corrotta o censurata.

 
Già, ma in che modo, con quale meccanismo, la democrazia emerge da un governo autoritario? Esaminando la storia delle democratizzazioni dal 1800 ad oggi si osserva che solo un terzo delle democratizzazione sorge da una scelta deliberata. Una scelta volta a prevenire una rivoluzione, a motivare i cittadini a combattere le guerre, a superare l’élite rivali. Nei due terzi dei casi, la democratizzazione sorge perché le autocrazie hanno commesso degli errori che le hanno indebolite. Gli errori includono l’indire delle elezioni come l’avviare dei conflitti militari che poi si perdono, come l’avviare delle riforme che poi sfuggono di mano, e così via. La frequenza degli errori trova una spiegazione nei pregiudizi cognitivi, che accomunano sia gli umani “ordinari” sia i despoti. E fra i pregiudizi cognitivi spicca l’illusione del controllo. (Fonte: D. Treisman, Democracy by Mistake).
   
Passiamo a terzo quesito. Se l’esercito russo avesse occupato Kyïv in poche settimane grazie ad una “guerra lampo” simile a quella che aveva portato all’occupazione di Parigi del 1940, e se il gruppo dirigente ucraino fosse stato sostituito con uno prossimo ai vincitori, la guerra sarebbe finita e nessun paese occidentale avrebbe potuto reagire per tempo in maniera efficace. Invece così non è andata. C’è stata da parte russa una sopra valutazione della propria forza militare. Insieme a una sotto valutazione delle reazioni ucraine e occidentali che sono diventate tanto più efficaci quanto più la guerra non mostrava una conclusione. Infine, se la guerra si fosse conclusa in fretta a favore della Russia, non sarebbe emersa la vulnerabilità della sua economia troppo dipendente – ben la metà delle entrate fiscali, e ben due terzi delle entrate valutarie, dalle materie prime non rinnovabili.

 

Che cosa può avere spinto ad un errore come questo? I giudizi di sopra valutazione di se stessi e di sotto valutazione degli altri. Dei giudizi sbagliati che hanno portato a commettere l’errore come frutto dell’illusione del controllo.

 

Ciò riporta al nodo della circolazione delle informazioni e delle idee. Un’economia di mercato mette insieme milioni di informazioni, che, in quanto numerose e disperse, non possono essere raccolte centralmente in maniera efficace, e messe a disposizione del Piano. La democrazia perciò è più informata. Una democrazia assomiglia all’economia di mercato perché le informazioni sono raccolte su un piano di parità e dibattute da enti e fra enti che sono indipendenti. Un’autocrazia assomiglia a un’economia di piano. Le informazioni già poco numerose in partenza arrivano al despota per di più edulcorate in modo tale che siano a lui gradite, ossia che riflettano quel che lui pensa già. Il despota non è perciò informato come dovrebbe e quindi la sua probabilità di commettere errori a priori è molto elevata.

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