EDITORIALI
La cestista Brittney Griner nella colonia penale
Mosca spedisce la campionessa di basket statuniteste nella prigione dalle condizioni durissime. L’ultimo ricatto
Gli avvocati della campionessa di basket statunitense Brittney Griner, arrestata lo scorso febbraio all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca dopo che nel suo bagaglio erano state trovate delle cartucce per sigarette elettroniche contenenti olio di cannabis, hanno detto che la cestista sarebbe stata trasferita in una colonia penale. L’Amministrazione americana, dopo la condanna di quest’estate da parte del tribunale russo a nove anni di carcere, aveva denunciato l’“ingiusta detenzione” della Griner e aveva attivato i canali diplomatici per una trattativa di scambio di prigionieri con Mosca.
Oggi la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha condannato la decisione di trasferire Griner in una colonia penale e ha confermato ancora una volta le intenzioni del governo statunitense di riportare a casa l’atleta, con il segretario di stato americano Antony Blinken che ha definito il trasferimento in una colonia penale “un’altra ingiustizia che si aggiunge all’ingiusta detenzione in corso”. Il fatto di essere stata trasferita in un luogo noto per gli abusi nei confronti dei detenuti e per le condizioni durissime, descritto dal politico russo dell’opposizione Alexei Navalny come un “campo di concentramento”, conferma che è stata completata ogni procedura legale nei confronti della cestista e che la sentenza d’accusa è ufficialmente entrata in vigore. Lo scorso mese Griner aveva perso l’appello contro la condanna. “Non abbiamo alcuna informazione sulla sua esatta posizione attuale o sulla sua destinazione finale”, hanno affermato in una nota i suoi avvocati, Maria Blagovolina e Alexander Boykov.
I funzionari americani stanno “lavorando senza sosta per portare a casa” non solo Griner, ma anche Paul Whelan, un altro americano condannato a 16 anni di prigione in Russia per spionaggio. Ma Mosca non vuole rinunciare alla sua arma di ricatto e anzi la usa con una brutalità sempre più grande.