la droga e la guerra
La storia del narcotrafficante arrestato dai jihadisti ed estradato a Roma
Bruno Carbone era ricercato in tutta Europa. E' stato catturato nell'ultimo posto in cui ci si potesse aspettare, nel nord della Siria, da Hayat Tahrir al Sham, un gruppo un tempo vicino ad al Qaida
Nel nord-ovest della Siria una milizia jihadista, fino a qualche anno fa affiliata ad al Qaida, ha catturato un pericoloso narcotrafficante italiano, Bruno Carbone, che è stato poi estradato a Roma. Charles Lister, ricercatore del Washington Institute, ha confermato la notizia grazie a fonti vicine alla milizia, Hayat Tahrir al Sham (Hts). Lister ha anche condiviso una foto segnaletica di Carbone, con indosso la divisa da detenuto a strisce blu. Sarebbe stato catturato a marzo a Kaftin, a nord di Idlib, mentre cercava di raggiungere il territorio controllato dal regime di Bashar el Assad. I servizi di sicurezza di Hts gli hanno fato attraversare il confine con la Turchia finché oggi Carbone è arrivato a Ciampino.
Si tratta della prima estradizione nota fra un gruppo jihadista e un paese occidentale, sebbene - forse - mediata attraverso gli Emirati Arabi Uniti, almeno secondo una nota diramata in serata dal ministero della Giustizia italiano. Carbone, di Giugliano in provincia di Napoli, era il capo di una rete internazionale del narcotraffico. Dal suo quartier generale in Olanda coordinava il traffico di stupefacenti fra Europa e Sudamerica. Aveva rapporti con diversi clan camorristi, dai Nuvoletta ai Ciccarelli di Parco Verde, fino ai clan del Rione Traiano. Nel 2003 fu condannato a 20 anni di reclusione grazie alle rivelazioni di Andrea Lollo, ex broker della droga. Da allora, si è dato alla fuga, ricercato in tutta Europa dalla Dda di Napoli e Reggio Calabria e dall’Europol. Fino a oggi.
Carbone era nell’ultimo posto in cui ci si potesse aspettare di trovarlo. Ma a ben vedere, ci sono almeno un paio di elementi che rendono meno improbabile di quanto sembri la presenza del trafficante di Giugliano nel sobborgo di una cittadina del nord-ovest della Siria. Il primo è che quell’area è uno degli snodi del traffico di sostanze oppioidi nel paese. Si parla di Tramadol e Captagon – la cosiddetta “droga del jihad” –, un composto di anfetamina e altre sostanze stimolanti usate spesso dai combattenti islamici. Ora, Hts non è una semplice milizia ispirata dall’estremismo religioso. Come risultato del rimescolamento generale causato da 10 anni di guerra in Siria, è diventata la forza armata che amministra una porzione di territorio strategicamente importante come quella di Idlib. Qui, la milizia gestisce un governo locale che fa capo al suo leader, Abu Mohammad al Jolani, il cui grande obiettivo è di riunire sotto il suo controllo la regione nord-occidentale del paese. In passato, Hts ha compiuto delle “operazioni antidroga” per limitare il traffico di Tramadol e Captagon, tanto redditizio da diventare una delle principali fonti di denaro dello stesso regime siriano di Bashar el Assad. Ma si è trattato di operazioni di facciata, perché spesso gli stessi combattenti di Hts sono coinvolti nei traffici di droga. E’ possibile quindi che Carbone non fosse finito a Idlib per caso, ma perché considerava la regione “interessante” per i suoi traffici oppure per la protezione che poteva trovarvi.
Da tempo Hts ha avviato un’operazione “di pulizia” della sua immagine che non trova eguali in altri gruppi jihadisti: l’obiettivo è normalizzare le sue relazioni con l’occidente, cercando piena legittimità. In quanto gruppo jihadista, è stata inclusa nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di stato degli Stati Uniti. Come tale, è soggetta a pesanti sanzioni economiche. Al Jolani però rivendica che la sua sia un’organizzazione politica come altre e vorrebbe uscire dall’isolamento internazionale. “Quella di organizzazione terroristica è una etichetta politica, senza credibilità – ha detto Jolani – In oltre 10 anni di rivoluzione, non abbiamo mai posto una minaccia per l’occidente o per la società europea: né per la sicurezza, né tanto meno per la loro economia”. Così, per quanto sfacciato possa sembrare, un gruppo jihadista con una visione estremista e autoritaria, chiede di normalizzare la sua posizione e di essere ammesso nel consesso internazionale. Per questo, negli anni ha preso le distanze sia dal Califfato sia da al Qaida. Per ora il delisting di Hts dalla lista dei gruppi terroristici non sembra essere la priorità per gli Usa, ma a Washington se ne sta discutendo. E in questo piano surreale, un narcotrafficante italiano come Carbone altro non potrebbe essere che una pedina di scambio. Per dire all’occidente: è vero, siamo jihadisti, ma possiamo tornarvi utili.