AP Photo/Rebecca Blackwell 

dopo le midterm

Dopo i risultati in Florida DeSantis ha la possibilità di battere Trump?

Luciana Grosso

La formula della stravittoria del governatore può diventare una minaccia istantanea per l'ex presidente americano

New York. “DeFuture”, così, il  New York Post titola la prima pagina del giorno successivo alle elezioni di metà mandato, a corredo di una foto di Ron DeSantis, il trionfatore della corsa da governatore in Florida. La benedizione a DeSantis da parte del tabloid murdocchiano probabilmente insolentisce non poco Donald Trump, l’ex presidente che non ha avuto una nottata rassicurante e che, secondo i tanti pettegolezzi che circolano incontrollati, è furioso e urla contro tutti.

 

A questo punto e con questi numeri, le voci che da mesi si inseguono circa la corsa di DeSantis alle primarie contro Donald Trump hanno preso a farsi più insistenti e verosimili: lui ha stravinto e in giro per l’America molti candidati scelti da Trump sono andati male. Per ora DeSantis non conferma e non smentisce nulla circa le sue ambizioni per il 2024 ma ha raccolto quasi 200 milioni di dollari in donazioni, ha vinto con 20 punti di distacco dal rivale e con uno scarto di 12 punti nella contea di Miami Dade, la più popolosa, democratica e, soprattutto, la più latina dello stato. DeSantis riesce a sommare il suo elettorato tradizionale bianco, benestante e conservatore i latinos e i redditi più bassi ed è questa la formula del suo successo di oggi e probabilmente di domani.

 

Nato da una famiglia modesta, DeSantis è riuscito a frequentare Yale e Harvard grazie alle borse di studio per il baseball (pare fosse un fuoriclasse). Poi, portate a casa due lauree in due delle università più famose (e più liberal) del mondo, una in Storia e una in Legge, DeSantis si è arruolato in Marina, ai tempi della guerra al terrore, ed è stato in Iraq e anche a prestare servizio a Guantanamo. La politica è arrivata dopo, a guerra finita e presidenza Obama iniziata. DeSantis detestava l’ex presidente democratico tanto che il suo primo atto politico, prima di candidarsi a qualunque cosa e quando era soltanto un simpatizzante dei Tea Party, è stato pubblicare un libro contro il presidente, “Dreams From Our Founding Fathers”, nel quale accusava Obama di smentire, nei fatti e con le sue politiche di sinistra, le disposizioni dei padri fondatori e della Costituzione. Da lì in poi, per DeSantis, è stata tutta discesa, verso destra. Prima l’elezione al Congresso, poi la fama come commentatore di Fox News, poi la fondazione di un Pac superconservatore, infine l’elezione a governatore nel 2018. All’epoca, DeSantis e Trump erano alleati e allineati, ma in seguito DeSantis ha preso a essere popolare, molto popolare, troppo popolare per Trump. Inoltre, da governatore, DeSantis, ha superato a destra l’ex presidente su questioni come la pandemia (non ha mai detto di essersi vaccinato e ha fatto saltare quasi subito l’obbligo di mascherina), la gestione dei migranti (sua la decisione di prendere centinaia di persone e spedirle nei cortili dell’élite di sinistra a Marta’s Vineyard), i diritti civili (è sua la legge Don’t Say Gay che censura le discussioni sull’omosessualità nelle scuole) e il boicottaggio delle aziende percepite come liberal come Disney, alla quale ha tolto, dopo 50 anni, ogni privilegio fiscale.

 

La forza di DeSantis sta nel trovare il consenso delle masse popolari (tradizionalmente democratiche) e usarlo per portare avanti le sue battaglie culturali. Così, se agli elettori della Florida importa poco di cosa decide DeSantis sulle imposte di Disney o sulla possibilità di parlare di omosessualità a scuola, piace però il fatto che abbia limitato all’osso le chiusure da Covid (limitando i danni all’economia), che abbia lavorato per rendere la scuola più accessibile (pure se più oscurantista),  che abbia promesso di limitare l’arrivo di nuovi immigrati. E poi, certo, piace la sua dimensione di giovane (ha 44 anni) family man, padre di tre figli e sposato con Casey, ex giornalista di una tv specializzata in golf. “Se io non fossi governatore sarei a lavorare da qualche parte. Ma lei, statene certi, sarebbe in prima serata su Fox News”, ha detto il governatore. Con il passare del tempo, il ruolo di Casey è diventato sempre più a fuoco. Partita come consigliere ombra, defilatasi del tutto  per curare un tumore al seno, è tornata sotto i riflettori gestendo le raccolte fondi (10 milioni di dollari in poche ore) per i danni dell’uragano Ian. E soprattutto mostrandosi sui luoghi colpiti dalla tempesta, parlando con le persone, mostrando empatia. Dicono che sia lei la mente politica e strategica della campagna del governatore.

 

La pensa così anche Trump che, visti i risultati strabilianti di DeSantis in Florida, ha subito detto: “Non gli conviene candidarsi. So cose su di lui che forse nemmeno sua moglie sa”. La gara è cominciata. 

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