Braccino corto
Sull'aiuto a Kyiv, l'Ue è impigliata tra esitazioni della Commissione e divisioni tra gli stati
Sul ritardo nel finanziamento all'Ucraina sotto attacco russo, lasciando pagare agli Stati Uniti buona parte del conto, Bruxelles sta mostrando i suoi limiti geopolitici
Bruxelles. L’Unione europea ha promesso sostegno indefesso all’Ucraina, compresi aiuti finanziari per permettere al governo di Volodymyr Zelensky di pagare stipendi e pensioni. Ma, tra esitazioni della Commissione e divisioni tra gli stati membri, le promesse finanziarie non si sono completamente materializzate. Lasciando pagare agli Stati Uniti buona parte del conto, l’Ue mostra ancora una volta i suoi limiti geopolitici.
Con la guerra di Vladimir Putin e lo stallo dell’economia ucraina destinati a durare ancora a lungo, la questione degli aiuti finanziari è diventata vitale per Zelensky. Oltre alla necessità di pagare stipendi e pensioni evitando ulteriori sofferenze per i cittadini e il rischio di alimentare lo scontento tra la popolazione, il suo governo deve ricostruire ponti e infrastrutture distrutti dai bombardamenti russi. Secondo i dati del Kiel Institute for the World Economy (Ifw), il maggiore contribuente al bilancio ucraino finora sono stati gli Stati Uniti con 15,2 miliardi di euro. L’Ue è poco dietro con 12,3 miliardi promessi. Ma gran parte di quella somma è arrivata con grande ritardo nelle casse di Kyiv e una parte consistente potrebbe non materializzarsi mai.
A maggio la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva annunciato lo stanziamento imminente di 9 miliardi attraverso un programma di assistenza macro-economica. Niente è stato versato fino alla fine dell’estate, quando è stato staccato un primo assegno da 1,2 miliardi. Nel corso dell’autunno sono stati approvati altri 5 miliardi, da versare tra ottobre e dicembre. Ma mancano all’appello 3 miliardi, che potrebbero semplicemente scomparire o essere riciclati. I ministri delle Finanze dell’Ue ne discuteranno martedì prossimo all’Ecofin.
Nella stessa occasione dovranno decidere cosa fare per il 2023. Mercoledì la Commissione proporrà un meccanismo per garantire un finanziamento prevedibile e costante del bilancio ucraino. L’obiettivo è trasferire 1,5 miliardi al mese per un totale di 18 miliardi il prossimo anno. Tuttavia gli stati membri non sono d’accordo se debbano essere prestiti o trasferimenti diretti e quali strumenti usare per finanziare il meccanismo. I 3 miliardi mancanti per il 2022 potrebbero essere usati per il 2023, riducendo il contributo totale dell’Ue.
Per l’Ucraina il finanziamento corrente “non è un problema immediato”, assicura al Foglio una fonte dell’Ue: “Ha ancora soldi per quest’anno”. I segnali che arrivano da Kyiv sono diversi. A ottobre il consigliere economico di Zelensky, Oleg Ustenko, ha spiegato a Politico.eu che “il ministro delle Finanze è sotto pressione estrema” perché “quando manda assegni ai militari e ai fondi pensioni, deve avere questi soldi in mano”. Il buco di bilancio di Kyiv è stimato a 5 miliardi al mese. Nell’ambito del G7 Stati Uniti e Ue si erano messi d’accordo per spartirsi il conto: un terzo l’America, un terzo l’Europa e un terzo le istituzioni finanziarie internazionali. All’Ecofin saranno discusse diverse opzioni per il 2023: garanzie degli stati membri per permettere alla Commissione di emettere titoli sui mercati e fornire prestiti all’Ucraina; usare i “tetti” del bilancio comunitario come garanzia; creare uno strumento fuori dal quadro dell’Ue.
Ciascuna soluzione incontra problemi politici e legali. Inoltre, il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, insiste perché l’Ue fornisca metà sovvenzioni e metà prestiti perché altrimenti il debito dell’Ucraina diventerà insostenibile. La Commissione, per contro, è orientata solo a usare la formula dell’assistenza macro-economica, cioè prestiti a condizioni favorevoli. Diversi stati membri sono irritati da Ursula von der Leyen perché non ha ancora presentato una proposta formale. Al di là dei tecnicismi, politicamente il finanziamento immediato dell’Ucraina getta un’ombra sulla capacità dell’Ue di essere un attore geopolitico affidabile. Anche Washington ha criticato Bruxelles. Nel medio periodo è in gioco anche la capacità di assicurare la ricostruzione post guerra. “Se non riusciamo a trovare 18 miliardi durante la guerra, sarà impossibile trovare 500 miliardi per il dopoguerra”, dice un diplomatico.