negli stati uniti
Perché la candidatura di Trump per il 2024 non fa più paura
Con una sequela di menzogne sul proprio operato, l'ex presidente degli Stati Uniti ha annunciato che correrà alle prossime elezioni. Ma ci sono quattro motivi per cui la sua elezione questa volta sarà più difficile
Martedì, nella sua villa di Palm Beach dove ad agosto l’Fbi ha fatto irruzione per recuperare documenti top secret sottratti alla Casa Bianca, Donald J. Trump ha annunciato la sua candidatura alla presidenza per il 2024. Non è stata una sorpresa, aveva detto che l’avrebbe fatto quando ancora i repubblicani speravano di ottenere un grande successo elettorale alle midterm di novembre, considerata la bassa approvazione di Joe Biden. Visti però i risultati, in cui i democratici sono riusciti a mantenere il controllo del Senato e a vincere importanti corse governatoriali contro i candidati più estremisti, Trump è stato, giustamente, subito bollato come il responsabile della disfatta repubblicana. Sul palco, l’ex presidente è apparso stanco, ripetitivo, e mancavano figure di spicco, del partito o della sua famiglia, come l’adorata figlia Ivanka.
Il discorso di Trump a Mar-a-Lago è stato una sequela di menzogne sul proprio operato – tariffe, Cina, muro con il Messico, prezzo della benzina – e sulle colpe delle amministrazioni precedenti. Ha parlato di Obama, come non faceva da tempo, menzionando il suo secondo nome musulmano, Hussein. L’anti obamismo, che non può prescindere dal razzismo e dalle teorie cospirazioniste, era stato di grande aiuto a Trump, che aveva iniziato la sua crociata politica con il movimento Birther, andando in giro a dire che Obama non era veramente americano. Ma non è l’unico elemento nostalgico. Trump è ritornato al suo vecchio slogan del 2016, “Make America Great Again!”, che era stato soppiantato nel 2020 da “Keep America Great”. Sembra che il tentativo sia di ritornare all’anno della vittoria, a un passato in cui il non-politico imprenditore personaggio televisivo, che aveva scardinato l’establishment del Gop e poi battuto Hillary Clinton con l’aiuto della Russia putiniana, sembrava il futuro della politica americana. Ora è solo il passato, e lo sanno sia i democratici sia i repubblicani, che stanno iniziando a prenderne le distanze e a cercare un candidato migliore, guardando verso la Florida del governatore Ron DeSantis, riconfermato l’8 novembre.
Oggi nessuno ha paura di Trump. Questo non vuol dire che non potrebbe vincere, la strada da qui al 2024 è piena di sorprese, ed è comunque riuscito a far eleggere, in posizioni federali e locali, almeno duecento suoi seguaci. Ma ci sono quattro motivi per cui sarà più difficile, questa volta, che diventi presidente.
Primo. La paura dell’estremismo dopo l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio, una delle principali cause della sconfitta repubblicana a queste elezioni, ha mostrato Trump come un vero pericolo. Aver minacciato la democrazia e il processo costituzionale, oltre ad aver delegittimato l’elezione di Joe Biden, spaventa gli elettori moderati. Secondo. Il partito repubblicano potrebbe abbandonare Trump, ora debole, e puntare su altri candidati, la lotta interna lo indebolirebbe ancora di più, oltre ad allontanare i donatori, e anche il suo fedele elettorato potrebbe trovare un nuovo messia. Mike Pence, il suo ex vice, ha già fatto capire che non lo appoggerà. Terzo. Trump non è più l’uomo nuovo, percepito come self-made-man che diceva quello che pensava, e che pensava con la pancia. Ormai è nell’arena da un po’ e il trucco del populista onesto anti Washington sarà difficile da usare questa volta. Quarto. Al momento Trump ha diversi guai con la giustizia, oltre ai documenti ufficiali sottratti mentre era presidente. La procuratrice di New York, Letitia James, sta indagando sulle eventuali frodi dell’azienda di famiglia, la Trump Organization, commesse negli anni. E poi, dopo che una commissione bipartisan della Camera ha decretato la sua responsabilità nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, il dipartimento di giustizia potrebbe procedere con accuse formali. C’è addirittura chi dice che la sua candidatura per il 2024 nasca solamente per proteggersi da questa serie di processi e che questa volta non sia tutto motivato dall’ego. The Donald sarebbe il primo ex presidente, non in carica, a ricandidarsi dai tempi di Theodore Roosevelt.
Tra gli effetti della candidatura di Trump c’è l’aumento delle possibilità che Joe Biden si ripresenti. In questo caso lo scontro vedrebbe un settantottenne contro un ottantaduenne; l’elemento anagrafico viene tirato fuori da molti analisti come centrale. Sicuramente vedremo molti membri del Gop che si slegheranno piano piano da Trump, anche quelli che fino a ieri l’hanno appoggiato, aizzato o che gli hanno permesso di arrivare al potere.