voto di midterm
Il fattore Obama ha battuto il fattore Trump. Ecco perché
Il ritorno dell'ex presidente ha cambiato l'esito delle elezioni, soprattutto in Pennsylvania, e potrebbe far pensare a una prossima sfida democratica in vista nel 2024. Per ora è riuscito a frenare la "red wave" repubblicana
Cosa ha avuto Joe Biden in più rispetto a Donald Trump? Cosa ha permesso al presidente in carica di limitare i danni nel midterm contro il predecessore che vuol essere anche il suo successore? Tante cose, da analizzare per mesi: la mobilitazione sul tema dell’aborto, i dati positivi sull’occupazione, un quadro economico che tiene nonostante l’inflazione e la fortuna di avere contro un gran numero di candidati repubblicani particolarmente scarsi e troppo estremisti. Ma il colpo di reni finale è stato anche merito del “Fattore O”, risultato più forte del “Fattore T”. “T” come Trump, che ha scelto molti candidati sbagliati e non ha mostrato il tocco magico del passato. “O” come Barack Obama, che ha lasciato il segno in elezioni giocate sul filo dei voti e sulla capacità di portare le persone ai seggi.
L’ex capo di Biden nel finale della campagna elettorale è sceso in campo come un tornado. Ha girato gli stati in bilico e trascorso gli ultimi giorni a mobilitare gli elettori della Pennsylvania, in coppia con il presidente. Tv e social negli Stati Uniti sono tornati a riempirsi della retorica obamiana: “L’unico modo per salvare la nostra democrazia è battersi per lei”, ha tuonato dai palchi di decine di città, in maniche di camicia e polsini arrotolati. “Andate a votare e non permettete al nostro paese di tornare indietro di cinquant’anni su diritti come l’aborto”.
Il giudizio storico sulla presidenza di Obama sarà sempre caratterizzato da alti e bassi. Ma come carisma e talento da campagna elettorale Barack Obama è un fenomeno paragonabile soltanto a JFK, Ronald Reagan e Bill Clinton. Due settimane di ritorno in scena obamiano hanno lasciato il segno e forse hanno portato ai seggi in Pennsylvania quei 100 mila elettori democratici in più (su 5 milioni complessivi) che hanno fatto la differenza a Filadelfia e Pittsburgh, spostando lo stato nella casella democratica. Un risultato forse decisivo per il controllo del Senato.
Vedere sul palco insieme l’ex presidente sessantunenne in formissima e l’attuale inquilino della Casa Bianca che il 20 novembre compie 80 anni, può dar vita a confronti impietosi. Ma gli americani che hanno votato democratico hanno visto qualcosa di diverso. Hanno fatto un confronto non tra i due presidenti sul palco, ma tra Obama e Trump, che si è mosso spesso nei loro paraggi in Pennsylvania. Gli elettori hanno ripensato a come stavano tra il 2009 e il 2016 e devono aver tratto una conclusione: era un’America più accettabile di quella che quattro anni di trumpismo hanno lasciato in eredità a un Biden che, nonostante tutto, non la sta gestendo poi male. Il tasso di disoccupazione è al 3,7 per cento, ai minimi da 50 anni, e nel mese di ottobre sono stati aggiunti altri 261 mila posti di lavoro. Il pil è previsto in crescita del 2,6 per cento su base annua, nonostante la peggiore inflazione da 40 anni stia corrodendo il potere d’acquisto e la Fed sia costretta ad alzare i tassi.
Biden e Obama hanno poi potuto cavalcare l’onda lunga dell’indignazione democratica per la sentenza della Corte Suprema sull’aborto. E in un paese sempre più polarizzato, lo spettro di una nuova candidatura di Trump e altri quattro anni alla Casa Bianca del presidente più divisivo della storia, è diventato un potente fattore di mobilitazione. La retorica obamiana ha fatto il resto, dando la spinta finale.
L’analisi del Fattore O adesso apre interrogativi importanti. Da una parte c’è proprio il ruolo di Obama, che molti nel Partito democratico vorrebbero più attivo e più spesso, un po’ come faceva Bill Clinton. Ryan Cooper, opinionista della progressista Msnbc, si è spinto fino ad accusarlo di pensare troppo ai soldi di Netflix e troppo poco al partito che lo ha reso milionario.
Dall’altra parte c’è la conferma che la linea moderata Biden-Obama è vincente (o quantomeno non rovinosamente perdente). La resa dei conti attesa tra i democratici non ci sarà. I giovani radicali dell’area di Alexandria Ocasio-Cortez devono di nuovo frenare i loro istinti. Ma con Trump che si appresta ad annunciare la candidatura alla Casa Bianca e Biden ottantenne, resta da risolvere un grande problema: c’è un altro Obama in giro?