l'intervista
Ciò che per la Russia è un disastro, per i putiniani funziona
Le debolezze di Putin e l'incertezza di una rivoluzione che lo sostituisca: intervista a Owen Matthew, per molti anni corrispondente per la rivista Newsweek da Mosca
"Overreach: in inglese, significa quando si cerca di fare qualcosa che va oltre le proprie possibilità”. Così Owen Matthews, un londinese che per molti anni è stato corrispondente per la rivista Newsweek dalla Russia, paese cui è legato per discendenza materna, ci ha spiegato il titolo del suo nuovo libro “Overreach: The Inside Story of Putin and Russia’s War Against Ukraine”. Matthews ha presentato il libro in anteprima sabato scorso presso il Centro Studi “La casa del Diospero” di Roccantica, assieme a Mark Franchetti, anche lui partito da Mosca all’inizio della guerra, dopo essere stato per 25 anni corrispondente del Sunday Times. “Putin aveva molte illusioni, che si sono rivelate sbagliate. Sulla forza militare ucraina; sull’accoglienza che i russi avrebbero potuto avere; sui sentimenti dei russofoni; sulla reazione occidentale. Ciò, perché si è basato su informazioni sbagliate. Non è senza precedenti. Il libro di Bob Woodward ‘Piano d’attacco’ spiega come anche in una democrazia come gli Stati Uniti la guerra in Iraq fu decisa su informazioni sbagliate. Ma Putin è ancora più vulnerabile a questo tipo di illusioni, perché è un potente autocrate che non dà ascolto a opinioni in contrasto con le sue”, dice Matthews.
L’ex corrispondente affronta poi il tema dei problemi con l’intelligence, distinguendoli in due tipi: “Dal punto di vista operativo, non era stata preventivata alcuna guerra di occupazione. Il piano era: imporre un regime change in tre giorni. Dal punto di vista strategico, l’idea che un regime fantoccio a Kyiv avrebbe potuto funzionare era folle. Rivela zero comprensione dell’Ucraina”. Matthews paragona Putin all’eroe di una tragedia greca, “perché è l’autore dei propri problemi. A ogni stadio del percorso di questa guerra Putin ha creato problemi che poi ha peggiorato. È facile immaginare un mondo in cui Putin non invade la Georgia o la Crimea, e la Russia sarebbe così molto più stabile e molto più prospera di quanto non sia ora. Ma in quel tipo di Russia, di gente come Putin e coloro che gli stanno intorno non ci sarebbe più bisogno. Quindi, in un certo senso, ciò che è un disastro per la Russia non è un disastro per gli uomini attorno a Putin. Non gli importa più delle relazioni economiche con l’occidente. Hanno creato una Russia che ha bisogno di loro. Una sorta di strana nuova Unione sovietica, dietro una nuova cortina di ferro, attorniata da nemici, dipendente dai servizi segreti per proteggersi. Ma così hanno rubato alla Russia la sua prosperità e il suo futuro”.
Il libro si apre con il sentimento dei russi, che iniziano ad avere paura con l’inizio della guerra, ma “in realtà c’è un piccolo tocco di terrore”. Putin, dice Matthews, non è Stalin. “Ma c’è tanta delusione, tante bugie e tanta propaganda, basata anche sul ricordo del terrore. Il numero di persone che ha effettivamente ricevuto lunghe condanne alla detenzione è piccolo, ma c’è la possibilità di ricevere fino a 15 anni, e anche se non è ancora accaduto a nessuno la gente ha paura. Basta il ricordo del terrore rosso per ammansire la popolazione”.
“Ciò di cui questo paese ha bisogno è una guerra breve e vittoriosa”, è una frase pronunciata dal primo ministro Vyacheslav von Plehve allo zar prima della guerra con il Giappone nel 1904 e contenuta nel libro.
Matthews dice che questo “è il motivo per cui molti europei e americani sono preoccupati. Se Macron ripete che non bisogna umiliare Putin, è perché sa che ogni grave sconfitta militare della Russia storicamente ha sempre portato a una rivoluzione. Sfortunatamente Putin è cattivo, ma rimuoverlo e creare una rivoluzione in Russia potrebbe essere molto peggio. In termini non solo di sicurezza europea ma anche ucraina. I maggiori oppositori di Putin sono non liberali pro occidente, ma gente che è più nazionalista di lui. Per questo l’occidente sta dando agli ucraini armi col contagocce”.
Infine, il giornalista londinese spiega nel suo libro anche come negli ultimi tempi ci sia stata una sorta di “duginizzazione” di Putin: “Fino al 2014 i nazionalisti ultra ortodossi si consideravano in opposizione a Putin, ma dopo la Crimea le loro idee sono passate dai margini del discorso politico al centro, e in particolare dall’inizio del 2020 hanno preso loro il posto degli spin doctors che prima gestivano la propaganda del Cremlino con linguaggio da pubblicitari”.