Foto di Matt Rourke, via LaPresse 

voto di midterm

Il fattore Obama ha battuto il fattore Trump. Ecco perché

Marco Bardazzi

Il ritorno dell'ex presidente ha cambiato l'esito delle elezioni, soprattutto in Pennsylvania, e potrebbe far pensare a una prossima sfida democratica in vista nel 2024. Per ora è riuscito a frenare la "red wave" repubblicana 

Cosa ha avuto Joe Biden in più rispetto a Donald Trump? Cosa ha permesso al presidente in carica di limitare i danni nel midterm contro il predecessore che vuol essere anche il suo successore? Tante cose, da analizzare per mesi: la mobilitazione sul tema dell’aborto, i dati positivi sull’occupazione, un quadro economico che tiene nonostante l’inflazione e la fortuna di avere contro un gran numero di candidati repubblicani particolarmente scarsi e troppo estremisti. Ma il colpo di reni finale è stato anche merito del “Fattore O”, risultato più forte del “Fattore T”. “T” come Trump, che ha scelto molti candidati sbagliati e non ha mostrato il tocco magico del passato. “O” come Barack Obama, che ha lasciato il segno in elezioni giocate sul filo dei voti e sulla capacità di portare le persone ai seggi. 

 

L’ex capo di Biden nel finale della campagna elettorale è sceso in campo come un tornado. Ha girato gli stati in bilico e trascorso gli ultimi giorni a mobilitare gli elettori della Pennsylvania, in coppia con il presidente. Tv e social negli Stati Uniti sono tornati a riempirsi della retorica obamiana: “L’unico modo per salvare la nostra democrazia è battersi per lei”, ha tuonato dai palchi di decine di città, in maniche di camicia e polsini arrotolati. “Andate a votare e non permettete al nostro paese di tornare indietro di cinquant’anni su diritti come l’aborto”. 

 

Il giudizio storico sulla presidenza di Obama sarà sempre caratterizzato da alti e bassi. Ma come carisma e talento da campagna elettorale Barack Obama è un fenomeno paragonabile soltanto a JFK, Ronald Reagan e Bill Clinton. Due settimane di ritorno in scena obamiano hanno lasciato il segno e forse hanno portato ai seggi in Pennsylvania quei 100 mila elettori democratici in più (su 5 milioni complessivi) che hanno fatto la differenza a Filadelfia e Pittsburgh, spostando lo stato nella casella democratica. Un risultato forse decisivo per il controllo del Senato.

 

Vedere sul palco insieme l’ex presidente sessantunenne in formissima e l’attuale inquilino della Casa Bianca che il 20 novembre compie 80 anni, può dar vita a confronti impietosi. Ma gli americani che hanno votato democratico hanno visto qualcosa di diverso. Hanno fatto un confronto non tra i due presidenti sul palco, ma tra Obama e Trump, che si è mosso spesso nei loro paraggi in Pennsylvania. Gli elettori hanno ripensato a come stavano tra il 2009 e il 2016 e devono aver tratto una conclusione: era un’America più accettabile di quella che quattro anni di trumpismo hanno lasciato in eredità a un Biden che, nonostante tutto, non la sta gestendo poi male. Il tasso di disoccupazione è al 3,7 per cento, ai minimi da 50 anni, e nel mese di ottobre sono stati aggiunti altri 261 mila posti di lavoro. Il pil è previsto in crescita del 2,6 per cento su base annua, nonostante la peggiore inflazione da 40 anni stia corrodendo il potere d’acquisto e la Fed sia costretta ad alzare i tassi. 

 

Biden e Obama hanno poi potuto cavalcare l’onda lunga dell’indignazione democratica per la sentenza della Corte Suprema sull’aborto. E in un paese sempre più polarizzato, lo spettro di una nuova candidatura di Trump e altri quattro anni alla Casa Bianca del presidente più divisivo della storia, è diventato un potente fattore di mobilitazione. La retorica obamiana ha fatto il resto, dando la spinta finale. 
L’analisi del Fattore O adesso apre interrogativi importanti. Da una parte c’è proprio il ruolo di Obama, che molti nel Partito democratico vorrebbero più attivo e più spesso, un po’ come faceva Bill Clinton. Ryan Cooper, opinionista della progressista Msnbc, si è spinto fino ad accusarlo di pensare troppo ai soldi di Netflix e troppo poco al partito che lo ha reso milionario. 

 

Dall’altra parte c’è la conferma che la linea moderata Biden-Obama è vincente (o quantomeno non rovinosamente perdente). La resa dei conti attesa tra i democratici non ci sarà. I giovani radicali dell’area di Alexandria Ocasio-Cortez devono di nuovo frenare i loro istinti. Ma con Trump che si appresta ad annunciare la candidatura alla Casa Bianca e Biden ottantenne, resta da risolvere un grande problema: c’è un altro Obama in giro?

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