Le frontiere della guerra

Dopo il missile in Polonia, la Nato è compatta e ha un piano per i suoi confini

Micol Flammini

Tra Unione europea e Ucraina passa la linea elettrica che Mosca vuole colpire e l'Alleanza atlantica sa di dover difendere. La strategia del buio e del freddo per tutti

Il coordinamento e la solidarietà  hanno  prevalso su tutto il resto. Sulla paura, l’ansia, la rabbia dopo la notizia della   morte di due cittadini europei a causa di un missile caduto dentro ai confini dell’Ue, nel villaggio di Przewodów. La Polonia si è mossa assieme ai suoi alleati, ha serbato il silenzio, nessuna dichiarazione scomposta, solo la volontà ferma di accertare i fatti, di non apparire confusi, di dare tutti la stessa risposta. Dominano ancora il modo condizionale e il “probabilmente”, ma sia da Varsavia, sia da Washington, sia da Bruxelles, dopo la riunione dei paesi alleati della Nato, si sente la notizia che non si tratterebbe di un missile lanciato dalla Russia, ma  dalla contraerea di Kyiv per abbattere uno dei razzi di Mosca, nel giorno in cui, con un attacco punitivo, ne ha lanciati circa cento contro tutta l’Ucraina. Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha detto che “ci sono molte indicazioni che si trattasse di un razzo utilizzato dalla difesa antimissilistica” di Kyiv. Lo stesso annuncio l’ha fatto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, e ugualmente si è espresso il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, tra i primi a definire “poco probabile” che fosse stata Mosca a lanciare l’arma. Per gli alleati, cambia poco che il missile fosse o non fosse russo, non ci sono cedimenti, si risponde con la  logica: senza la guerra scatenata dal Cremlino, l’incidente non ci sarebbe stato. La responsabilità è dell’invasione scellerata che causa morti in Ucraina e,  per la prima volta, anche in Europa. “L’Ucraina si è difesa – ha detto Duda –  si è trattato di uno scontro molto grave causato da parte russa, così come l’intero conflitto”. Anche Stoltenberg ha voluto rimarcare che c’è una differenza sostanziale tra un incidente avvenuto per attaccare e uno avvenuto per difendersi: “Lasciatemi essere chiaro: non è colpa dell’Ucraina”. E non si vedono crepe, neppure nell’agitata politica polacca, alla quale il primo ministro, Mateusz Morawiecki, ha chiesto uno sforzo di maturità, annunciando che non convocherà neppure un incontro sulla base dell’Articolo 4 dell’Alleanza atlantica. 

 

L’Ucraina è la nota discordante di questa unione occidentale, le indagini vanno avanti e il governo di Kyiv, che era stato tra i primi a denunciare la responsabilità della Russia, ha chiesto di avere accesso ai resti del missile, di voler valutare da sola i resti, i risultati dei radar, e nonostante abbia ammesso di aver tentato di intercettare un razzo russo durante il lasso di tempo indicato e vicino a quel confine con la Polonia, il presidente Zelensky continua a dire di essere certo: quello a Przewodów non è un razzo ucraino.  La risposta di Duda è stata: aprire  le indagini, che stanno facendo polacchi e americani, anche a una squadra di esperti di Kyiv. 

 

L’Alleanza atlantica ha ora una lista di cose fare: accrescere la presenza della Nato nella parte orientale attraverso il dispiegamento di forze navali, aeree e truppe, il cui compito sarà anche monitorare meglio la situazione al confine. Il governo polacco ha infatti detto che era pronto all’evenienza di un incidente di questa portata, ma che c’è bisogno di rafforzarsi. Fonti della Difesa di Varsavia fanno sapere  che si sta discutendo della possibilità di dispiegare al confine un sistema di difesa antiaerea, la cui portata però si estenderebbe fino a Leopoli, dal lato polacco, e fino a Odessa, dal lato romeno. Per il momento la Nato ha escluso la possibilità di una no-fly zone in Ucraina: “Non siamo parte del conflitto”, ha ripetuto Stoltenberg. L’Alleanza atlantica è consapevole del fatto che il confine con la Polonia è particolarmente sensibile, non soltanto per le armi, che continuano a essere difficili da rintracciare da parte dei russi, ma soprattutto perché a circa quattro chilometri da Przewodów, il villaggio colpito martedì, passa l’unica linea elettrica attiva che collega la Polonia con l’Ucraina,  tramite la quale la rete dell’Unione europea può alimentare Kyiv. Lasciare al buio e al freddo le città ucraine è la strategia che il Cremlino sta perseguendo con particolare intensità da ottobre e Kyiv, un tempo indipendente a livello energetico, ora ha bisogno del sostegno dell’Ue. Anche la Moldavia, che invece era dipendente dall’Ucraina, sta affrontando dei problemi di penuria, che i rifornimenti che arrivano dai nuovi collegamenti predisposti con la Romania non riescono a risolvere. Estendere la strategia del buio e del freddo, potrebbe essere uno degli obiettivi della Russia che quindi, come ha suggerito la direttrice di Rt, Margarita Simonyan, facendo il paragone tra la Polonia e la regione di Belgorod, potrebbe puntare sempre più vicino ai confini. Questi avvertimenti portano gli alleati a rafforzarsi lungo le frontiere, a tenere d’occhio le linee salvavita che collegano l’Ucraina all’Europa e Mosca sa bene dove passano. 

 

La Russia dice di pretendere delle scuse per “l’isteria russofobica” che la caduta del missile ha scatenato. Ma il punto è proprio questo, da parte degli alleati la regola è stata ferrea: strategia e non isteria. Dall’inizio la Nato ha imposto la cautela prima di parlare di Articolo 5. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)